100 ottimi motivi per piantarla di scrivere – prima parte
Autore: Morgan PalmasMar, 27/10/2009 - 17:53
Sms, siti, blog, forum, chat, social network, immaginare un fiume di parole non è sufficiente, si dovrebbe ricorrere a termini quali anno luce o parsec affinché si possa fantasticando porre in un unico luogo lineare e bene ordinato la smisurata quantità di parole che le nuove tecnologie hanno concesso a tutti noi. Talvolta mi chiedo se si trascorre oramai più tempo a scrivere che a parlare.
Per quanto mi concerne ho trascorso alcuni periodi della mia vita profondamente immerso fra le parole scritte. Pochi colloqui orali, solo i necessari, c’erano giorni in cui parlavo non più di dieci quindici minuti, conseguenza anche di lavori al pc, lontano da tanti bla bla bla. Aggiungiamo a ciò il fatto di soffrire di una forma lieve di dislessia, nel senso che inverto non di rado sillabe o lettere di una parola quando parlo e altre cosine noiose che non vi racconto, perciò intuite che scrivere è sempre più divenuta una mia ossessione, a danno della lingua parlata. E scrivere in modo corretto pure, schiavo della massima di Diderot che non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene. Controllare, ricontrollare, perfezionista all’inverosimile, ciò che vedo scritto lo gestisco assai meglio del parlato. Sembra una banalità, ma chi soffre di dislessia - con i necessari distingui di gravità - comprende che la sostanza dei significati sia peculiare, un’intensità con sfumature dolorose. Forse, a livello inconscio, temo di sbrodolare le parole comunicandole a voce, e a pensarci con più calma riconosco che il mio essere estroverso e assai partecipe nelle occasioni in cui sono in compagnia credo che sia una reazione che tenti di esorcizzare le mie difficoltà. Ma questa è un’altra storia.
Io soffro di “scritturite”, sia per lavoro che per passione scrivo in maniera abbondante tutti i giorni, tsunami di parole. Negli ultimi tempi mi sono chiesto se non sia il caso di darmi una bella regolata, ho preso una piega che ha forse tratti patologici.
Oltre il lavoro, per il quale scrivo e correggo scrivendo, sono succube della scrittura, dalle mail per gestire le collaborazioni del blog Sul Romanzo agli appunti sul moleskine, dall’utilizzo dell’agenda all’elaborare poesie, racconti, romanzi et similia.
Domenica scorsa mi sono chiesto: quante occasioni sto perdendo, schiavo come sono della scrittura? Uscite con gli amici, chiacchierate con qualche persona, ecc. Da qualche tempo lavoro a casa al pc per molte ore ogni giorno. La mia voce, senza che spieghi i dettagli, si accende alle sei del mattino circa e poi le occasioni sono rarissime fino a sera dopo cena quando riprendo a parlare con la mia fidanzata. E, in realtà, neanche tanto neppure la sera, data la stanchezza di entrambi. Vi sto aprendo una finestra sulla mia vita personale per contestualizzare altrimenti non ci si comprende.
Sono sempre più attratto dai suoni delle parole per ribellione delle parole stesse che gridano una presenza che nego loro senza cautela. A complicare il quadro generale c’è una mia strisciante misantropia che mi ha allontanato dalla realtà fisica dei contatti umani. Trovo molta gente insopportabile, lontana dalla semplicità che a me piace. Non vorrei calcare troppo i toni, certo è che mi sento in disarmonia con la società da tempo, irreparabilmente.
Frequento molta gente on line e ciò mi permette di schiacciare la X quando voglio o ignorare quando ritengo giusto farlo. Perché devo perdere ore a confrontarmi con chi spesso vomita arroganza e prepotenza nei dialoghi? Non so voi, ma io, finché non ho cercato con più consapevolezza un delicato isolamento, ho riscontrato negli ultimi anni una diffusione a cascata di comportamenti maleducati, volgari, qualunquisti, presuntuosi.
Illo tempore pensavo che se avessi conosciuto cento persone magari una poteva davvero stupirmi e diventarmi amica, allora caffè, incontri al pub, conferenze, insomma riempivo il tempo libero di socialità. Ora mi sono stancato anche di quella, cercare che cosa? La persona compatibile rimanendo deluso nel 99% dei casi? No, basta.
In rete, ecco uno dei motivi che mi ha spinto più verso la scrittura che l’oralità, posso scegliere, conoscere per temi, condividere con distacco, valutare con calma, senza invischiarmi in comportamenti che detesto nei rapporti fisici.
Se conosco una persona on line con cui ragionare di filosofia politica non ho bisogno di odorare il suo alito fastidioso, la sua voce sgradevolmente squillante, i suoi discorsi logorroici, i suoi sfoghi lamentosi, ecc. Se accade on line schiaccio la X, ignoro, salto frasi. Semplice? Sì, ma mi semplifica la vita. Questo è certo.
Gli aspetti positivi li vedo eccome, condivido nella fisicità soltanto a una certa fase di conoscenza, se mi ispira la persona. Salto del tutto il passaggio precedente del darsi la mano (soffro di iperidrosi quindi meglio ancora per me) e poi «Piacere Morgan» e tutti gli step più o meno contemplati dalla buona educazione fra sconosciuti che si incontrano per la prima volta.
In breve, invece di conoscere cento persone e perdere il più delle volte un sacco di tempo perché non vedo alcuna affinità, prima di trovare un essere umano compatibile con me, accelero on line tali fasi. Mi piace molto la gente che stimola la mia testa, con argomenti che non conosco o domande originali, da lì parto, quindi metto subito ciò al primo posto. E conosco gli aspetti che più mi intrigano in una persona. Evito il faccio cose, vedo gente, mi dirigo verso quanto mi piace, capendo dall’altra parte con chi ho a che fare.
Queste sono le premesse e domani continuerò a spiegarvi perché nonostante ciò sia giunto alla conclusione di trovare cento motivi per piantarla di scrivere.
Vi sono altri fra voi con esperienze simili? Forse. Raccontate qui, per favore, condividendo impressioni.
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