Scrivere un romanzo in 100 giorni - Lezione 85
Autore: Morgan PalmasGio, 03/09/2009 - 15:10
Uno dei problemi da sciogliere quando si decide di scrivere un romanzo è la scelta dei tempi verbali, in particolare le questioni si complicano nel caso del passato: meglio un imperfetto o un passato prossimo? Un passato remoto? E i trapassati sono eludibili? Come relazionarli?.
Non è qui la sede per riflettere su nozioni che potete approfondire nella grammatica che già dovreste avere da tempo al vostro fianco, io voglio offrirvi qualche spunto.
Molto dipende dallo stile di ognuno, provate però a soffermarvi sulla costruzione di una storia d’un romanzo, vi accorgerete che il passato remoto e l’imperfetto sono i più utilizzati, il primo con un’idea di precisione oramai definita, lontana dal presente, il secondo con un’accezione di durata, quasi a voler evidenziare il tempo che intercorre durante l’evoluzione delle situazioni narrate. Il passato remoto è davanti ai vostri occhi, netto e chiaro, l’imperfetto è più vago a livello visivo, quasi fosse più lontano.
Se dovessi scegliere un’immagine per trasmettervi la mia visione, nella Primavera di Botticelli userei il passato remoto per descrivere i nove personaggi, da Mercurio al vento Boreo, mentre per parlarvi dei frutti e degli alberi opterei per l’altro tempo verbale. Comprendo tuttavia che possa essere una visione del tutto personale e soggettiva.
Il passato prossimo invece si lega al presente anche se raccontate un fatto passato: “Paolo ha iniziato a lavorare in quella agenzia due anni fa”. I trapassati, nelle due differenti funzioni, sono sempre legati a un fatto passato, infatti sono due tempi relativi, essi tuttavia sono utilizzati sempre meno, il trapassato remoto per esempio è spesso sostituito dal passato remoto.
I rapporti fra i tempi verbali al passato concernono la grammatica, in primo luogo, e lo stile. Quest’ultimo può assumere forme peculiari e originali. Il consiglio che mi sento di darvi con convinzione è di non lasciare al caso la scelta dei tempi verbali al passato, riflettete, indagate le vostre abitudini di scrittura, alternate prospettive di descrizione, non siate monotoni e pressappochisti.
Non c’è un tempo migliore dell’altro, hanno funzioni diverse, suonano differentemente, si abbinano qualche volta fra loro con magie incredibili e palesano la bellezza della scrittura di un autore.
Non è qui la sede per riflettere su nozioni che potete approfondire nella grammatica che già dovreste avere da tempo al vostro fianco, io voglio offrirvi qualche spunto.
Molto dipende dallo stile di ognuno, provate però a soffermarvi sulla costruzione di una storia d’un romanzo, vi accorgerete che il passato remoto e l’imperfetto sono i più utilizzati, il primo con un’idea di precisione oramai definita, lontana dal presente, il secondo con un’accezione di durata, quasi a voler evidenziare il tempo che intercorre durante l’evoluzione delle situazioni narrate. Il passato remoto è davanti ai vostri occhi, netto e chiaro, l’imperfetto è più vago a livello visivo, quasi fosse più lontano.
Se dovessi scegliere un’immagine per trasmettervi la mia visione, nella Primavera di Botticelli userei il passato remoto per descrivere i nove personaggi, da Mercurio al vento Boreo, mentre per parlarvi dei frutti e degli alberi opterei per l’altro tempo verbale. Comprendo tuttavia che possa essere una visione del tutto personale e soggettiva.
Il passato prossimo invece si lega al presente anche se raccontate un fatto passato: “Paolo ha iniziato a lavorare in quella agenzia due anni fa”. I trapassati, nelle due differenti funzioni, sono sempre legati a un fatto passato, infatti sono due tempi relativi, essi tuttavia sono utilizzati sempre meno, il trapassato remoto per esempio è spesso sostituito dal passato remoto.
I rapporti fra i tempi verbali al passato concernono la grammatica, in primo luogo, e lo stile. Quest’ultimo può assumere forme peculiari e originali. Il consiglio che mi sento di darvi con convinzione è di non lasciare al caso la scelta dei tempi verbali al passato, riflettete, indagate le vostre abitudini di scrittura, alternate prospettive di descrizione, non siate monotoni e pressappochisti.
Non c’è un tempo migliore dell’altro, hanno funzioni diverse, suonano differentemente, si abbinano qualche volta fra loro con magie incredibili e palesano la bellezza della scrittura di un autore.
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