Intervista ad Alessio Pracanica
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Molto presto, a dire il vero, ma è diventato un mestiere solo da poco tempo. Scrivere mi è sempre piaciuto, fin da piccolo. Poesie, raccontini brevissimi già a sette-otto anni. Naturalmente ho avuto anch’io la mia fase adolescenziale in cui scrivevo canzoni. Sembra sia una specie di passaggio obbligato, come l’acne. Poi, qualche anno fa, ho capito che avevo parecchie cose da dire nella forma che mi è più congeniale ed ho dato ordine e senso a ciò che prima era solo un hobby.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Esattamente al centro, località molto di moda per altro, di questi tempi. In realtà credo ci sia bisogno di entrambe le componenti. Nel mio caso cerco di aver sempre presente ciò che voglio effettivamente dire, “ il messaggio”, tanto per usare un termine desueto, che voglio trasmettere. Però è l’intinto che mi fa adottare questo o quel linguaggio, a seconda della situazione, del personaggio, della storia. Anche se, ad essere onesti, ho sempre ritenuto l’istinto solo una forma di pensiero più rapida, quasi una specie di cortocircuito mentale.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.
Moravia, beato lui, di mestiere faceva solo quello, quindi poteva permettersi una ritualità del gesto. Io, almeno per ora, sono meno fortunato e dovendo lavorare per guadagnarmi il pane, scrivo dove e quando posso. Quanto all’ispirazione, credo che esista e che consista nel vedere ciò che altri non vedono. L’assurdo di situazioni apparentemente normali, tanto per fare un esempio.
Di che cosa non può fare a meno mentre si accinge alla scrittura? Ha qualche curiosità o aneddoto da raccontarci a riguardo?
Una tastiera funzionante, un pacchetto di sigarette, un bicchiere di vino e poi le solite piccole cose: mani, occhi, cervello …
Wilde si inchinò di fronte alla tomba di Keats a Roma, Marinetti desiderava “sputare” sull’altare dell’arte, qual è il suo rapporto con i grandi scrittori del passato? È cambiata nel tempo tale relazione?
Non m’inchino per naturale dignità e non sputo per buona educazione. A parte questo sono un bibliofilo terminale. Basta sistemare una buca, un laccio, un libro e mi catturate sicuro. Leggere molto credo sia necessario, se poi si vuol scrivere decentemente. Una cosa che molti tendono a dimenticare, almeno a giudicare dai tanti, pessimi libri, che circolano, spesso afflitti da sintassi pericolante e grammatica da querela. Quanto ai grandi scrittori, Matisse diceva che il difficile non è dipingere un fiore, ma dimenticarsi di tutti quelli visti in precedenza. Leggere sì, ma ricercare uno stile personale. Adoro Saramago e Cervantes, tanto per dirne due. Entrambi molto diversi dal mio modo di scrivere.
L’avvento delle nuove tecnologie ha mutato i vecchi schemi di confronto fra centro e periferia, nonostante ciò esistono ancora luoghi italiani dove la letteratura e gli scrittori si concentrano? Un tempo c’erano Firenze o Venezia, Roma o Torino, qual è la sua idea in merito?
Per motivi di lavoro vivo a Lipari, quanto di più lontano dai grandi centri culturali italiani. E’ tutto da dimostrare che avrei scritto di più e meglio, frequentando il Caffè degli Specchi o i salotti culturali romani. Alcune delle mie cose migliori o che almeno io ritengo tali, le ho scritte sulla spiaggia di Alicudi, perché il mondo fornisce spunti e idee, ma per metterle in fila ci vuole silenzio.
Scrivere le ha migliorato o peggiorato il percorso di vita? In altre parole, crede che la letteratura le abbia fornito strumenti migliori per portare in atto i suoi desideri?
Fare lo scrittore è in assoluto il più grande dei miei desideri, quindi credo di aver risposto già così. Quando scrivo sono felice, what else?
La ringrazio e buona scrittura.
Grazie a voi e buona lettura a chi avesse voglia e tempo di leggerci.
Mi chiamo Alessio Pracanica e sono nato a Messina, nella cui provincia scrivo, vivo e lavoro (in quest’ordine di importanza).
Ho pubblicato "Racconti dell’età del rap" (Edizioni Creativa – 2008).
Alcuni miei racconti sono stati inclusi in due antologie curate da Giulio Perroni Editore e nel 2009 ho vinto la 3° edizione del premio “Un sogno dentro un sogno” (indetto dalla casa editrice Casa dei Sognatori), con il racconto "The Kingmaker". Sto lavorando al mio prossimo libro. Un romanzo dal titolo "The big".
I miei link, per chi volesse seguire il mio lavoro sono:
sito: www.alessiopracanica.it
pagina pubblica su Facebook:
http://www.facebook.com/pages/alessio-pracanica/68950113569?sid=0a47e111663fa0617df9085ea28ec231&ref;=search
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