Frammento dieci: le coincidenze e la qualità dei premi letterari
Autore: Morgan PalmasLun, 14/09/2009 - 10:58
Le coincidenze letterarie del suolo italico eccedono ogni migliore fantasia umana e i premi rappresentano la qualità e l’apprezzamento del pubblico. Le polemiche si sprecano, l’ultima delle quali il conflitto tutto mediatico fra Scarpa e Scurati. Per fortuna vi sono le giurie, imparziali e competenti. La classe non è acqua e se un libro conquista un celebre premio letterario inutile sindacare, le contese devono tacere.
Ho provato a considerare quattro premi letterari fra i più importanti in Italia - senza nulla togliere agli altri - e a contare dal 1999 incluso, gli ultimi dieci anni in sostanza, le case editrici trionfanti. I premi sono i seguenti: Strega, Campiello, Viareggio, Bancarella.
Il Gruppo Mondadori ha messo mano su 22 premi, il Gruppo Rizzoli 12, il Gruppo Mauri Spagnol 6, Feltrinelli 4, Nottetempo 1, Sellerio 1. Vi sono stati anche due ex aequo, per precisione, annoverati nella lista.
Se si escludono Nottetempo e Sellerio (scelta non arbitraria, giacché esse rappresentano piccole quote e simili a tante altre case editrici), il quadro appare chiaro, la qualità letteraria italiana dei premi coincide esattamente con le quote di mercato dei grandi gruppi editoriali. In ordine dal più quotato al più debole sul mercato italiano. Curioso? Niente affatto, semplicemente drammatico.
Una questione di poteri e tirature.
In qualche modo bizzarro (beata ingenuità) tali premi rispettano non tanto la qualità letteraria di un libro, quanto invece il numero di copie vendute (successo economico) e i poteri dei grandi gruppi (successo imprenditoriale). C’è da chiedersi con serietà a che cosa servano grandi diatribe sulla bravura d’uno scrittore o la bellezza d’un romanzo se poi il quadro è chiaro da tempo, senza ambiguità. Le piccole case editrici non contano nulla nell'assegnazione d'un premio importante.
Ho provato a considerare quattro premi letterari fra i più importanti in Italia - senza nulla togliere agli altri - e a contare dal 1999 incluso, gli ultimi dieci anni in sostanza, le case editrici trionfanti. I premi sono i seguenti: Strega, Campiello, Viareggio, Bancarella.
Il Gruppo Mondadori ha messo mano su 22 premi, il Gruppo Rizzoli 12, il Gruppo Mauri Spagnol 6, Feltrinelli 4, Nottetempo 1, Sellerio 1. Vi sono stati anche due ex aequo, per precisione, annoverati nella lista.
Se si escludono Nottetempo e Sellerio (scelta non arbitraria, giacché esse rappresentano piccole quote e simili a tante altre case editrici), il quadro appare chiaro, la qualità letteraria italiana dei premi coincide esattamente con le quote di mercato dei grandi gruppi editoriali. In ordine dal più quotato al più debole sul mercato italiano. Curioso? Niente affatto, semplicemente drammatico.
Una questione di poteri e tirature.
In qualche modo bizzarro (beata ingenuità) tali premi rispettano non tanto la qualità letteraria di un libro, quanto invece il numero di copie vendute (successo economico) e i poteri dei grandi gruppi (successo imprenditoriale). C’è da chiedersi con serietà a che cosa servano grandi diatribe sulla bravura d’uno scrittore o la bellezza d’un romanzo se poi il quadro è chiaro da tempo, senza ambiguità. Le piccole case editrici non contano nulla nell'assegnazione d'un premio importante.
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