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Frammento 11: alcuni premi letterari sono vere e proprie truffe a danno del lettore?

Riprendo in parte gli argomenti del Frammento Dieci. Grazie a una segnalazione, leggo un articolo e una lettera che mi erano sfuggiti, o almeno non li ricordo. Sì, mi erano sfuggiti, non potrei non ricordare parole simili. L’autore in questione è Andrea De Carlo e il tema riguarda i premi letterari, in particolare lo Strega.
Se considerassimo vere le tesi di De Carlo, si rafforza la mia opinione espressa nel Frammento Dieci. Da un punto di vista interno, sulla base di esperienze che io non ho vissuto, tuttavia le conseguenze sono le medesime.

Andrea De Carlo è un folle? I suoi argomenti celano precisi motivi che esulano da quanto si legge? E perché prendere posizione solo ora? Non desidero con le mie domande essere pretestuoso, vorrei semplicemente cercare di sgomberare l’area da dubbi e giungere a qualche tipo di conclusione meritoria, se sia possibile.
Non prendo le parole di De Carlo come oro colato, non lo conosco e soprattutto non posso comprenderne fino in fondo ragioni e scelte, eccetto per ciò che emerge dalle sue parole. Certo è che sono chiare le sue intenzioni e la sua decisione di non partecipare più ai premi letterari. E la mente subito vola alla Neri Pozza, casa editrice scafata e lucida in questa comunicazione.
Casi isolati? Mele “marce”? Uhm.

De Carlo parla delle vendite e riconosce - viva l’arte - che non tutti i premi funzionano soltanto per i fatturati, ma scrive: “Parlo dei premi che permettono di raddoppiare o anche decuplicare una tiratura iniziale, e che di conseguenza suscitano brame da parte degli editori, accattonaggio da parte degli autori, ricatti e baratti da parte dei giurati”. Perché il nodo è rappresentato dai giurati.
Io, nel mio piccolo, ne so qualcosa organizzando il concorso di poesia e narrativa del mio blog. Scegliere i giurati, fare le operazioni di valutazione con un grado altissimo di pulizia morale, evitando così alleanze e/o favoritismi, e mettere in pratica il rispetto verso chi ha deciso di parteciparvi sono tematiche che mi fanno riflettere non poco in queste ultime settimane. Comprendo che, al contrario del mio semplice concorso, quando si tratta di fatturati e investimenti e pubblicità, tutto si complica. Poteri e gruppi economici studiano nel dettaglio le soluzioni più opportune.
Dovremmo sostenere a cuor leggero che l’evidenza dei fatti espressi nel Frammento Dieci è frutto di banali e interessanti coincidenze? Sì, se fossimo ingenui.

Il danno maggiore lo riceve il lettore medio che si fida, pensa che un premio prestigioso come lo Strega sia indice di qualità letteraria, nessuno mette in dubbio che possa essere così in alcuni casi, ma viste le premesse può sempre coincidere la vittoria con la qualità?.
Amaro sostenere che le consorterie invadono nel nostro paese tutti i settori, includendo, com’è ovvio, anche la cultura.

A qualcuno di voi suoneranno scontate queste mie parole, sì, certo, il fatto tuttavia che siano scontate non risolve la questione. Qui non ci si meraviglia solo della tragica e scandalosa gestione di alcuni premi letterari importanti, si vorrebbe provare a riflettere se alcuni elitari gruppi di dotti debbano continuare all’infinito a turlupinare una massa più o meno indistinta di lettori che compra libri, il sottoscritto incluso. Stando così le cose e volendo essere drastici, si potrebbero trovare modi organizzati e strutturati per leggere taluni libri soltanto prendendoli in biblioteca o in prestito da qualcuno. Sarebbe contento l’autore? Sarebbero liete le case editrici coinvolte?.

Fatto personale e concreto. Il primo romanzo di Giordano non l’ho mai acquistato, l’ho letto con calma recandomi i fine settimana in una libreria. Mi segnavo sul cellulare l’ultima pagina che leggevo e il venerdì o il sabato dopo continuavo. L’ho scritto altre volte su Facebook, non ho motivi per parlare male di Giordano, giacché ne apprezzo la genuinità emersa da alcune sue interviste, certo è almeno incredibile che un signor nessuno pubblichi con Mondadori con il primo romanzo e vinca nello stesso anno il Premio Campiello opera prima e lo Strega. Quanto conta la qualità letteraria e quanto la consorteria?.
Possiamo noi lettori della massa difenderci dalle leggi dei potenti?.

Le dichiarazioni di Andrea De Carlo sono qui.

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