Scrivere un romanzo in 100 giorni - Lezione 41
Autore: Morgan PalmasLun, 06/07/2009 - 09:30

Una parola: demotivazione.
Tornerò ancora su questo punto e da adesso in poi ve ne parlerò una volta ogni dieci lezioni fino alla fine dei cento giorni. A taluni sembrerà un fatto stupido all’interno del processo della creazione d’un romanzo, invece lasciatemi sostenere che è il più importante.
Accade spesso che il freno sia motivazionale, non solo nella scrittura. Chiedetevi con serietà: perché non ho raggiunto le 50 cartelle? Siate sinceri.
Avevo pensato di non parlare più di tali argomenti (lo avevo anche scritto in un post), invece, leggendo le vostre mail che mi arrivano numerose, mi sono accorto di come vi sia la necessità di qualche consiglio a riguardo. Forse la crisi mondiale, forse i soldi che mancano o forse il clima di paura che si diffonde sempre più nelle case italiane, la gente è demotivata, figuriamoci nella scrittura.
Sia chiaro: chi sono io per dare consigli sulla motivazione? Domanda legittima credo, ieri ci ho pensato mentre tentavo di salvare un libro che si era inzuppato di acqua. Io non ho nessuna competenza di psicologia, non ho fatto studi universitari in tale senso, però ho letto decine e decine di biografie di scrittori (da Pasolini a Wilde, da D’Annunzio a Joyce, e molti altri), provo a raccontarvi brevemente ciò che ho imparato da loro e dalla mia, seppur semplice e anonima, esperienza.
La motivazione per continuare a scrivere non cade dal cielo. Ovvio. Alla base v’è uno sforzo consapevole, ancora: uno sforzo consapevole.
Le condizioni in cui vi trovate (lavoro, salute, famiglia, ecc) possono essere difficili; vi mancano magari le informazioni idonee per avere una strategia: vi serve un modello per emularlo; non mi stancherò mai di dirvi quanto la visualizzazione sia fondamentale, in grado di mutare le vostre abitudini se la considerate con serietà.
Oggi stesso prendetevi del tempo per starvene tranquilli, da soli. Immaginatevi mentre scrivete, non dovrebbe essere una diapositiva fulminea, bensì una scena lunga nella quale osservate voi stessi fare ciò che vi serve per il vostro romanzo.
Vi fu un periodo in cui ero del tutto bloccato con la scrittura: non riuscivo a mettere giù una parola, ogni scusa era buona per non prendere la penna in mano o non mettermi davanti al computer (impegni, lavoro, amici, pigrizia, telefono, bla bla bla). Credo che fosse proprio la demotivazione, la convinzione che «tanto non ce la farò mai a scrivere un romanzo». Cercavo, senza rendermene conto, tutta una serie di rimproveri che non facevano altro che ripercuotersi nella mia psiche bloccandomi, lasciando il foglio bianco, demotivandomi appunto. Immagino che accada anche a qualcuno di voi.
Poi, successe qualcosa di inaspettato. Provai diversi modi per stimolarmi a scrivere, ero ossessionato dal ricercare una soluzione concreta. Appena sveglio, la mattina, visualizzavo alcuni dei miei scrittori preferiti seduti vicino a me, mentre anch’io scrivevo. Avevo ricercato le loro foto, le avevo stampate nella mia mente, mi veniva semplice trovarmeli accanto come fossero amici. Ad ognuno avevo pure assegnato una poltrona con un certo colore, ecc. Così, giorno dopo giorno, appena suonava la sveglia, prima di aprire gli occhi, dedicavo cinque minuti alla visualizzazione: io al computer e i miei tre amici scrittori sulle poltrone. Beh, non ebbi una conversione di abitudini intensa, però qualcosa cominciò a cambiare in poco tempo, cinque righe, dieci righe, cavolo, stavo procedendo. E quanto più rispettavo i momenti nei quali decidevo di scrivere, tanto più mi accorgevo che quella sensazione di piacere durante e post scrittura mi forniva nuova adrenalina, mi faceva stare bene, mi sembrava in qualche modo di rispettare i tre scrittori che avevo sistemato nelle poltrone accanto a me. Avevo trovato un modo per disciplinarmi.
So che a qualcuno sembrerà un’idiozia, eppure con me funzionò. Avevo trovato un metodo concreto per farmi procedere con il romanzo che avevo in testa. Inoltre, durante la giornata, pensavo a loro più volte, pensavo a come avevano scritto quei romanzi fantastici che avevo letto, cercavo nella memoria le pagine biografiche che mi colpirono o riflettevo sulle loro difficoltà. Qualche esempio: Joyce a Roma senza soldi costretto a fare un lavoro che trovava insopportabile o D’Annunzio distratto di continuo da feste e sensualità.
Un’altra cosa sia altrettanto chiara: nessuno qui, tanto meno io, vuole dichiarare con presuntuosa fiducia di essere o assomigliare allo scrittore preferito e di possedere, ancora ovviamente celato, un destino celebre sulla scena letteraria, ma se un gioco mentale vi stimola a scrivere, vi fa sentire meno soli e oppressi dalle difficoltà della vita, vi aiuta a creare il vostro romanzo, qual è il problema?
Visualizzate ogni giorno qualcuno che è riuscito a fare ciò che desiderate, tentate di indagare le sue tecniche o strategie, emulatele, fate in modo di portare dentro di voi le medesime modalità di azione, il nodo è generare una nuova abitudine facendosi aiutare da chi quell’abitudine l’ha adottata con successo.
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