Intervista ad Alessandro Michetti
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Diciamo che della scrittura ne ho fatto una professione visto che da oltre 10 anni lavoro come copywriter (per intenderci, è quello che “scrive” le pubblicità). Ma è certamente una scrittura diversa da quella che si ha in un blog, in un romanzo o facendo la lista della spesa. Io sono quindi partito da una molto asciutta e sintetica che è quella dell’advertising, per poi passare a quella più elaborata di un blog approdando finalmente al romanzo, che ha un altro modo ancora di concepire la pagina scritta.
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Una buona scrittura dovrebbe essere fatta di entrambe le cose. Il mio intento è quello di mantenere un approccio sempre piuttosto istintivo, o meglio, naturale, semplice. Ma per ottenere questo è necessario un lavoro molto razionale per far sì che spontaneo non diventi mai sciatto.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.
Sono d’accordissimo. La scrittura è metodo, disciplina e perseveranza. È esattamente quello che farebbe un atleta. Gli obiettivi si raggiungono con allenamento costante e metodico. Personalmente io mi alzo al mattino, anche presto, e mi preparo come dovessi andare in ufficio, solo che invece mi siedo e non mi alzo fino a che non ho finito quello che mi ero prefissato di scrivere e nel fare questo posso andare avanti ad oltranza. Questo ovviamente non significa che mi incateni alla sedia. Se un giorno uno si sente di stravaccarsi in poltrona guardando la televisione o di andarsene in spiaggia, deve concederselo.
Di che cosa non può fare a meno mentre si accinge alla scrittura? Ha qualche curiosità o aneddoto da raccontarci a riguardo?
Devo sempre avere della musica in sottofondo. Il silenzio mi deconcentra. E, soprattutto, tazze e tazze di caffé.
Wilde si inchinò di fronte alla tomba di Keats a Roma, Marinetti desiderava “sputare” sull’altare dell’arte, qual è il suo rapporto con i grandi scrittori del passato? È cambiata nel tempo tale relazione?
La grandezza degli autori non deriva da uno stato di grazia ottenuto gratuitamente. È qualcosa che si conquista negli anni, nei secoli con il consenso universale. Non si può quindi prescindere da una loro conoscenza. Poi puoi inchinarti o sputarci sopra ma in ogni caso ti avranno formato e influenzato. Poi, per quanto mi riguarda, cerco di alternare la lettura di autori contemporanei con i grandi del passato. Del resto si sa, i ragù più saporiti vengono dal mix di ingredienti molto vari.
L’avvento delle nuove tecnologie ha mutato i vecchi schemi di confronto fra centro e periferia, nonostante ciò esistono ancora luoghi italiani dove la letteratura e gli scrittori si concentrano? Un tempo c’erano Firenze o Venezia, Roma o Torino, qual è la sua idea in merito?
I cenacoli intellettuali non mi attraggono particolarmente. Mi da un’idea di masturbazione collettiva e chi li frequenta spesso ha la spocchia di chi si vuol porre al di sopra del “volgo”. Si scrive del mondo e nel mondo si deve vivere. Il confronto è certamente necessario tra autori che abbiano intenti letterari e culturali affini, ma grazie ad internet oggi lo si può fare con più agilità, aprendosi ancora di più alle contaminazioni.
Scrivere le ha migliorato o peggiorato il percorso di vita? In altre parole, crede che la letteratura le abbia fornito strumenti migliori per portare in atto i suoi desideri?
Scrivere era quello che volevo fare. Il fatto di essere stato poi pubblicato è stato un bell’obiettivo ed una conferma delle mie capacità. Direi quindi che, sì, la mia vita è migliorata grazie alla letteratura.
La ringrazio e buona scrittura.
trps1.blogspot.com
o su facebook: Alessandro Michetti, dove troverete gli aggiornamenti delle presentazioni del mio libro edito da Rizzoli: “INSY LOAN: Alla fine di questo libro la mia vita si autodistruggerà”.
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