Scrivere un romanzo in 100 giorni - Lezione 31
Autore: Morgan PalmasMer, 24/06/2009 - 08:24
Siamo quasi ad un terzo delle lezioni e dall’ottava dovreste avere iniziato a scrivere. Facciamo il punto della situazione. Vi farà bene.
Se considerate che dalla lezione 8 riguardo l’incipit avete tenuto una media, come indicato, di una cartella e mezza a lezione, essendo oggi la trentunesima, dovreste avere non meno di 36 cartelle fatte.
So che tra voi vi sono persone che per diversi motivi stanno seguendo le lezioni senza scrivere il romanzo, stanno cercando un confronto per accumulare riflessioni e tecniche per il futuro.
Ma io mi rivolgo soprattutto a chi sta tentando la sfida (dalle mail che mi sono pervenute siete circa la metà). Siate onesti con voi stessi, avete almeno 36 cartelle sotto il naso? Se sì, bene, se no, perché? Quali sono stati i problemi? Concentrazione, ansia del foglio bianco, pigrizia, timore del fallimento, scuse, che cosa? Non scoraggiatevi, tenete duro, trovate nuova concentrazione. Potete ancora riprendervi. Certo, dovete recuperare. Dipende da voi. Oggi stesso mettetevi al computer, chiudete la porta finita la giornata lavorativa e stasera datevi da fare. Continuare a rimandare vi fregherà, non cascate in un precipizio che già conoscete.
Se vi può consolare vi racconto la mia situazione, anch’io partecipo alla sfida, se ricordate.
Sotto il mio naso ho 38 cartelle fatte, sono contento per il numero, non molto per la qualità. L’incipit, anche se l’ho portato in parola, mi fa schifo, lo dovrò rifare. Le descrizioni che avevo in testa così così, alcune mi piacciono molto, altre c’è solo l’idea sommaria, nulla più. Sono contento della trama, ho sbattuto il naso sulla griglia per ore, ne sono soddisfatto. I dialoghi mi sembrano azzeccati, inerenti e coinvolgenti. Devo caratterizzare meglio un personaggio, gli altri non sono male. Ho applicato la lezione del “paesaggio inesplorato” un paio di volte in modo intelligente. Un monologo del personaggio principale è stato fatto bene, quella sera avevo le dita che volavano sul pc. Non posso dire lo stesso sullo stile che ho cercato di trovare in una parte in cui volevo creare una situazione triste. Mica possono uscire tutte con il buco le ciambelle. Insomma potrei continuare a raccontarvi la stesura del mio romanzo, ma è un altro il messaggio sul quale mi voglio concentrare.
Non abbattetevi se vi sembra di essere in un punto morto. Capita. Là fuori non c’è nessuno che batte sul pc la prima volta con velocità e ne esce come d’incanto un capolavoro. Basti leggere qualche diario di celebri scrittori per capirlo. Io penso a Tolstoj ad esempio, provate a consultare i suoi diari (“I diari”, Garzanti), solo per i coraggiosi la lettura integrale di quasi 800 pagine (incluse le note). Ricordo che a suo tempo certi passaggi mi facevano letteralmente mancare il fiato, mi emozionavano le sue parole. Le sue giornate che andavano male, i suoi propositi, la sua ricerca della volontà e della disciplina.
Senza fatica non si va da nessuna parte. Senza impegno non si finisce un romanzo. Senza un vostro atto preciso di volontà, anche se vi saranno momenti non facili da affrontare, le mie lezioni non serviranno a nulla.
“Le cose che vado scrivendo qui potrebbero essere roba di poco conto; e io quindi non essere in grado di dare alla luce niente di grande, di importante. Ma dietro queste osservazioni di poco conto si celano grandi, vaste prospettive”.
[“Pensieri diversi” di Ludwig Wittgenstein]
Se considerate che dalla lezione 8 riguardo l’incipit avete tenuto una media, come indicato, di una cartella e mezza a lezione, essendo oggi la trentunesima, dovreste avere non meno di 36 cartelle fatte.
So che tra voi vi sono persone che per diversi motivi stanno seguendo le lezioni senza scrivere il romanzo, stanno cercando un confronto per accumulare riflessioni e tecniche per il futuro.
Ma io mi rivolgo soprattutto a chi sta tentando la sfida (dalle mail che mi sono pervenute siete circa la metà). Siate onesti con voi stessi, avete almeno 36 cartelle sotto il naso? Se sì, bene, se no, perché? Quali sono stati i problemi? Concentrazione, ansia del foglio bianco, pigrizia, timore del fallimento, scuse, che cosa? Non scoraggiatevi, tenete duro, trovate nuova concentrazione. Potete ancora riprendervi. Certo, dovete recuperare. Dipende da voi. Oggi stesso mettetevi al computer, chiudete la porta finita la giornata lavorativa e stasera datevi da fare. Continuare a rimandare vi fregherà, non cascate in un precipizio che già conoscete.
Se vi può consolare vi racconto la mia situazione, anch’io partecipo alla sfida, se ricordate.
Sotto il mio naso ho 38 cartelle fatte, sono contento per il numero, non molto per la qualità. L’incipit, anche se l’ho portato in parola, mi fa schifo, lo dovrò rifare. Le descrizioni che avevo in testa così così, alcune mi piacciono molto, altre c’è solo l’idea sommaria, nulla più. Sono contento della trama, ho sbattuto il naso sulla griglia per ore, ne sono soddisfatto. I dialoghi mi sembrano azzeccati, inerenti e coinvolgenti. Devo caratterizzare meglio un personaggio, gli altri non sono male. Ho applicato la lezione del “paesaggio inesplorato” un paio di volte in modo intelligente. Un monologo del personaggio principale è stato fatto bene, quella sera avevo le dita che volavano sul pc. Non posso dire lo stesso sullo stile che ho cercato di trovare in una parte in cui volevo creare una situazione triste. Mica possono uscire tutte con il buco le ciambelle. Insomma potrei continuare a raccontarvi la stesura del mio romanzo, ma è un altro il messaggio sul quale mi voglio concentrare.
Non abbattetevi se vi sembra di essere in un punto morto. Capita. Là fuori non c’è nessuno che batte sul pc la prima volta con velocità e ne esce come d’incanto un capolavoro. Basti leggere qualche diario di celebri scrittori per capirlo. Io penso a Tolstoj ad esempio, provate a consultare i suoi diari (“I diari”, Garzanti), solo per i coraggiosi la lettura integrale di quasi 800 pagine (incluse le note). Ricordo che a suo tempo certi passaggi mi facevano letteralmente mancare il fiato, mi emozionavano le sue parole. Le sue giornate che andavano male, i suoi propositi, la sua ricerca della volontà e della disciplina.
Senza fatica non si va da nessuna parte. Senza impegno non si finisce un romanzo. Senza un vostro atto preciso di volontà, anche se vi saranno momenti non facili da affrontare, le mie lezioni non serviranno a nulla.
“Le cose che vado scrivendo qui potrebbero essere roba di poco conto; e io quindi non essere in grado di dare alla luce niente di grande, di importante. Ma dietro queste osservazioni di poco conto si celano grandi, vaste prospettive”.
[“Pensieri diversi” di Ludwig Wittgenstein]
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