Scrivere un romanzo in 100 giorni - Lezione 30
Autore: Morgan PalmasMar, 23/06/2009 - 11:25
Una breve riflessione sull’originalità, indispensabile se volete colpire chi vi legge e soprattutto chi giudicherà il vostro romanzo, nel caso vi sia il desiderio di tentare una pubblicazione.
Perdonate se oggi sembrerò un pochino metafisico o balzano nelle mie parole, mi auguro però di riuscire a trasmettervi il mio pensiero. Non posso esserne convinto interamente, ma ho il sospetto che sia così come andrò a dirvi.
Possedere un’originalità nella scrittura concerne la vostra mente, in particolare, un approccio mentale. Un esempio concreto.
Di fronte a una scelta difficile che vi coinvolge, qual è il vostro atteggiamento? Vi affidate al vostro istinto? Ne parlate con qualche persona cara prima di fare qualsiasi cosa? Fate una scelta davvero vostra o per diversi motivi accontentate sempre gli altri?.
È un nodo nevralgico: vivere fra timori di deludere gli altri e costrizioni sedimentate nel tempo non aiuta l’originalità. E ciò si riversa con forza nella scrittura.
Qualcuno potrebbe obiettare che proprio perché costretto in certe limitazioni mentali si sfoga scrivendo. Si sfoga appunto, non c’entra nulla con l’originalità che rimane, senza indugio, una diretta conseguenza della libertà di pensiero.
Libertà di pensiero significa prendersi la responsabilità di ciò che pensiamo e facciamo, senza farci influenzare con troppa forza dagli altri. Si tratta di vivere per come siamo, non fra mille compromessi che riguardano la reputazione, il consenso, il quieto vivere.
Non si sta qui affermando la ribellione, bensì il coraggio di accettare fino in fondo le nostre idee, le nostre visioni, i nostri desideri. Per raggiungere una vera conoscenza di noi stessi, il mezzo che ci permette di sviluppare la nostra unica originalità fra gli altri.
Se volete scrivere con originalità, dovreste fare di continuo un percorso interiore che vi porti a mettere in discussione tutto ciò che avete imparato nella vita; comprendere se ciò che avete ereditato è una vostra scelta o un’eredità appunto. Accettare passivamente non produce originalità.
Alcuni anni fa un amico mi fa leggere un suo romanzo che aveva scritto - diceva - con grande passione. Lo trovai di una noia incredibile, piatto. Tentai di dirglielo dosando le parole, non volevo ferirlo, ma desideravo anche essere sincero. Si arrabbiò. Si lamentava perché nessuna casa editrice lo aveva ricontattato dopo avere inviato il manoscritto. Quale tipo di vita faceva?
Lavorava otto ore in un ufficio INPS; si disinteressava del figlio (se ne occupava la moglie); si limitava a fare il minimo; guardava la televisione la sera; leggeva ogni giorno prima di andare a letto, ma soltanto per dieci minuti; ubbidiva in tutto e per tutto alla madre; nessun guizzo, né giovanile né durante la maturità; nessuna sbavatura, ogni cosa regolare: dal primo anno dell’asilo all’università, dal matrimonio alla vasca in centro con il passeggino.
Poteva scrivere in maniera originale secondo voi?
Perdonate se oggi sembrerò un pochino metafisico o balzano nelle mie parole, mi auguro però di riuscire a trasmettervi il mio pensiero. Non posso esserne convinto interamente, ma ho il sospetto che sia così come andrò a dirvi.
Possedere un’originalità nella scrittura concerne la vostra mente, in particolare, un approccio mentale. Un esempio concreto.
Di fronte a una scelta difficile che vi coinvolge, qual è il vostro atteggiamento? Vi affidate al vostro istinto? Ne parlate con qualche persona cara prima di fare qualsiasi cosa? Fate una scelta davvero vostra o per diversi motivi accontentate sempre gli altri?.
È un nodo nevralgico: vivere fra timori di deludere gli altri e costrizioni sedimentate nel tempo non aiuta l’originalità. E ciò si riversa con forza nella scrittura.
Qualcuno potrebbe obiettare che proprio perché costretto in certe limitazioni mentali si sfoga scrivendo. Si sfoga appunto, non c’entra nulla con l’originalità che rimane, senza indugio, una diretta conseguenza della libertà di pensiero.
Libertà di pensiero significa prendersi la responsabilità di ciò che pensiamo e facciamo, senza farci influenzare con troppa forza dagli altri. Si tratta di vivere per come siamo, non fra mille compromessi che riguardano la reputazione, il consenso, il quieto vivere.
Non si sta qui affermando la ribellione, bensì il coraggio di accettare fino in fondo le nostre idee, le nostre visioni, i nostri desideri. Per raggiungere una vera conoscenza di noi stessi, il mezzo che ci permette di sviluppare la nostra unica originalità fra gli altri.
Se volete scrivere con originalità, dovreste fare di continuo un percorso interiore che vi porti a mettere in discussione tutto ciò che avete imparato nella vita; comprendere se ciò che avete ereditato è una vostra scelta o un’eredità appunto. Accettare passivamente non produce originalità.
Alcuni anni fa un amico mi fa leggere un suo romanzo che aveva scritto - diceva - con grande passione. Lo trovai di una noia incredibile, piatto. Tentai di dirglielo dosando le parole, non volevo ferirlo, ma desideravo anche essere sincero. Si arrabbiò. Si lamentava perché nessuna casa editrice lo aveva ricontattato dopo avere inviato il manoscritto. Quale tipo di vita faceva?
Lavorava otto ore in un ufficio INPS; si disinteressava del figlio (se ne occupava la moglie); si limitava a fare il minimo; guardava la televisione la sera; leggeva ogni giorno prima di andare a letto, ma soltanto per dieci minuti; ubbidiva in tutto e per tutto alla madre; nessun guizzo, né giovanile né durante la maturità; nessuna sbavatura, ogni cosa regolare: dal primo anno dell’asilo all’università, dal matrimonio alla vasca in centro con il passeggino.
Poteva scrivere in maniera originale secondo voi?
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