Scrivere un romanzo in 100 giorni - Lezione 24
Autore: Morgan PalmasMar, 16/06/2009 - 07:31
Lezione lunga oggi, il sesso è uno degli argomenti su cui non si scherza, sesso? Sì, il mondo dell’eros. Esempio subito.
“Un uomo! Questo bramava. Un uomo con qualcosa fra le gambe che le facesse il solletico, che la facesse torcere nell’orgasmo, la portasse ad afferrarsi la fregna cespugliosa con tutte e due le mani, a strofinarsela con gioia, con orgoglio, con vanto, con un senso di rapporto, un senso di vita. Quello era l’unico posto in cui facesse esperienza di vita: laggiù dove si aggrappava con ambedue le mani”.
[“Tropico del Cancro” di Henry Miller]
Immagino qualche femminista vecchio grido leggere la parola “fregna” o qualche uomo gradasso sorridere compiaciuto. Pausa, fermi. Se volete imparare a riflettere sulla materia letteraria per migliorare le vostre qualità di scrittura, dovreste, almeno in una prima fase, abbandonare morali e moralismi, altrimenti si rischia di non capirsi.
L’approccio all’eros di Miller è crudo e diretto, non vi sono dubbi. Osservate un altro esempio.
“Le labbra di Giorgio divenivano più ardenti e, com’ella soleva dire, voraci. Egli s’interruppe; le tolse il mantello; l’aiutò a togliersi i guanti; le prese le mani nude per premersele alle tempie, smanioso d’essere accarezzato. Ella, tenendolo così alle tempie, lo trasse a sé, lo avviluppò in una lunga carezza, gli percorse tutta la faccia con la bocca che strisciava languida e calda in un bacio molteplice”.
[“Trionfo della morte” di Gabriele D’Annunzio]
L’arte di trattare le scene erotiche o che rimandino a immagini sensuali non è argomento semplice. Per diverse ragioni. Fa parte della vita in modo ineluttabile: dalla masturbazione al rapporto sessuale, da un bacio a una carezza alla testa, dalla verginità fino al matrimonio alla ragazza debosciata, l’attenzione che gli umani dedicano all’eros è per uno scrittore un quid che con difficoltà si può evitare del tutto. Se non si evita, bisogna parlarne e per farlo dovete rifletterci con calma. Dovete comprendere quali dei vostri personaggi vivranno una scena che compenetri l’eros e per quali motivi.
Non c’è un modo giusto o sbagliato per illustrare l’eros, tuttavia, a scanso di equivoci, è bene ricordare che il vostro lettore ideale dovrà trovare un filo conduttore fra le storie narrate e le situazioni erotiche descritte.
Se si scende a un livello ancora più profondo, mi aiuto con un esempio per chiarire ulteriormente.
Uno dei vostri personaggi è un uomo depresso di mezza età, divorziato, abbandonato dalla moglie. Non ha rapporti con una donna da anni, non esce di casa se non per il lavoro e per le commissioni burocratiche necessarie. Non ha vita sociale. Un giorno, durante una cena aziendale cui non poteva mancare, un suo collega gli presenta una donna che egli ritiene splendida, sia dal punto di vista estetico che mentale. Non è ammissibile pensare che finiscano a letto dopo un’ora a casa di lui. È depresso, non ha vita sociale, non dimenticatelo. L’eros può nascere, ci mancherebbe, ma bisogna contestualizzarlo a seconda del personaggio che lo vive. Ciò che intendo farvi notare è quanto le scene che riguardano l’eros possono rovinare una narrazione se gestite male dall’autore.
Taluni hanno sostenuto che con Melissa P ed epigoni vari si sia raggiunto il limite, sdoganando presso il grande pubblico alcune tematiche legate all’eros. Niente di più falso, a mio modesto parere, ammesso che vi sia un limite alla presenza dell’eros nella letteratura. I discorsi sarebbero lunghi e articolati, difficile dominare una materia così complessa e di sicuro questa non è la sede appropriata.
Il consiglio di oggi è precisissimo. Non presentate situazioni erotiche ex abrupto direbbero i latini, improvvisamente, ma al pari di come descrivete con calma storie al medesimo modo dovrebbe emergere l’eros. Iniziate da una pennellata lieve narrativa per giungere poi a un affresco compiuto. Se invece descrivete in modo netto e veloce, arrivando subito al succo, vi deve essere un motivo ben definito, e voi dovete esserne consapevoli.
Esiste un’altra via: fare pensare, fare illudere, fare immaginare il lettore. Sempre lì si torna. Fare in modo che il lettore già creda di sapere che cosa accadrà. Le scene erotiche non narratele, lasciatele intuire, giungete fino al momento che tutti si aspettano e poi cambio di scena, sia esso un bacio o qualsiasi altra dimensione sensuale, rendendo la bocca di chi legge famelica di conclusione e lasciandogliela poi tale senza rivelare, senza spiegare, senza portarlo sotto le lenzuola del personaggio, per capirci.
Lezione per casa. Sto sorridendo. Immaginate che un uomo timido e con poche esperienze sessuali incontri una donna che invece ha avuto modo di conoscere il proprio corpo in maniera intensa e conscia dal punto di vista erotico. Provate a visualizzare il loro primo incontro “caldo”, che cosa pensa lui? E lei? Egli avrà il coraggio di rivelare la propria inesperienza? Lei avrà l’accortezza di non fargli pesare una situazione che le appare, nelle due visioni, indipendentemente dalle parole di lui, a un “livello” di consapevolezza assai differente?
“Un uomo! Questo bramava. Un uomo con qualcosa fra le gambe che le facesse il solletico, che la facesse torcere nell’orgasmo, la portasse ad afferrarsi la fregna cespugliosa con tutte e due le mani, a strofinarsela con gioia, con orgoglio, con vanto, con un senso di rapporto, un senso di vita. Quello era l’unico posto in cui facesse esperienza di vita: laggiù dove si aggrappava con ambedue le mani”.
[“Tropico del Cancro” di Henry Miller]
Immagino qualche femminista vecchio grido leggere la parola “fregna” o qualche uomo gradasso sorridere compiaciuto. Pausa, fermi. Se volete imparare a riflettere sulla materia letteraria per migliorare le vostre qualità di scrittura, dovreste, almeno in una prima fase, abbandonare morali e moralismi, altrimenti si rischia di non capirsi.
L’approccio all’eros di Miller è crudo e diretto, non vi sono dubbi. Osservate un altro esempio.
“Le labbra di Giorgio divenivano più ardenti e, com’ella soleva dire, voraci. Egli s’interruppe; le tolse il mantello; l’aiutò a togliersi i guanti; le prese le mani nude per premersele alle tempie, smanioso d’essere accarezzato. Ella, tenendolo così alle tempie, lo trasse a sé, lo avviluppò in una lunga carezza, gli percorse tutta la faccia con la bocca che strisciava languida e calda in un bacio molteplice”.
[“Trionfo della morte” di Gabriele D’Annunzio]
L’arte di trattare le scene erotiche o che rimandino a immagini sensuali non è argomento semplice. Per diverse ragioni. Fa parte della vita in modo ineluttabile: dalla masturbazione al rapporto sessuale, da un bacio a una carezza alla testa, dalla verginità fino al matrimonio alla ragazza debosciata, l’attenzione che gli umani dedicano all’eros è per uno scrittore un quid che con difficoltà si può evitare del tutto. Se non si evita, bisogna parlarne e per farlo dovete rifletterci con calma. Dovete comprendere quali dei vostri personaggi vivranno una scena che compenetri l’eros e per quali motivi.
Non c’è un modo giusto o sbagliato per illustrare l’eros, tuttavia, a scanso di equivoci, è bene ricordare che il vostro lettore ideale dovrà trovare un filo conduttore fra le storie narrate e le situazioni erotiche descritte.
Se si scende a un livello ancora più profondo, mi aiuto con un esempio per chiarire ulteriormente.
Uno dei vostri personaggi è un uomo depresso di mezza età, divorziato, abbandonato dalla moglie. Non ha rapporti con una donna da anni, non esce di casa se non per il lavoro e per le commissioni burocratiche necessarie. Non ha vita sociale. Un giorno, durante una cena aziendale cui non poteva mancare, un suo collega gli presenta una donna che egli ritiene splendida, sia dal punto di vista estetico che mentale. Non è ammissibile pensare che finiscano a letto dopo un’ora a casa di lui. È depresso, non ha vita sociale, non dimenticatelo. L’eros può nascere, ci mancherebbe, ma bisogna contestualizzarlo a seconda del personaggio che lo vive. Ciò che intendo farvi notare è quanto le scene che riguardano l’eros possono rovinare una narrazione se gestite male dall’autore.
Taluni hanno sostenuto che con Melissa P ed epigoni vari si sia raggiunto il limite, sdoganando presso il grande pubblico alcune tematiche legate all’eros. Niente di più falso, a mio modesto parere, ammesso che vi sia un limite alla presenza dell’eros nella letteratura. I discorsi sarebbero lunghi e articolati, difficile dominare una materia così complessa e di sicuro questa non è la sede appropriata.
Il consiglio di oggi è precisissimo. Non presentate situazioni erotiche ex abrupto direbbero i latini, improvvisamente, ma al pari di come descrivete con calma storie al medesimo modo dovrebbe emergere l’eros. Iniziate da una pennellata lieve narrativa per giungere poi a un affresco compiuto. Se invece descrivete in modo netto e veloce, arrivando subito al succo, vi deve essere un motivo ben definito, e voi dovete esserne consapevoli.
Esiste un’altra via: fare pensare, fare illudere, fare immaginare il lettore. Sempre lì si torna. Fare in modo che il lettore già creda di sapere che cosa accadrà. Le scene erotiche non narratele, lasciatele intuire, giungete fino al momento che tutti si aspettano e poi cambio di scena, sia esso un bacio o qualsiasi altra dimensione sensuale, rendendo la bocca di chi legge famelica di conclusione e lasciandogliela poi tale senza rivelare, senza spiegare, senza portarlo sotto le lenzuola del personaggio, per capirci.
Lezione per casa. Sto sorridendo. Immaginate che un uomo timido e con poche esperienze sessuali incontri una donna che invece ha avuto modo di conoscere il proprio corpo in maniera intensa e conscia dal punto di vista erotico. Provate a visualizzare il loro primo incontro “caldo”, che cosa pensa lui? E lei? Egli avrà il coraggio di rivelare la propria inesperienza? Lei avrà l’accortezza di non fargli pesare una situazione che le appare, nelle due visioni, indipendentemente dalle parole di lui, a un “livello” di consapevolezza assai differente?
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