Scrivere un romanzo in 100 giorni - Lezione 19
Autore: Morgan PalmasMer, 10/06/2009 - 10:48

Esiste un nesso peculiare fra scelte stilistiche dell’autore e sviluppo delle unità narrative, se ci si pone l’obiettivo di fissare l’attenzione sui flussi vicendevolmente scambiati fra i due, che concerne, da un lato, una gestione attenta del ritmo – già avevo anticipato l’argomento qualche lezione fa -, e, dall’altro lato, un tentativo, seppure grossolano, di prevedere le reazioni del lettore. Uno scrittore che vigila su entrambi si dota di un’arma letteraria che potrebbe determinare la qualità d’insieme d’un romanzo.
Come si impara ad armonizzarle? Cercherò in questi prossimi giorni di presentarvi alcuni spunti di riflessione che mi auguro possano tornarvi utili durante la scrittura.
Intravista nel chiarore livido delle cinque e mezzo del mattino, Donnafugata era deserta ed appariva disperata. Dinnanzi a ogni abitazione i rifiuti delle mense miserabili si accumulavano lungo i muri lebbrosi; i cani tremebondi li rimestavano con avidità sempre delusa. Qualche porta era già aperta e il lezzo dei dormienti pigiati dilagava nella strada; al barlume dei lucignoli le madri scrutavano le palpebre tracomatose dei bambini; esse erano quasi tutto in lutto e parecchie erano state le mogli di quei fantocci sui quali s’incespica agli svolti delle “trazzere”.
[“Il gattopardo” di Tomasi di Lampedusa]
Quali sensazioni vi ha donato questa parte del capolavoro del celebre scrittore siciliano? Inquietudine? Tristezza? Sconforto?
Pensate che siano soltanto i significati a comunicarvi ciò? Sbagliato: il ritmo e gli effetti dosati dominano la scena. Mi spiego.
Osservate l’uso della paratassi e dell’ipotassi (ricordate ieri?), quale scelta è stata fatta? Appunto, la subordinazione complica la descrizione, rende il periodare ragionato, talvolta lento, invece nel caso de “Il gattopardo” si voleva donare una situazione quasi di ossessione, o comunque colma di inquietudine. E notate poi l’uso mirato dei punti e virgola, la velocità del ritmo con frasi brevi, senza troppe pause, e concentratevi ora sull’utilizzo degli aggettivi, pregni di intensità: livido o miserabili, tremebondi o tracomatose.
Come si impara ad armonizzarle? Cercherò in questi prossimi giorni di presentarvi alcuni spunti di riflessione che mi auguro possano tornarvi utili durante la scrittura.
Intravista nel chiarore livido delle cinque e mezzo del mattino, Donnafugata era deserta ed appariva disperata. Dinnanzi a ogni abitazione i rifiuti delle mense miserabili si accumulavano lungo i muri lebbrosi; i cani tremebondi li rimestavano con avidità sempre delusa. Qualche porta era già aperta e il lezzo dei dormienti pigiati dilagava nella strada; al barlume dei lucignoli le madri scrutavano le palpebre tracomatose dei bambini; esse erano quasi tutto in lutto e parecchie erano state le mogli di quei fantocci sui quali s’incespica agli svolti delle “trazzere”.
[“Il gattopardo” di Tomasi di Lampedusa]
Quali sensazioni vi ha donato questa parte del capolavoro del celebre scrittore siciliano? Inquietudine? Tristezza? Sconforto?
Pensate che siano soltanto i significati a comunicarvi ciò? Sbagliato: il ritmo e gli effetti dosati dominano la scena. Mi spiego.
Osservate l’uso della paratassi e dell’ipotassi (ricordate ieri?), quale scelta è stata fatta? Appunto, la subordinazione complica la descrizione, rende il periodare ragionato, talvolta lento, invece nel caso de “Il gattopardo” si voleva donare una situazione quasi di ossessione, o comunque colma di inquietudine. E notate poi l’uso mirato dei punti e virgola, la velocità del ritmo con frasi brevi, senza troppe pause, e concentratevi ora sull’utilizzo degli aggettivi, pregni di intensità: livido o miserabili, tremebondi o tracomatose.
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Capite che se si desidera consegnare emozioni, più che pensieri, le scelte stilistiche sono di fondamentale importanza?
Domani vi presenterò invece i modi di trattare una scena del tutto diversa.
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