Intervista a Cinzia Pierangelini
Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinata alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.
Ricordo esattamente di aver provato grande piacere a scrivere il tema della licenza media, a tredici anni. Ma poi, con lo stesso piacere, ho scritto solo diari e lettere (molte) o poesie adolescenziali. Per una ventina d’anni ho abbandonato del tutto la scrittura a favore della musica che richiede un impegno notevolissimo (sono violinista), ma non ho mai smesso di leggere e questo è fondamentale. Ho ripreso la penna in mano a quaranta anni per farmi finalmente un regalo e scrivere qualcosa che non fosse autobiografico. Un aneddoto? A Venticinque anni circa dissi: ‘Se pubblicassi un romanzo potrei anche morire il giorno dopo’. Ovviamente non sono più della stessa opinione!
Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?
Di certo assai vicino a un istinto, la fase razionale interviene quasi esclusivamente in fase di rilettura ed editing. Però sono fortunata perché il mio scrivere d’istinto ha una sua logica interna, segue coerentemente una storia e i personaggi. Insomma nulla che assomigli a un informe magma d’idee, il libro si scrive in buona parte da solo.
Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.
Credo che Moravia avesse ragione, come tutte le arti la scrittura necessita di ‘manualità’, esercizio, costanza. Io però sono una donna di oggi, vorrei dire normale ma correggo con ‘super’, una di quelle che lavorano dentro e fuori casa, e sono mamme (e anche figlie e mogli) e vanno in crisi e sognano di svegliarsi una mattina ed essere come la dea Kalì. Insomma non posso permettermi questi lussi. In ogni caso dubito che riuscirei a scrivere qualcosa di più lungo di un racconto per esercizio, senza una forte motivazione interiore. Un romanzo è un impegno serio, fagocita energie, ore, pensieri. Poi io scrivo d’istinto, di getto e la fase di rilettura comporta molto lavoro d’analisi. Quando scrivo metto la casa e la famiglia in ginocchio, tutto va in malora per giorni. Sarebbe fantastico avere tre ore quotidiane da dedicare solo a questo, ma fino alla pensione credo rimarrà un sogno.
Di che cosa non può fare a meno mentre si accinge alla scrittura? Ha qualche curiosità o aneddoto da raccontarci a riguardo?
Non posso fare a meno del silenzio, delle sigarette, del caffè e di un cane in casa, dico davvero. Il cane è il mio angelo custode. Inoltre nonostante, o forse proprio per questo, sia una violinista mi è impossibile ascoltare musica mentre scrivo. Sarebbe come seguire due diversi discorsi.
Wilde si inchinò di fronte alla tomba di Keats a Roma, Marinetti desiderava “sputare” sull’altare dell’arte, qual è il suo rapporto con i grandi scrittori del passato? È cambiata nel tempo tale relazione?
Ogni tempo ha il suo scrittore, la sua voce. Non faccio troppe distinzioni tra passato e presente, per i grandi scrittori ho sempre avuto un rispetto sacrale, anche oggi ovviamente. Ciò che è cambiato è stato l’ardire di scendere in campo, nel mio piccolo e chiedendo scusa.
L’avvento delle nuove tecnologie ha mutato i vecchi schemi di confronto fra centro e periferia, nonostante ciò esistono ancora luoghi italiani dove la letteratura e gli scrittori si concentrano? Un tempo c’erano Firenze o Venezia, Roma o Torino, qual è la sua idea in merito?
L’idea è che si concentrino sul web! Be’, scherzo… abito a Messina e viaggio poco. Immagino che Milano sia piuttosto viva, però l’idea che ho stando quaggiù è che non ci sia un vero luogo, reale, in cui spostarsi per conoscere gli scrittori e frequentare l’ambiente letterario (come poteva succedere a Firenze o Milano in passato per esempio). D’altronde la vita ha assunto caratteristiche diverse da tutti i punti di vista perdendo diversi ‘piaceri’ comuni in altre epoche. Trovo difficile immaginare un gruppo di letterati intorno a un tavolo a discutere d’arte: non c’è più il tempo, non c’è uno stipendio e forse neanche un ideale comune che lo permetta, probabilmente sono spariti anche i posti adatti, fatati. Il web rimane un’occasione enorme soprattutto per chi come me è un po’ fuori, geograficamente, da tante possibilità.
Scrivere le ha migliorato o peggiorato il percorso di vita? In altre parole, crede che la letteratura le abbia fornito strumenti migliori per portare in atto i suoi desideri?
Scrivere è molto faticoso, spesso porta a risultati assai lontani dai sogni, ma per me è una necessità oltre che un piacere. Mi ha dato una visione altra di me stessa, che non sospettavo, e mi ha arricchita (solo umanamente, ovvio). La vita quotidiana è peggiorata invece, esco e parlo di meno, sto molto al pc e quando sono immersa in un lavoro do l’idea di essere inebetita, di viaggiare in altri mondi, sono confusa, distratta. Insomma non sono tutte rose. Tuttavia la gioia che si prova per un’idea, un buon capitolo, perfino una frase è davvero difficile da spiegare a chi non l’ha provata. Spero di non dover mai rinunciare a tutto questo.
La ringrazio e buona scrittura.
Grazie a lei per la preziosa opportunità.
Cinzia Pierangelini, docente e violinista, vive e lavora a Messina. Ha cominciato a scrivere nel 2004 ed esordito nel 2005 con la raccolta di racconti "Dall'ultimo leggio" (ed. Traccediverse) cui sono seguiti i romanzi "Eraclito e il muro" (GBM editore, 2006) e "'A jatta" (GBM editore, 2008). Suoi racconti vincitori di premi e selezioni sono presenti su riviste e antologie.
Per ragazzi ha pubblicato i romanzi "Draghia" (Delosbooks, 2008; con lo pseudonimo Kay Pendragon) e "Il professor Scelestus" (La Penna Blu Edizioni, 2009).
Il blog www.cochina63.splinder.com di Cinzia Pierangelini.
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