Scrivere un romanzo in 100 giorni - Lezione 8
Autore: Morgan PalmasMar, 26/05/2009 - 09:24
È giunto il giorno della scrittura; finalmente, dopo avervi intrattenuto con qualche preambolo e con la creazione della griglia (elementi fondamentali), inizierete a stendere il vostro romanzo. E l’incipit rappresenta il primo sguardo della persona che ci piace: stimola curiosità, emozioni, desiderio di continuare a guardarsi.
O con una condizione ineluttabile:
“A quel tempo ero affamato e andavo in giro per Christiania, quella strana città che nessuno lascia senza portarne i segni…”
[“Fame” di Knut Hamsun]
Volete divertire o lasciare il lettore incuriosito da un fatto tragico? Volete colpire chi legge con una notizia di gioia o desiderate invece renderlo malinconico? E che dire di un tradimento o di un ricordo oppure di una nascita d’un figlio? Decidete prima che cosa volete rivelare subito, visualizzate la scena per qualche minuto e buttatevi a scrivere. Cercate di vivere le tre fasi unite, se non potete realizzare subito la scrittura, almeno appuntate qualcosa delle visualizzazioni, altrimenti donerete idee e sensazioni all’oblio, perse per sempre.
Com’è stata l’esperienza? Quali difficoltà avete avuto? E le visualizzazioni sono state povere o ricche di dettagli?
Anzitutto leggete, se non lo avete già fatto, altri due post che avevo scritto a riguardo (qui e qui).
Oggi il vostro impegno è di scrivere il vostro incipit. Non pensate al sorgere dell’ispirazione, alla lentissima capacità di concentrarsi o alla celerità con cui vorreste abbandonare tutto, dei vostri difetti reiterati nel tempo o ai timori di fronte al foglio bianco, convincetevi che state provando a mettere in discussione ciò che reputate ovvio da tempo: scrivete con abbandono, non avete la necessità di scrivere subito un capolavoro di incipit, vi basta fare un primo passo concreto.
Pronti a scoraggiarvi? Attenti alla grammatica, esistono gli aggettivi, non abusate degli avverbi che finiscono per “mente”, non frizionate la lettura con troppe parole ripetute, i punti e virgola esistono anch’essi, i due punti pure, i punti di sospensione sono tre, non due o quattro, se finchè e perchè vi piacciono, a me garbano invece finché e perché. Potrei continuare. Spaventarvi ancor più. Quante cose bisognerebbe considerare per produrre un incipit ottimale.
Ma, ripeto, voi ora dovete scrivere, non riflettere con il rischio di bloccarvi. Avrete tempo per migliorare il vostro incipit. Chiedetevi sempre una cosa, dopo averlo partorito: «Se mi trovassi in una libreria e leggessi questo incipit, continuerei la lettura?». In altre parole, quelle dieci, quindici o venti righe che fanno principiare la vostra opera incuriosiscono il lettore? Siate sinceri con voi stessi.
Alcuni spunti. Potete iniziare con un dialogo:
«Sire, un altro dispaccio».
«Da dove viene?».
«Da Tomsk».
[“Michele Strogoff” di Jules Verne]
Oggi il vostro impegno è di scrivere il vostro incipit. Non pensate al sorgere dell’ispirazione, alla lentissima capacità di concentrarsi o alla celerità con cui vorreste abbandonare tutto, dei vostri difetti reiterati nel tempo o ai timori di fronte al foglio bianco, convincetevi che state provando a mettere in discussione ciò che reputate ovvio da tempo: scrivete con abbandono, non avete la necessità di scrivere subito un capolavoro di incipit, vi basta fare un primo passo concreto.
Pronti a scoraggiarvi? Attenti alla grammatica, esistono gli aggettivi, non abusate degli avverbi che finiscono per “mente”, non frizionate la lettura con troppe parole ripetute, i punti e virgola esistono anch’essi, i due punti pure, i punti di sospensione sono tre, non due o quattro, se finchè e perchè vi piacciono, a me garbano invece finché e perché. Potrei continuare. Spaventarvi ancor più. Quante cose bisognerebbe considerare per produrre un incipit ottimale.
Ma, ripeto, voi ora dovete scrivere, non riflettere con il rischio di bloccarvi. Avrete tempo per migliorare il vostro incipit. Chiedetevi sempre una cosa, dopo averlo partorito: «Se mi trovassi in una libreria e leggessi questo incipit, continuerei la lettura?». In altre parole, quelle dieci, quindici o venti righe che fanno principiare la vostra opera incuriosiscono il lettore? Siate sinceri con voi stessi.
Alcuni spunti. Potete iniziare con un dialogo:
«Sire, un altro dispaccio».
«Da dove viene?».
«Da Tomsk».
[“Michele Strogoff” di Jules Verne]
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“A quel tempo ero affamato e andavo in giro per Christiania, quella strana città che nessuno lascia senza portarne i segni…”
[“Fame” di Knut Hamsun]
Volete divertire o lasciare il lettore incuriosito da un fatto tragico? Volete colpire chi legge con una notizia di gioia o desiderate invece renderlo malinconico? E che dire di un tradimento o di un ricordo oppure di una nascita d’un figlio? Decidete prima che cosa volete rivelare subito, visualizzate la scena per qualche minuto e buttatevi a scrivere. Cercate di vivere le tre fasi unite, se non potete realizzare subito la scrittura, almeno appuntate qualcosa delle visualizzazioni, altrimenti donerete idee e sensazioni all’oblio, perse per sempre.
Com’è stata l’esperienza? Quali difficoltà avete avuto? E le visualizzazioni sono state povere o ricche di dettagli?
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