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La piazza nella letteratura

Dalla finestra di camera mia non vedo la piazza, ma è dietro quella casa, a poche centinaia di metri da me. Le piazze contraddistinguono la vita di milioni di esseri umani e hanno reso ancora più interessanti centinaia di romanzi. Che cosa accade in una piazza? Spunti.

C’è il mercato a volte; si trascorre qualche ora chiacchierando; può esserci un caffè o un negozio di abbigliamento o una chiesa; i bambini girano in bicicletta; un monumento ai caduti; le panchine per sedersi con calma a riposare; un cestino colmo di rifiuti; una signora che spia dalla finestra di casa sua; un vecchio ubriaco che grida o un sacerdote che accoglie l’auto con la bara del defunto; nella piazza piove o tira vento; c’è una fontana o un piccolo giardino curato con attenzione; la pavimentazione è di marmo o con i sampietrini; c’è una vecchia libreria o un burbero macellaio; un gatto che dorme o una rondine che sfiora in volo i passanti.

Nella piazza possiamo trovare infinite possibilità di narrazione, si potrebbe pensare un intero romanzo su una piazza appunto. Generazioni che vi passano e trascorrono il loro tempo.
Accadono anche cose buffe talvolta: penso ad un camionista anni fa che entratovi non riusciva più ad uscirne, tanto era ubriaco, oppure alla vecchietta che dopo avere fatto la spesa al mercato le si aprì la busta facendo rotolare arance ovunque e tutti ad aiutarla.

L’ambientazione è fondamentale in un romanzo: suscita sensazioni di vicinanza o lontananza, di familiarità o nostalgia, di riso o di caos. Dipende altresì dalla dimensione della piazza, se in un paese o in una città, se frequentata o soltanto punto di passaggio per i veicoli.
Pensiamo ai giorni della liberazione alla fine della seconda guerra mondiale, i mezzi corazzati entravano nelle piazze italiane e la folla esultava.

Un consiglio: recatevi in una piazza, sedetevi in un posto comodo, osservate con calma, annotate persone, vicende, eccetera. A volte ci si stupisce di non avere mai notato certe cose.

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