Caratterizzare un personaggio
Autore: Morgan PalmasMer, 13/05/2009 - 09:50
Meno 5 giorni all’inizio della sfida estiva: scrivere un romanzo in 100 giorni.
Nel frattempo oggi desidero soffermarmi sulle caratteristiche dei personaggi, subito un tuffo nella letteratura:
“Dall’esempio e dai consigli di suo padre, Rebecca aveva imparato ad essere cortese con tutti coloro che l’avvicinavano. Certo non poteva imitare i suoi eccessi di servilismo perché essa era estranea alla ristrettezza di spirito e allo stato di continua paura che lo dominavano […]”
[“Ivanhoe” di Walter Scott]
Un caso di narratore onnisciente che mette al corrente il lettore delle caratteristiche d’un personaggio. Ma esse possono altresì emergere con calma, attraverso le azioni e i dialoghi. Sono tecniche differenti, com’è ovvio. Con rischi diversi.
Anzitutto, se si segue l’esempio di Scott, non conviene distruggere sul nascere la curiosità di chi legge, eccedendo con i dettagli. Meglio spiegare a dosi l’egoismo di un anziano o la spensieratezza di una signora.
Un rischio invece della seconda tecnica è di non delineare bene a sufficienza le caratteristiche, convinti che poche battute o azioni possano bastare. Ovvio, può essere voluto per motivi precisi, l’importante è essere consapevoli dello strumento per non renderlo inutile al fine della narrazione.
Ma, come sempre nella letteratura, gli elementi si possono amalgamare con modalità assai più contorte, fermo restando che ci vogliono sia capacità affinate sia accorta premeditazione per tali strumenti.
Immaginate di rivelare subito in toto o quasi le caratteristiche d’un personaggio (descrizioni o azioni o dialoghi, non importa come), per poi, con una sorta di maieutica letteraria, fare emergere attitudini completamente diverse; il lettore tuttavia sarà convinto di avere intuito molto in precedenza, invece lo scrittore lo sapeva dal primo momento la reazione di chi avrebbe letto, accompagnandolo passo dopo passo nella scoperta.
Altro esempio, agli antipodi. Non rivelare nulla d’un personaggio, renderlo quasi piatto, anche se ben presente durante la narrazione. E infine farlo divenire basilare per il finale, stupendo il lettore.
Ne riparleremo, le modalità possono essere davvero numerose. Dominarle non solo rende più interessante la lettura, ma anche divertente la stesura del romanzo.
Nel frattempo oggi desidero soffermarmi sulle caratteristiche dei personaggi, subito un tuffo nella letteratura:
“Dall’esempio e dai consigli di suo padre, Rebecca aveva imparato ad essere cortese con tutti coloro che l’avvicinavano. Certo non poteva imitare i suoi eccessi di servilismo perché essa era estranea alla ristrettezza di spirito e allo stato di continua paura che lo dominavano […]”
[“Ivanhoe” di Walter Scott]
Un caso di narratore onnisciente che mette al corrente il lettore delle caratteristiche d’un personaggio. Ma esse possono altresì emergere con calma, attraverso le azioni e i dialoghi. Sono tecniche differenti, com’è ovvio. Con rischi diversi.
Anzitutto, se si segue l’esempio di Scott, non conviene distruggere sul nascere la curiosità di chi legge, eccedendo con i dettagli. Meglio spiegare a dosi l’egoismo di un anziano o la spensieratezza di una signora.
Un rischio invece della seconda tecnica è di non delineare bene a sufficienza le caratteristiche, convinti che poche battute o azioni possano bastare. Ovvio, può essere voluto per motivi precisi, l’importante è essere consapevoli dello strumento per non renderlo inutile al fine della narrazione.
Ma, come sempre nella letteratura, gli elementi si possono amalgamare con modalità assai più contorte, fermo restando che ci vogliono sia capacità affinate sia accorta premeditazione per tali strumenti.
Immaginate di rivelare subito in toto o quasi le caratteristiche d’un personaggio (descrizioni o azioni o dialoghi, non importa come), per poi, con una sorta di maieutica letteraria, fare emergere attitudini completamente diverse; il lettore tuttavia sarà convinto di avere intuito molto in precedenza, invece lo scrittore lo sapeva dal primo momento la reazione di chi avrebbe letto, accompagnandolo passo dopo passo nella scoperta.
Altro esempio, agli antipodi. Non rivelare nulla d’un personaggio, renderlo quasi piatto, anche se ben presente durante la narrazione. E infine farlo divenire basilare per il finale, stupendo il lettore.
Ne riparleremo, le modalità possono essere davvero numerose. Dominarle non solo rende più interessante la lettura, ma anche divertente la stesura del romanzo.
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