L'incipit
Autore: Morgan PalmasSab, 25/04/2009 - 11:32
Dalla finestra di camera mia; da una finestra della mia camera; dentro la mia camera, vicino alla finestra; dalla camera… Dalla finestra. Di incipit parliamo oggi.
Qui il mare finisce e la terra comincia. Piove sulla città pallida, le acque del fiume scorrono limacciose di fango, la piena raggiunge gli argini. Una nave scura risale il flusso tetro, è la Highland Brigade che va ad attraccare al molo di Alcântara […].
[L’anno della morte di Ricardo Reis di José Saramago]
Conquistare il lettore con l’incipit è una questione delicata, incuriosirlo non è un argomento banale. Quando fare cominciare la storia? Dall’inizio delle vicende? Al momento culminante? In media res? Allorché la situazione è conclusa? Da una descrizione senza tempo o un pensiero generale?. Le modalità possono essere numerose.
Inoltre, useremo la prima o la terza persona? Potremmo pensare di raccontare una storia con più punti di vista, più persone che narrano: il noi.
Tematiche che non devono essere trascurate, se riusciremo ad armonizzarle con cura saremo in grado di fornire un quid necessario al romanzo, un quid che attaccherà gli occhi del lettore alla pagina. Doneremo sensazioni. Mi spiego con due esempi.
Dalla finestra di camera mia guardo, penso subito che ho la pentola che bolle, chi se ne frega, io voglio guardare fuori, ora, senza pensare ad altro, con gli occhi fissi al cielo, ah, l’azzurro del cielo, forse gli altri così lo vedono, a me sembra grigio, nero, marcio.
Dalla finestra di camera mia osservo. C’è la pentola con l’acqua che bolle? Ci penseranno gli altri. Intanto voglio guardare fuori… Tentando di non pensare ad altro. Che cielo azzurro! Un azzurro che a me sembra grigio. Nero. Marcio.
I due periodi sono strutturati quasi al medesimo modo, le sensazioni sono diverse. Non vi sembra che nel primo caso vi sia ansia, rabbia, inquietudine? Non notate invece che nel secondo caso v’è una distaccata rassegnazione, una tristezza malinconica?.
Ultimo consiglio, parleremo ancora dell’incipit, fondamentale in un romanzo. Leggete il vostro incipit a voce alta se potete, di seguito, numerose volte, quasi da interiorizzarlo. Poi abbandonatelo per qualche ora, non pensateci più. Ritornate nuovamente a leggerlo, quali sono le sensazioni? Vi sembra debole o intenso? Incuriosisce o sembra piano, concluso, senza suspense?
Qui il mare finisce e la terra comincia. Piove sulla città pallida, le acque del fiume scorrono limacciose di fango, la piena raggiunge gli argini. Una nave scura risale il flusso tetro, è la Highland Brigade che va ad attraccare al molo di Alcântara […].
[L’anno della morte di Ricardo Reis di José Saramago]
Conquistare il lettore con l’incipit è una questione delicata, incuriosirlo non è un argomento banale. Quando fare cominciare la storia? Dall’inizio delle vicende? Al momento culminante? In media res? Allorché la situazione è conclusa? Da una descrizione senza tempo o un pensiero generale?. Le modalità possono essere numerose.
Inoltre, useremo la prima o la terza persona? Potremmo pensare di raccontare una storia con più punti di vista, più persone che narrano: il noi.
Tematiche che non devono essere trascurate, se riusciremo ad armonizzarle con cura saremo in grado di fornire un quid necessario al romanzo, un quid che attaccherà gli occhi del lettore alla pagina. Doneremo sensazioni. Mi spiego con due esempi.
Dalla finestra di camera mia guardo, penso subito che ho la pentola che bolle, chi se ne frega, io voglio guardare fuori, ora, senza pensare ad altro, con gli occhi fissi al cielo, ah, l’azzurro del cielo, forse gli altri così lo vedono, a me sembra grigio, nero, marcio.
Dalla finestra di camera mia osservo. C’è la pentola con l’acqua che bolle? Ci penseranno gli altri. Intanto voglio guardare fuori… Tentando di non pensare ad altro. Che cielo azzurro! Un azzurro che a me sembra grigio. Nero. Marcio.
I due periodi sono strutturati quasi al medesimo modo, le sensazioni sono diverse. Non vi sembra che nel primo caso vi sia ansia, rabbia, inquietudine? Non notate invece che nel secondo caso v’è una distaccata rassegnazione, una tristezza malinconica?.
Ultimo consiglio, parleremo ancora dell’incipit, fondamentale in un romanzo. Leggete il vostro incipit a voce alta se potete, di seguito, numerose volte, quasi da interiorizzarlo. Poi abbandonatelo per qualche ora, non pensateci più. Ritornate nuovamente a leggerlo, quali sono le sensazioni? Vi sembra debole o intenso? Incuriosisce o sembra piano, concluso, senza suspense?
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