Il climax e la scrittura
Autore: Morgan PalmasLun, 27/04/2009 - 10:21
Vi sono scene narrative nelle quali l’intensità aumenta progressivamente, un effetto che ci coinvolge al pari del climax poetico. Si può ottenere in diversi modi.
Un primo caso – a dire il vero grossolano – è l’utilizzo di poche cesure con il punto fermo. L’aumento della velocità di lettura, dovuto alla mancanza di pause nette, fa sì che il lettore sia trascinato negli eventi narrati di parola in parola, con celerità.
Un secondo caso, più complesso da gestire, è rappresentato dal centellinare coincidenza dopo coincidenza prefigurando nella mente del lettore un percorso quasi palese, anche se mai evidente. Sarà chi legge a pensare: «Secondo me lo scrittore mi vuole portare lì!»; chi scrive invece ha l’obbligo di lasciare l’altro nella suspense. Questo tipo di climax letterario può essere lento, disposto anche in decine e decine di pagine, ma ha un effetto dirompente nel lettore.
Al contrario, possiamo essere incoraggiati a pensare che si determinerà un certo evento (grazie a coincidenze che reputiamo indicative) e invece l’autore ci spiazza: egli/ella crea un esito inaspettato, completamente impossibile da prevedere.
Un altro caso di climax narrativo è concepire un intero romanzo come climax appunto. Si legga a tal proposito Doppio sogno di Arthur Schnitzler, nel quale le confessioni fra moglie e marito diventano ineluttabili, muteranno per sempre le loro esistenze e il loro rapporto matrimoniale.
Vi sono altri casi di climax, ne parleremo. Passiamo alla pratica.
Alcuni consigli. Che cosa avete fatto ieri? Bene, raccontatelo in una decina di righe in due modi: nel primo caso cercando di donare sensazioni di serenità e calma, indipendentemente dagli eventi; nel secondo caso travolgendo chi legge, come se l’esito fosse scoppiettante.
Giocate con le parole (soprattutto con gli aggettivi), con la punteggiatura (le virgole e i puntini di sospensione hanno un ruolo fondamentale).
Dovete emozionarvi con ciò che scrivete, se non accade, perché pensate che il lettore debba emozionarsi e sentirsi coinvolto?
Un primo caso – a dire il vero grossolano – è l’utilizzo di poche cesure con il punto fermo. L’aumento della velocità di lettura, dovuto alla mancanza di pause nette, fa sì che il lettore sia trascinato negli eventi narrati di parola in parola, con celerità.
Un secondo caso, più complesso da gestire, è rappresentato dal centellinare coincidenza dopo coincidenza prefigurando nella mente del lettore un percorso quasi palese, anche se mai evidente. Sarà chi legge a pensare: «Secondo me lo scrittore mi vuole portare lì!»; chi scrive invece ha l’obbligo di lasciare l’altro nella suspense. Questo tipo di climax letterario può essere lento, disposto anche in decine e decine di pagine, ma ha un effetto dirompente nel lettore.
Al contrario, possiamo essere incoraggiati a pensare che si determinerà un certo evento (grazie a coincidenze che reputiamo indicative) e invece l’autore ci spiazza: egli/ella crea un esito inaspettato, completamente impossibile da prevedere.
Un altro caso di climax narrativo è concepire un intero romanzo come climax appunto. Si legga a tal proposito Doppio sogno di Arthur Schnitzler, nel quale le confessioni fra moglie e marito diventano ineluttabili, muteranno per sempre le loro esistenze e il loro rapporto matrimoniale.
Vi sono altri casi di climax, ne parleremo. Passiamo alla pratica.
Alcuni consigli. Che cosa avete fatto ieri? Bene, raccontatelo in una decina di righe in due modi: nel primo caso cercando di donare sensazioni di serenità e calma, indipendentemente dagli eventi; nel secondo caso travolgendo chi legge, come se l’esito fosse scoppiettante.
Giocate con le parole (soprattutto con gli aggettivi), con la punteggiatura (le virgole e i puntini di sospensione hanno un ruolo fondamentale).
Dovete emozionarvi con ciò che scrivete, se non accade, perché pensate che il lettore debba emozionarsi e sentirsi coinvolto?
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