Amalgamare elementi
Autore: Morgan PalmasGio, 23/04/2009 - 07:24
Dalla finestra di camera mia potrei descrivere ciò che vedo, basterebbe una frase o servirebbero pagine? Dipende, ovviamente.
“In mezzo alla strada c’era una carrozza padronale, elegante, tirata da una coppia di focosi cavalli grigi; passeggeri non ce n’erano e il cocchiere, sceso di serpa, stava lì accanto; i cavalli eran tenuti per il morso. Intorno si assiepava una quantità di gente; davanti a tutti dei poliziotti. Uno di essi aveva in mano una piccola lanterna accesa con cui, chinandosi, illuminava qualcosa sul selciato, proprio vicino alle ruote. Tutti parlavano, gridavano, levavano esclamazioni; il cocchiere pareva smarrito e di tanto in tanto ripeteva: […]”.
È un’immagine tratta da Delitto e Castigo di F. Dostoevskij, precisa, franca, illustrata per dare un senso compiuto, senza ambiguità. Il lettore assorbe la situazione con fluidità naturale.
Si noti in particolare l’uso del punto e virgola, oggi utilizzato pochissimo.
In una descrizione vi sono elementi, ma anche molto altro. Amalgamare tutto ciò in maniera armonica può essere la fortuna o il fallimento d’uno scrittore. Quando si descrive ci muoviamo nello spazio, spostiamo il lettore attraverso i punti dello spazio. E riuscire a coinvolgere non è solo un elenco dei punti dello spazio che si desidera fare osservare.
Potrei scrivere un primo esempio:
Vedo dalla finestra di camera mia un albero, poi, altri tre vicino, più piccoli. Ci sono indumenti stesi al sole, di tanti colori. Lontano vedo una collina, poco prima dei cipressi, vicino ad una chiesa.
E il secondo esempio:
Dalla finestra di camera mia un’alta betulla si impone alla mia destra, quasi a dimostrarmi la fierezza della sua mole di fronte ad altri tre piccoli alberi. Fra loro alcuni fili che sorreggono degli indumenti stesi al sole, ricchi di sfavillanti colori, dal nero al giallo, dal verde all’azzurro del cielo. Là, sotto il cielo appunto, una collina nel pieno della primavera. Ma il mio sguardo è catturato dalla chiesa del paesino, immersa fra vecchissimi cipressi.
Nell’ultimo esempio si è compiuto un lavoro ulteriore, inserendo aggettivi o elementi di giudizio, di percezione. Avremo modo di parlarne ancora del tema della descrizione, con più profondità.
“Sappiate che l’artista crea per sé, soltanto per sé. Quello che per voi diventa riso o pianto lui deve lottare per formarlo con le sue mani, per portarlo alla luce”.
[Diario Fiorentino di Rainer Maria Rilke]
“In mezzo alla strada c’era una carrozza padronale, elegante, tirata da una coppia di focosi cavalli grigi; passeggeri non ce n’erano e il cocchiere, sceso di serpa, stava lì accanto; i cavalli eran tenuti per il morso. Intorno si assiepava una quantità di gente; davanti a tutti dei poliziotti. Uno di essi aveva in mano una piccola lanterna accesa con cui, chinandosi, illuminava qualcosa sul selciato, proprio vicino alle ruote. Tutti parlavano, gridavano, levavano esclamazioni; il cocchiere pareva smarrito e di tanto in tanto ripeteva: […]”.
È un’immagine tratta da Delitto e Castigo di F. Dostoevskij, precisa, franca, illustrata per dare un senso compiuto, senza ambiguità. Il lettore assorbe la situazione con fluidità naturale.
Si noti in particolare l’uso del punto e virgola, oggi utilizzato pochissimo.
In una descrizione vi sono elementi, ma anche molto altro. Amalgamare tutto ciò in maniera armonica può essere la fortuna o il fallimento d’uno scrittore. Quando si descrive ci muoviamo nello spazio, spostiamo il lettore attraverso i punti dello spazio. E riuscire a coinvolgere non è solo un elenco dei punti dello spazio che si desidera fare osservare.
Potrei scrivere un primo esempio:
Vedo dalla finestra di camera mia un albero, poi, altri tre vicino, più piccoli. Ci sono indumenti stesi al sole, di tanti colori. Lontano vedo una collina, poco prima dei cipressi, vicino ad una chiesa.
E il secondo esempio:
Dalla finestra di camera mia un’alta betulla si impone alla mia destra, quasi a dimostrarmi la fierezza della sua mole di fronte ad altri tre piccoli alberi. Fra loro alcuni fili che sorreggono degli indumenti stesi al sole, ricchi di sfavillanti colori, dal nero al giallo, dal verde all’azzurro del cielo. Là, sotto il cielo appunto, una collina nel pieno della primavera. Ma il mio sguardo è catturato dalla chiesa del paesino, immersa fra vecchissimi cipressi.
Nell’ultimo esempio si è compiuto un lavoro ulteriore, inserendo aggettivi o elementi di giudizio, di percezione. Avremo modo di parlarne ancora del tema della descrizione, con più profondità.
“Sappiate che l’artista crea per sé, soltanto per sé. Quello che per voi diventa riso o pianto lui deve lottare per formarlo con le sue mani, per portarlo alla luce”.
[Diario Fiorentino di Rainer Maria Rilke]
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