“Unbroken”: un’incredibile storia vera dal libro al film
Esce oggi nelle sale italiane Unbroken, il film che Angelina Jolie, al suo secondo film come regista, ha tratto dall’omonimo libro scritto nel 2010 da Laura Hillenbrand, giornalista americana, e già pubblicato in Italia nel 2012 come Sono ancora un uomo da Mondadori, che ora lo ripresenta con titolo e copertina collegati alla trasposizione cinematografica, sempre nella traduzione di N. Lamberti.
Protagonista della vicenda è Louis “Louie” Zamperini (interpretato dal giovane attore inglese Jack O’Connell), figlio di emigrati italiani e cresciuto in una cittadina californiana. Per sottrarlo a un’adolescenza da bullo di strada, il fratello maggiore Pete lo convince a sfruttare la sua velocità nella corsa, utilizzata principalmente per scappare dopo furtarelli e atti di teppismo, e lo costringe ad allenarsi per partecipare ai 5000 metri.
Dalle gare locali alle selezioni più importanti, la bravura di Louie lo porta a partecipare, appena diciannovenne, alla finale olimpica del 1936 a Berlino, dove si classifica ottavo. Il suo obiettivo diventa quindi la partecipazione alle Olimpiadi previste per il 1940 a Tokio, dove è convinto di poter vincere una medaglia, ma non ha fatto i conti con lo scoppio della seconda guerra mondiale: arruolatosi in aviazione, Louie partecipa a numerose missioni nel Pacifico a bordo di un bombardiere B24, fino al giorno in cui, colpito dai giapponesi, l’aereo precipita in mare.
Zamperini e i compagni Phil e Mac restano per 47 giorni alla deriva nell’oceano su un canotto, cibandosi saltuariamente di pesci e uccelli catturati con mezzi di fortuna e bevendo la rara acqua piovana. Mac, stremato, muore poco prima che il canotto venga intercettato da una nave da guerra giapponese, mentre per Louie e Phil iniziano due anni di spaventosa detenzione in alcuni campi di prigionia in Giappone: i giapponesi trattano infatti i prigionieri con estrema crudeltà, senza rispettare le convenzioni internazionali vigenti, perché ritengono disonorevole lasciarsi catturare vivi dal nemico, e di conseguenza considerano meritevole del peggior disprezzo chi non è morto in combattimento.
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Zamperini, in particolare, viene preso di mira dal sadico comandante del campo dove è recluso, ed è costretto a subire torture e angherie inimmaginabili, di cui pagherà le conseguenze a lungo anche dopo la fine della guerra. Tornato a casa e accolto come un eroe, l’uomo considerato unbroken, ovvero non spezzato dalle sofferenze patite, soffre in realtà per anni di attacchi d’ansia e incubi tali che lo portano a rifugiarsi nell’alcolismo, da cui lo salveranno solo la benefica influenza di un giovane predicatore e il sostegno della moglie.
Dotato comunque di un fisico indistruttibile, Louie Zamperini è morto a 97 anni nell’estate del 2014, dopo aver partecipato come tedoforo a ben tre olimpiadi, di cui l’ultima, quella invernale del 1998 a Nagamo, in Giappone, alla bella età di ottant’anni.
Il film si concentra soprattutto sul periodo bellico della vita di Zamperini, informando in breve sui fatti successivi solo nei titoli di coda, e questo permette una maggiore incisività, oltre che spettacolarità, della narrazione, che nelle 464 pagine del libro non riesce a mantenere un ritmo altrettanto serrato.
Molto puntigliosa nella sua ricostruzione, basata su ore e ore di colloqui diretti con Zamperini, oltre che su scrupolose ricerche, Laura Hillenbrand cade a tratti in qualche lungaggine, soprattutto nelle minuziose descrizioni dei luoghi e dei personaggi di contorno della vicenda. Nonostante queste occasionali cadute di tensione, però, Unbroken resta un libro capace di colpire profondamente il lettore, che non può fare a meno di appassionarsi alla drammatica, incredibile vicenda umana del protagonista.
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