Una Sardegna inedita alle prese con “La coda del diavolo” di Maurizio Maggi
Maurizio Maggi ne La coda del diavolo (edito da Longanesi) scrive una storia ambientata in «una terra che nasconde segreti inconfessabili. Un protagonista a caccia di verità e giustizia. Un nuovo eroe, implacabile e ribelle.» E la terra a cui si riferisce è una Sardegna inedita, avulsa dagli stereotipi dei luoghi di vacanza. Ci troviamo di fronte a una terra arsa e solitaria, in una rara notte di temporale dove una ragazzina fugge, ma lui, il mostro, il suo rapitore e aguzzino, la cattura e la uccide ignaro del fatto che a pochi metri da lui ci sia una pattuglia dei carabinieri che lo arresta.
Il romanzo introduce il lettore in una scena di apertura disturbante e barbara, che mi ha riportato alla mente le fiabe torbide dei fratelli Grimm.
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Non sempre i mostri hanno un aspetto particolare. Virdis ha un volto stanco e tranquillo, quasi rassegnato, di un uomo che torna a casa dopo una giornata di lavoro.
Ed è con questo viso che Virdis arriva al carcere dove ad attenderlo c'è Sante Moras, un carceriere che dall'età di tredici anni si punisce stando rinchiuso tra mura spesse e sbarre di ferro alle finestre a causa di una colpa mai confessata. Nessuno meglio di Sante sa come sia facile avere peccati inconfessabili e sembrare sereno. E l’arrivo di quell’assassino è forse la sua occasione di redimersi.
«I detenuti allungavano le braccia attraverso le sbarre, come posseduti dall'euforia più che dalla rabbia. È un'illusione comune pensare che le colpe dei peggiori possano cancellare le nostre. Ma il peccato di un altro, per quanto grave, non cancella il nostro. Un peccato più un peccato fanno due peccati. Ci vorrebbe una buona azione per cancellarne uno. O forse no...»
Il mostro è impietoso. Non si fa nessuno scrupolo a sollevare per un orecchio la sua giovane vittima come se fosse un coniglio sparandole alla tempia con una pistola ammazza buoi. La stessa vittima era in precedenza stata marchiata a fuoco con un simbolo sconvolgente: la coda del diavolo.
«...l'avevano marchiata come si fa con le bestie, per rivendicarne la proprietà. E quando aveva scavalcato il recinto, il suo padrone l'aveva rincorsa e abbattuta proprio come si fa con il bestiame.»
Ma il mostro che arriva in carcere è protetto, è altolocato e ha soldi per proteggersi.
Allora Sante si trova costretto a fuggire in cerca della verità. Una verità che emerge poco a poco in un quadro sempre più complesso. Sante corre contro il tempo ossessionato da grandi interrogativi. Sante scappa anche da se stesso cercando di perdonarsi facendo giustizia.
Ed è impossibile non immedesimarsi nei suoi panni e non domandarsi: come avrei agito al posto suo?
Il libro narra un’avventura al limite della brutalità a cui l'uomo può giungere. Una trama costruita alla perfezione. Siamo di fronte a un mondo senza scrupoli dove «le perversioni non si incoraggiano né si combattono. Al massimo, le perversioni si sfruttano.»
Una battaglia solipsistica contro una casta potente e in un luogo geografico mai definito con precisione. La coda del diavolo è un buon giallo dalla narrazione sostenuta che scivola via incessante. Non ci sono inutili melensaggini e la tensione è costantemente elevata fino all'inaspettato epilogo. L'intreccio lega il lettore e dispiace averlo finito. Maggi ci lascia con un insegnamento:
«E se c'è una morale che questa storia mi ha insegnato, è che pentimento o punizione non riaggiustano ciò che s'è rotto. Nemmeno una buona azione ne compenserà una malvagia. Ma se ha l'opportunità di fare una cosa giusta, falla e basta, non fare calcoli. Siamo poveri esseri umani, certi bilanci non appartengono a noi.»
Questo romanzo sarà molto apprezzato dai lettori abituali del britannico Lee Child sempre in bilico tra giustizia e vendetta. Anche nel caso di Child è Longanesi l'editore prescelto, guru delle pubblicazioni di questo genere.
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Lo stesso Maurizio Maggi è stato già edito Longanesi con L’enigma dei ghiacci con il quale è stato finalista al premio Calvino nel 2014, conducendoci in un’avventura mozzafiato nel bianco dei ghiacciai antartici.
Ne La coda del diavolo Maggi cresce come scrittore e ha saputo costruire davvero un bel must da leggere per gli appassionati del genere giallo.
Per la prima foto, copyright: Andrea Proietti.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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