Una donna in fuga con suo figlio. “Il sale della terra” di Jeanine Cummins
Jeanine Cummins presenta al suo numeroso pubblico la sua ultima fatica letteraria dal titolo Il sale della terra edito in Italia da Feltrinelli nella traduzione di Francesca Pe’. Un libro non facile per tematiche e contenuti, che però non dovrebbe scoraggiare un lettore di buona volontà in quanto, nonostante l’intrinseco valore di pathos offerto, è soprattutto un validissimo giallo mozzafiato, che si beve tutto d’un colpo per quanto coinvolga emotivamente.
La storia ben confezionata non è certamente di facile appeal, anzi direi che è alquanto intricata e appassionante, tanto che quando la cominci a leggere, non riesci a fermarti perché ti trovi all’improvviso catapultato in altri lidi, in altre atmosfere.
Il tutto prende vita in quel di Acapulco, località messicana lontana anni luce dall’immagine patinata che abbiamo. Infatti qui Acapulco diventa triste sinonimo di luogo in balia dei narcotrafficanti.
Sono gli stessi Boss che agiscono indisturbati quasi con la silenziosa accondiscendenza della popolazione, che, come struzzo impaurito, nascondendo la testa sottoterra, assiste inerme alla moltitudine di omicidi che purtroppo sono all’ordine del giorno. Quindi per la stessa gente comune diviene assai rischioso uscire di casa, e camminare per strada significherebbe mettere in conto la possibilità di non far più ritorno nelle proprie abitazioni.
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Ma c’è una ragazza, una donna con gli attributi che diventa suo malgrado eroina dell’intero affaire. È proprio lei che, con la grinta e la sagacia tipicamente femminili, affronta con grande impegno e abnegazione questa situazione quasi grottesca.
Lei è aLydia: un impiego in libreria, i suoi cari a casa, tra cui Sebastiàn, il marito giornalista, e il piccolo Luca, un tenero ragazzino di appena otto anni.
Sembrerebbe quindi una vita serena, quasi una sorta quadro idilliaco dell’esistenza umana; ma nulla, ahimè, è mai come sembra.
Anche la nostra Lydia, senza rendersene davvero conto, dovrà cercare a ogni costo di vincere i suoi fantasmi più remoti e spaventosi, per preservare così il suo piccolo mondo antico e i suoi affetti più cari.
Il fattaccio accade nel momento in cui la donna si trova alla festa di compleanno di una nipote, e all’improvviso un commando di narcotrafficanti irrompe a tradimento e vigliaccamente compie una strage di inaudita ferocia. Tanta è la paura e lo smarrimento iniziale, ma miracolosamente Lydia resta illesa e si salva perché imboscata nella toilette. Che fare a questo punto? si chiede la donna ancora sconvolta da quell’insolito gioco al massacro.
L’unica cosa saggia che resta da fare a Lydia è quella di prendere subito il suo piccolo e impaurito Luca e fuggire lontano dalla sua amata patria, perché restare in Messico per lei e la sua stirpe avrebbe certamente significato, senza nessuna esagerazione o forzatura, morte sicura.
Ma nella testa della donna tante erano le domande che lei stessa, senza risparmiarsi, si poneva a più riprese. Ad esempio quale fosse stato il motivo alla base di così tanta cattiveria e crudeltà durante la festa della nipote.
Nonostante dubbi e tarli, Lydia non può che intraprendere una sorta di peregrinazione lungo le desolanti rotte dei migranti centroamericani che, ogni anno, tentavano invano di varcare il confine con gli Stati Uniti d’America.
Tutto ciò significa quindi salire a bordo “della Bestia”: un nome, una storia! La Bestia non era che il famigerato treno merci su cui gli stessi fuggiaschi si arrampicano al volo, col reale rischio di finire stritolati sulle rotaie.
Nella rocambolesca fuga di madre e figlio ci saranno pure due figure come quelle di Soledad e Rebeca, due sorelle scappate dall’Honduras per dare una svolta in positivo alla loro triste condizione umana. Assieme attraverseranno il deserto sperando nella solidarietà dei compagni di viaggio.
La Cummins ha firmato, con innegabile abilità e comprovata sensibilità, un romanzo bello, forte e soprattutto coraggioso visti i tempi in cui viviamo; ha offerto su di un vassoio d’argento un lavoro certosino che riproduce con una certa lucidità la cronaca incalzante di un’odissea in cui si snodano e intrecciano le vicende più dure ed emozionanti della migrazione latino-americana.
Si può dire perciò che l’autrice è davvero riuscita a creare, con grande dovizia di ingegno e verità, una specie di thriller famigliare, in cui madre e figlioletto se vogliono sopravvivere ai perché della vita non devono far altro che scappare, per non finire nelle grinfie della malavita.
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Jeanine, scrittrice americana, è un gran talento purtroppo conosciuto prevalentemente in patria, dove questo suo libro è stato assai apprezzato da scrittori del calibro di Don Winslow e Stephen King. Quindi è inevitabile che questo suo ultimo lavoro punti a sbancare il mercato europeo. In America gli scommettitori danno per certa la realizzazione di questo traguardo e pare che molto presto Il sale della terrasarà anche spunto per la sceneggiatura di un film al cardiopalma.
Per la prima foto, copyright: Pablo García Saldaña su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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