Una donna che si libera e rinasce. “Ogni tuo respiro”, il nuovo romanzo di Irene Cao
Irene Cao torna in libreria con Ogni tuo respiro (Rizzoli, 2016) dopo il successo della sua prima trilogia erotica Io ti guardo, Io ti sento, Io ti voglio (Rizzoli, 2013) e della duologia Per tutto l’amore, Per tutti gli sbagli (Rizzoli, 2014).
Questa volta si tratta di un romanzo singolo, in cui l’autrice di Pordenone ci fa incontrare una nuova protagonista, in un contesto nettamente diverso da quello dei romanzi precedenti.
Bianca conduce una vita in apparenza soddisfacente in una cittadina della provincia veneta. La convivenza con Sebastiano, figlio di una famiglia di industriali che ha fatto fortuna producendo grappe, sembra garantirle un’esistenza tranquilla e agiata, anche se dentro di lei cova il rimpianto di aver rinunciato alla possibilità di diventare una étoile della danza classica, limitandosi a insegnarla in una piccola scuola locale. Tutto però si spezza nel momento in cui il rapporto con Sebastiano entra violentemente in crisi: sconvolta dal tradimento di lui, Bianca fugge via, imbarcandosi in fretta e furia su un aereo che la condurrà a Ibiza, dove la madre morta prematuramente aveva vissuto un’esperienza indimenticabile molti anni prima, in compagnia di un’amica che è rimasta a vivere sull’isola. È da lei che Bianca si rifugia, trovando modo di ricostruire giorno per giorno la sua vita attraverso una serie di nuove esperienze e di scelte imprevedibili.
Abbiamo posto all’autrice qualche domanda a proposito di questo suo nuovo romanzo.
Ogni tuo respiro, il suo nuovo romanzo uscito in questi giorni, è una bellissima storia d’amore, in cui però il sesso appare relegato in secondo piano rispetto ai suoi libri precedenti. Quali sono le ragioni di questo cambiamento di registro? È solo in funzione della storia o l’etichetta di “scrittrice erotica” inizia a starle un po’ stretta?
Sinceramente non ho mai capito il significato dell’etichetta “scrittrice erotica”: mi è sempre sembrata una sineddoche mal riuscita, che dall’inizio ho accolto con un enorme sorriso. Vede, quando mi metto a scrivere, io non penso ai generi, alle etichette, alle sovrastrutture varie. Mi concentro sulla storia che mi ribolle in pancia, cerco di catturarne il centro, e di capire, strada facendo, cosa vogliono dirmi i personaggi. Scrivere questo romanzo è stato un viaggio di emozioni, che io stessa, attraverso l’evolversi del plot, ho vissuto sulla pelle. Ho lasciato parlare il cuore, prima che la mente. Il sesso non è assente dalla storia, ma è una musica che arriva come esito di una trasformazione profonda: via la meccanica, largo al sentire.
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Anche se Bianca, la protagonista, non è giovanissima, potremmo considerare la sua storia alla stregua di un romanzo di formazione, perché le esperienze che affronta sono destinate a modificare radicalmente la sua vita. Lei l’ha immaginata così?
Assolutamente no. Le ripeto, quando scrivo non penso mai alle dinamiche dei generi letterari. È la storia di Bianca. Punto. Che a trentasei anni si ritrova a ricominciare daccapo, e con coraggio va incontro a una nuova vita. Ma non è l’età a fare la persona e c’è un tempo giusto per ogni cosa. Siamo in continua evoluzione e sempre in tempo per cambiare, anche a ottant’anni, se è la vita a chiedercelo.
Bianca, che da ragazzina sognava di diventare una étoile della danza classica, trova la sua nuova dimensione esibendosi come cubista nelle discoteche alla moda. Questo cambio così drastico di genere, di pubblico, di stile, non è un po’ spiazzante?
Sono cresciuta studiando i Classici greci e latini e ascoltando musica house dal mio stereo e dai cubi delle discoteche. Secondo lei è spiazzante? Bianca non rinnega la danza classica, ma con naturalezza la declina in maniera nuova, modulandola su altre frequenze. Sarà un percorso che le permetterà di entrare in contatto con la parte più vera del suo corpo: una liberazione e una rinascita. Spero che, insieme a Bianca, anche i lettori possano accogliere il cambiamento con amorevolezza.
L’isola di Ibiza è la seconda protagonista del romanzo, che lei descrive come un luogo quasi magico, a differenza della pubblicistica corrente che tende a dipingerla più che altro come un paradiso del divertimento giovanile. Esiste quindi un mondo isolano che non si è fatto travolgere del tutto dal turismo di massa e dalle mode?
Certo che esiste! Ibiza non è solo l’isola del divertimento sfrenato: è anche questo, ma sarebbe un errore ridurla solo a questo. È l’isola degli estremi: da un lato lo sballo, dall’altro una forte spiritualità, concentrata soprattutto nella parte Nord, dove sopravvivono reminiscenze autentiche del movimento hippy che negli anni Settanta aveva trovato lì salde radici. Se vai oltre Playa d’en Bossa e provi a esplorare il cuore dell’isola, puoi sentire il respiro di una Natura che ti avvolge: piccole baie, spesso deserte, luoghi mistici come la roccia di Es Vedra, paesini rurali dove è normale imbattersi in un gregge di pecore. Ecco, Ibiza è tutto questo: se sei in equilibrio con te stesso, ti accoglie e ti regala il meglio; se non sei in pace, c’è il rischio che ti rispedisca a casa con le ossa ammaccate. Va capita, amata per la sua natura cangiante; ma, soprattutto, va trattata con rispetto, perché è un’isola che non perdona.
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Ho trovato interessante il contrasto stridente tra il mondo in cui Bianca s’imbatte rifugiandosi a Ibiza e l’accoglienza fredda e accusatoria che riceve quando, in seguito, torna al suo luogo d’origine, Bassano del Grappa. La provincia, in questo caso veneta ma possiamo parlare anche di altre regioni, non cambierà dunque mai?
La provincia può essere anche accogliente, dipende molto dalle zone. Di sicuro, in provincia è più facile la propensione al chiacchiericcio: si tende a credere alla verità del più forte e a non considerare le seconde voci del coro, i pregiudizi trovano terreno fertile e la noia spesso accende la miccia della maldicenza. Tuttavia, io ho deciso di crearmi il mio “eremo” creativo in un piccolo paese di provincia e, mi creda, mi sento in pace, circondata da buone energie e da persone dotate di grande cuore. Probabilmente, anche Bianca, se avesse avuto il tempo di spiegare le sue ragioni, sarebbe stata capita: la provincia è fatta di tempi lunghi, non si può avere fretta quando si torna a casa. Ma non si può nemmeno restare, se casa nostra è altrove.
Bianca è una donna che, sia pure a fatica, riesce a liberarsi dalla gabbia dorata di un rapporto in apparenza felice, ma in realtà dominato dal compagno Sebastiano, che non esita a tradirla e a umiliarla. La cronaca ci ha raccontato, proprio in questi ultimi giorni, storie atroci di donne uccise da uomini incapaci di accettare la fine di un rapporto: cosa vorrebbe dire, alle donne, a questo proposito?
Di avere coraggio. Imparare a essere, prima ancora che a difendersi. Se ti stai difendendo, significa che hai già permesso all’altro di non rispettarti. E, allora, imparare a dire “no” al primo gesto sbagliato, perché, come anche Bianca ci insegna, è la scintilla di un semplice “no” che innesca la svolta della rinascita.
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