Una bella epopea storica. “La carica di Balaklava” di Daniele Cellamare
La carica di Balaklava di Daniele Cellamare, edito da Les Flâneurs Edizioni nella collana Belle Epoque,è il racconto della Brigata di cavalleria leggera di Sua Maestà Britannica e dei suoi uomini mandati a morire e a coprirsi di gloria nella Valle della Morte, il 25 ottobre 1854 a Balaklava.
Ancora oggi la cosiddetta “Carica dei 600” contro le imprendibili batterie di cannoni russi è ricordata da alcuni come un atto di estremo eroismo, da altri come una vana carneficina.
Nella battaglia di Balaklava, la Brigata Leggera della Divisione di cavalleria britannica si lanciò contro i russi piazzati all’estremità di una valle lunghissima e fu uninutile e orrendo massacro ma per la sua caratteristica e intrepida cavalcata verso la morte certa divenne leggenda.
I protagonisti di questa saga di storia militare furono gli sventurati ragazzi della compagnia di cavalleria britannica.
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Si percepisce lo studio accurato di Cellamare nell'avvalersi di approfondite fonti storiche che si intrecciano nel tessuto narrativo del racconto. In particolare il romanzo evoca il libro Hell Riders di Terry Brighton, sacerdote della Chiesa anglicana, reso famoso dal fatto che sgombrò il campo da molti miti popolari riguardanti l'evento e lo descrisse come uno straordinario successo militare in quanto alla fine i russi fuggirono nonostante i giovani soldati inglesi, come cita Tennyson nella sua nota poesia, «cavalcarono coraggiosamente dritti nelle mandibole della Morte, nella bocca dell'Inferno».
Ancora oggi l’impressione maggiormente diffusa dalla carica dei seicento sembra derivi più da Tennyson che dai fatti stessi. In realtà però i soldati combattenti sono esistiti realmente e le loro storie personali rappresentano la realtà più sincera rispetto alla carica della Brigata Leggera. Queste singole storie di vita sono ancora più crude della battaglia stessa.
Fra i soldati più valorosi del 17° reggimento Lancieri di Sua Maestà, gli uomini della Morte o della Gloria, Cellamare ci racconta di George Dillon, un giovane contadino irlandese dal doloroso passato. George viene arrestato insieme al suo amico Thomas per aver partecipato a una rivolta causata dalla Grande Carestia. Il protagonista viene recluso nel carcere di Dublino e liberato al prezzo di essere arruolato nella guerra di Crimea.Il prezzo di questa libertà dei due giovani irlandesi è troppo alto, Thomas ha ragione:
«Siamo entrati in un gioco più grande di noi… qui decidono i generali, con le loro maledette beghe, con la loro spocchia da inglesi, noi possiamo solo contare sull’aiuto di Dio.. erano nelle mani di uomini incapaci di condurre una guerra, erano inglesi.»
Sarà in queste terre che il soldato ritroverà l'infermiera di cui è innamorato, Jenet. In guerra e «nella memoria l'amore vive sempre», avrebbe detto un'altra nota infermiera, quella del Paziente inglese.
Janet infonderà nel ragazzo grande forza ed energia per continuare a vivere e lottare ma il danno psicologico ormai è fatto e non lo abbandonerà fino al termine della storia e alla resa dei conti.
Interessante il comparire sovente nel romanzo della figura di Florence Nightingale, fondatrice dell'assistenza infermieristica moderna che propose inoltre l'organizzazione degli ospedali da campo pur costandole non poche recriminazioni:
«Gli stessi medici, che all’inizio avevano dimostrato una forte ostilità verso queste opere di riorganizzazione, avevano dovuto ammettere che le ragazze di Florence Nightingale avevano realizzato qualcosa di incredibile. Alcune di esse erano anche riuscite a convincere un gruppo di civili a dare loro una mano per riparare le latrine intasate e aggiustare il sistema fognario. Solo alcuni dottori si erano ostinatamente rifiutati di accettare che fossero delle donne a occuparsi dell’ospedale militare, e a nulla erano valsi i finanziamenti del ministero della Guerra...»
Cellamare, oltre ad avere il pregio della fluidità della scrittura, sa creare descrizioni e atmosfere dall'aura epica e fiabesca:
«...si concentrò sulla missione che gli era stata affidata, raggiungere Sinope e cogliere di sorpresa Othman Pascià, il comandante della flotta turca del Mar Nero. Conosceva quella cittadina ed era rimasto sorpreso dalla bellezza della sua necropoli, piena di steli a rilievo e di ceramiche colorate che gli avevano ricordato le eleganti madrase del Registan a Samarcanda.»
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Daniele Cellamare con La carica di Balaklava ci regala una bella epopea storica e non smentisce la sua vocazione legata alle numerose pubblicazioni di Storia contemporanea e di saggi di carattere geopolitico.Tra i suoi scritti di storia militare, è bene ricordare per gli appassionati del genere altri due romanzi storici: Gli Ussari alati e La fortezza di Dio.
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