Un’esplosione di colori, musica jazz e sensualità, “Ritorno a Harlem” di Claude McKay
Claude McKay nacque a James Hill nel settembre del 1889. In gioventù, l’autore catturò l’attenzione di Walter Jekyll, che nel 1912 lo aiutò nella pubblicazione del suo primo libro di poesie, dal titolo Songs of Jamaica. Nello stesso anno uscì anche la seconda opera di McKay, Constab Ballads, basata sull’esperienza dell’autore che lo vide poliziotto proprio in quegli anni e proprio in Jamaica.
In seguito, il giovane partì per gli Stati Uniti diretto al Tuskegee Institute di Booker T. Washington, per poi cambiare rotta e iscriversi alla Kansas State University, a causa del dilagante razzismo di cui fu testimone a Charleston. McKay cominciò così a interessarsi di politica; rimase enormemente colpito da Souls of Black Folk di William Edward Burghardt Du Bois che, in breve, divenne per lui un esempio da seguire.
McKay fu un comunista, ma si discostò dalla suddetta ideologia dopo aver appreso – tramite un viaggio nell’ex Unione Sovietica – la rigidità e i limiti del comunismo stesso.L’autore fece parte del movimento artistico culturale Harlem Renaissance e scrisse tre romanzi: Home to Harlem, Banjo (1929) e Banana Bottom (1933). In seguito, fu autore di una raccolta di racconti, due libri autobiografici e una raccolta di poesie scelte, pubblicata postuma.
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Ritorno a Harlem (Home to Harlem) fu scritto nel 1928; l’opera fu criticata proprio dal sopracitato Du Bois, che l’autore giamaicano tanto idolatrava, a causa dell’esplicita sensualità e della visione che l’opera trasmetterebbe di Harlem; secondo Du Bois, ciò serviva solo a catturare l’attenzione di quei bianchi che volevano un’immagine della “licenziosità” dei neri.
«Home to Harlem... per lo più mi dà la nausea, e dopo le parti più volgari [...] ho sentito un distinto bisogno di farmi un bagno.»
Attualmente, la critica moderna respinge fermamente la dura visione di Du Bois. Nel 2002, lo studioso Molefi Kete Asante inserì Claude McKay nella classifica dei Cento più grandi afroamericani.
Ritorno a Harlem fu pubblicato in Italia la prima volta in Italia nel 1930 per conto della Modernissima, Milano. Oggi, D Editoreci propone l’opera in chiave più moderna; il romanzo è l’ultimo titolo della fortunata collana di narrativa Strade Maestre diretta da Valerio Valentini, che ha curato anche la traduzione del volume.
Ritorno a Harlem è un’esplosione di colori, musica jazz e sensualità; Harlem è esplicita, notturna, magica; Harlem è gioco d’azzardo, sesso, profumo di whisky e sigarette; la misticità di Harlem si estende per tutte le pagine di questo straordinario libro che ci racconta la vita di uomini e donne per i quali Harlem è semplicemente casa.
«Erano due anni che aveva lasciato Harlem, la 135ª Strada, con le loro ragazze bruno-cacao e bruno-noce che lo richiamavano da lontano, come oscure sirene. “Oh, quelle gambe”, sospirò Jake. “Solo Tantalo può capire il mio supplizio nel ricordare quelle cosce brune! E il cabaret di Barron? E quello di Leroy? Oh ragazzi miei, che ricordi.” Ragazze brune, truccate e dipinte come viole scure, carni brune, avvolte in morbide vesti variopinte, labbra brune sinuose e dolcemente protese ai baci, seni bruni pulsanti d’amore. “A me, Harlem!” gridò Jake. “Sono stato un pazzo a credere che potessi vivere felice quaggiù. Non ero più io. Era un altro. Ecco come stanno le cose. Oh, ragazzi miei! A me Harlem.”»
La trama è semplice: Jake, disertore, torna a Harlem da straniero dopo un periodo nel Regno Unito. Amareggiato per essersene andato ma felice più che mai per essere tornato, l’uomo si lascia andare all’allegria e alle leggerezze del posto. Nel giorno del suo rientro, Jake incontra una bellissima donna con la quale passa la notte, per poi perderla inesorabilmente il giorno dopo. La sua storia sarà caratterizzata da esperienze diverse, ma egli non dimenticherà mai gli occhi della sua bella…
L’incontro più importante per Jake sarà però quello con Ray, conosciuto durante un lavoro per le ferrovie. Nel romanzo, Ray rappresenta la persona di McKay. In un certo senso, entrambi gli uomini rappresentano l’autore: i personaggi in questione sono essenzialmente due lati, due immagini della stessa persona; se Ray è McKay, Jake è tutto ciò che McKay avrebbe voluto essere.
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Tra risse da bar, cabaret, regolamento di conti, alcool, droga e fumo, ma anche tra sessualità, amore e un senso perenne di euforia, Ritorno a Harlem di Claude McKay è senza ombra di dubbio un capolavoro imperdibile della letteratura contemporanea afroamericana, rappresentando per questo solo il primo dei due titoli portanti la firma di Claude McKay che la crescente D Editore ha intenzione di pubblicare entro la fine del 2018.
Per la prima foto, copyright: Jean-Philippe Delberghe.
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