“Tra cuccioli ci si intende” di Annamaria Manzoni
Il saggio di Annamaria Manzoni, Tra cuccioli ci si intende, edizioni Graphe.it, si fonda sull’analisi della relazione, abbastanza nota a tutti, fosse anche solo a livello intuitivo, tra l'educazione dei bambini e dei ragazzi e il rapporto con gli animali. Si sente spesso parlare della pet therapy, ad esempio, ossia una co-terapia da affiancare a quella medica tradizionale, che porta benefici dalla relazione del paziente con gli animali. Si tratta di un'idea che stimola immediata simpatia, al di là del valore strettamente medico o della reale e comprovata efficacia sul paziente; a livello intuitivo, possiamo concordare sul fatto che un benessere a livello mentale è di grande aiuto per la guarigione. Ad ogni modo, in Italia, tranne in alcuni casi, si tratta di una modalità non ancora chiaramente codificata.
Questa idea viene amplificata nel momento in cui passiamo dall'adulto al bambino, per quella innata simpatia presente tra i cuccioli su cui il titolo del saggio, Tra cuccioli ci si intende, fa immediata leva: la comunicazione tra i piccoli, seppure di specie diverse, è immediata, fatta non tanto di un codice di comunicazione ma di un sentimento innato. «I bambini sono gli antispecisti per eccellenza. Per loro non esistono barriere nel rapporto che instaurano con un animale, anzi si può parlare di una vera e propria affinità innata»: così recita, in modo chiaro, la quarta di copertina del libricino, che affronta in un saggio dalla scrittura chiara e distesa la naturale relazione tra bambini e animali, analizzandone sia gli aspetti per così dire terapeutici sia in particolare l'importanza di un'educazione precoce al rispetto per l'animale, che diventa in seguito rispetto tout court.
I bambini dimostrano sin da subito una simpatia per gli animali, che si manifesta ad esempio nella richiesta di un cucciolo da avere in casa; a volte questo bisogno viene surrogato nell'amore per i pupazzi o le rappresentazioni di plastica, oppure nell'ammirazione nei confronti dei cartoni animati che, non per caso, sono «abitati da topi, papere, cani, maialini: tutti antropomorfizzati, capaci di parola e di pensiero umano».
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Senza seguire tutti i passaggi dell'argomentazione di Manzoni, per cui si rimanda alla lettura diretta del testo, è interessante l'approdo finale delle considerazioni, che lega la precoce relazione di rispetto nel confronto dell'animale a una relazione più sana e positiva nei confronti dell'altro. Cogliere questa relazione è estremamente importante, per genitori, insegnanti ed educatori, perché permette di leggere innanzitutto la violenza e la cattiveria nei confronti degli animali come un segno di disagio da parte del bambino e del ragazzo; inoltre correla l'istigazione alla violenza contro gli animali a un più ampio senso di mancanza delle regole e incapacità di relazione positiva con l'altro.
Non è vero, secondo Manzoni, che la crudeltà verso gli animali è innata nel bambino; essa è piuttosto un segno preoccupante, che deve essere approfondito nelle sedi adeguate. Spiega in modo chiaro l'autrice: «è possibile assistere alla successiva formazione, in età adulta, del Disturbo Antisociale di personalità, caratterizzato dalla violazione dei diritti degli altri e dalla significativa compromissione del funzionamento sociale, scolastico, lavorativo, dall’incapacità a fare proprie le norme sociali di comportamento, a rispettare gli altri nei loro diritti e nei loro sentimenti, all’attitudine a reazioni aggressive, nell’ indifferenza per il sentire altrui». Banalizzare, quindi, oppure sorvolare, non è affatto la strategia adeguata; serve invece maggiore consapevolezza, come mette in evidenza Tra cuccioli ci si intende, e volontà di leggere i segnali prima che si possa andare incontro all'irreparabile.
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