Thórarinn Leifsson, senza libri l'umanità non esisterebbe più
Thórarinn Leifsson ha lavorato a lungo come illustratore prima di cimentarsi nella narrativa e dare alle stampe, nel 2009, il romanzo La folle biblioteca di nonna Huld tradotto ora in italiano da Silvia Cosimini e pubblicato da Salani Editore.
Già dal libro, un fantasioso viaggio nel mondo grigio di un’umanità che non legge più, si scopre che in Islanda non esistono i cognomi. Si prende il nome del padre e si aggiunge il suffisso “son”, se maschio, e “dottir”, se femmina. Si è figli e figlie dei padri, per farla breve. Questa però è una chicca a piè di pagina, quello che si impara veramente leggendo questo libro intrigante, adatto a giovani e meno giovani, è che se non esistessero più libri l’umanità stessa non esisterebbe più, trasformata in un esercito di scimmie che devono produrre profitti a chi ha saputo sovrastarle.
Albertina è una ragazza di undici anni costretta dalla famiglia a lasciare la vecchia casa per trasferirsi nella Gabbia Dorata, come viene definito l’edificio ipertecnologico in cui abita ora con mamma e papà. Soli, perché il fratello non vive più con loro. Anzi, è sparito senza dire una parola, in un collegio, a detta dei genitori. Albertina frequenta la scuola Cimice, una scuola sporca e con alunni strani e, alcuni di loro, bulli. Inutile negarlo, le mancano tantissimo la sua vecchia casa e vita, specie nel momento in cui un uomo paffuto e antipatico le chiede di fingere felicità alla finestra della sua camera affinché i possibili investitori siano invogliati a far parte della Gabbia Dorata. È umiliante la richiesta. Per fortuna l’episodio non si ripete perché un giorno, nella sua casa computerizzata, arriva nonna Huld, costretta a lasciare la casa di riposo per aver provocato un piccolo incendio. Nonna Huld porta con sé la sua biblioteca: libri veri sui quali imparare a leggere e a viaggiare con la fantasia. È sulle ali della fantasia che l’avventura vera e propria prende forma portando Albertina e i suoi nuovi amici verso confini inesplorati.
Data la recente apparizione nelle librerie del Belpaese, Leifsson ha raggiunto il pubblico italiano in occasione della fiera del libro milanese, Bookcity. E in questo contesto ho avuto l’occasione di porgli alcune domande e conoscere meglio lo scrittore islandese.
Come le è venuta l’idea di questo libro?
Lo scrivevo durante la crisi che colpì l’Islanda, nel 2008, una crisi che ho vissuto in modo molto forte attraverso gli occhi di mia figlia sedicenne. Era molto implicata nelle proteste. La situazione, come tutti sappiamo, ha avuto risvolti molto importanti in tutto il Paese. E, come dicevo, mia figlia si impegnava in prima fila a far sentire la voce dei giovani, delle persone. Il personaggio di Albertina si ispira a lei, decisamente, anche perché mia figlia aveva l’abitudine di nascondersi ovunque nella casa per leggere. Specie in bagno, come Albertina. Mia figlia leggeva Harry Potter, per fortuna, e non solo le indicazioni sui contenitori dello shampoo, come la protagonista del mio libro. La nonna Huld invece ricorda in molti tratti la mia mamma che apparteneva alla vecchia scuola femminista, combattiva, proprio come nonna Huld. Tra l’altro, la biblioteca che ho descritto esiste veramente, ed era di mia mamma.
La cosa divertente è che i bambini me lo chiedono di continuo se la storia sia veramente accaduta, e penso che sia meravigliosa la capacità dei piccoli di credere che tutto sia possibile. Mio figlio, che ha quattro anni, è convinto che la storia di Albertina sia reale. Sarà compito suo, una volta adulto, decidere se e quanto sia vero in questa storia.
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Secondo lei la letteratura, ovvero la lettura, è la strada per evitare la trappola che ci rende frenetici verso i desideri materiali o la storia di Albertina è solo un puro esercizio di fantasia? Detto altrimenti, i libri potrebbero “salvarci”, ma non lo faranno, se non nella nostra immaginazione?
Storicamente, la letteratura e la conoscenza salvavano gli uomini dall’ignoranza. Vivo in Germania, dove oggi la questione degli immigranti si sente moltissimo, ma la reazione delle persone è causata da vuoti di informazione. Forse suona come un cliché, ma sì, credo proprio che i libri possano fare la differenza in un cammino verso una certa salvezza.
Ho avuto la sensazione che il libro descrivesse in modo caricaturale la società odierna, seppur ambientando la vicenda in un futuro impreciso. È una sua visione del mondo attuale?
In primis è il risultato di un gioco fantasioso. Solo dopo aver scritto vedo il significato autentico. A dire il vero, riguardo a questo libro, sei anni dopo, non sono ancora del tutto certo su quale sia il suo significato. Sicuramente è una reazione ai tempi drammatici che hanno preceduto la sua stesura. Certe volte è interessante scoprire il significato anche attraverso i lettori e le loro interpretazioni.
Le illustrazioni le appartengono, anzi lei è prima di tutto illustratore. Come combina l’illustrazione con la narrazione, mi spiego meglio: vede e disegna prima l’immagine e poi racconta oppure prima scorrono le parole per poi comporsi in immagini?
È un cinquanta-cinquanta, sebbene ultimamente mi sento composto più da parole che da immagini. Infatti mi manca fare l’illustratore ed è per questo che il mio prossimo progetto mi vedrà impegnato nel mio primo amore: le illustrazioni.
Segue dei rituali per scrivere?
Più che rituali, mi serve silenzio per poter scrivere. Mi reco nella Biblioteca Centrale di Berlino per scrivere perché lì si è come in un bunker. Mia moglie, scrittrice anche lei, riesce a occuparsi dei romanzi anche mentre tiene il piccolo in braccio. Io devo isolarmi completamente.
Un libro che non dovrebbe mancare da nessuna biblioteca ed elenco di libri letti?
Senza dubbio Le mille e una notte.
La storia di Albertina si addice a un pubblico giovane, ma intrattiene egregiamente anche quello adulto grazie all’essenziale elemento della fantasia. Per qualcuno, una volta divenuti adulti, si dovrebbe far ricorso, nell’affrontare la vita quotidiana, alla razionalità, all’intelligenza matematica che trasforma i problemi in una banale operazione di due termini. Quanto invece è importante la fantasia nella vita di tutti i giorni?
La fantasia è la cosa più importante ed è indispensabile per la vita. L’immaginazione provoca risoluzioni ricche di umorismo e toglie la pressione del razionale. Anzi, questo “organo” della fantasia dovrebbe essere sempre ben allenato. Un esercizio utile in questo senso è l’ascolto della musica astratta.
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Commenti
La lettura è la strada per salvarci dall'attuale crisi etica e dalla politica dell'anti-cultura. Leggere ci aiuta a crearci un'idea personale sul mondo e a non farci inculcare quelle degli altri.
Mi piacerebbe che i lettori di questo Blog dessero un'occhiata alle storie di mio marito, il quale dedica molti dei suoi romanzi alle nuove generazioni, con la persuasione che saranno queste a tirarci fuori dal limbo in cui gli attuali governanti ci stanno calando.
Regaleremo senz'altro questo romanzo alla piccola Rebecca per il suo compleanno...
Grazie
Eleonora DB
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