Test di grammatica italiana sui verbi
Il verbo è senz’altro uno degli argomenti più complessi della grammatica italiana e il test di oggi potrebbe mettere in difficoltà più di qualcuno: l’ultima volta le dieci domande riguardavano argomenti generali; oggi, invece, il test è completamente incentrato su questo argomento e, anche se non ne tocca tutti gli aspetti, vi permetterà di scoprirne le curiosità, le influenze esterne e i cambiamenti: la lingua – è risaputo – non è un sistema immobile, ma, al contrario, è un fenomeno sociale sottoposto alle leggi del tempo e dello spazio.
Pensate soltanto al rapporto tra passato remoto e passato prossimo: ormai quest’ultimo è diffuso in tutta la Penisola; è usato sempre in luogo del primo nel Nord Italia, a differenza di quanto accade nel Sud: qui, infatti, il passato remoto sopravvive. Quest’ultimo, per di più, era usato frequentemente nell’italiano antico, tra l’altro assieme al trapassato remoto, che oggi ha sapore sicuramente letterario. I cambiamenti del sistema verbale, insomma, non sono stati profondi, ma non si può certo dire che siano poco evidenti. Veniamo al test sui verbi.
1. Si dice sparare qualcuno o sparare a qualcuno?
2. Come si scrive la seconda persona singolare dell’imperativo di dare?
3. Si dice devìa o dèvia?
4. Qual è la corretta pronuncia di evaporo?
5. Qual è il participio passato di eccellere?
6. Qual è il participio passato di deprimere?
7. Si dice fa niente o non fa niente?
8. A meno che: 1. Regge l’indicativo 2. Regge il congiuntivo 3. Regge sia indicativo sia congiuntivo.
9. Si dice adire le vie legali o adire alle vie legali
10. Qual è il significato di balcanizzare?
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Soluzioni
1. Il verbo sparare è un verbo transitivo; il complemento oggetto, però, è rappresentato non dalla persona, bensì dal proiettile. La diffusione di questa costruzione dipende dalla lingua antica, quando sparare voleva dire anche “sventrare”.
2. Si scrive da’, e non ci sono eccezioni: dà è terza persona singolare dell’indicativo, mentre da è preposizione semplice. Come da’, si scrivono anche fa’, sta’ e va’, essendo apocopi delle forme piene dai, fai, stai e vai (e le apocopi si contrassegnano con l’apostrofo, tranne in alcuni casi: piè, per esempio).
3. La pronuncia corretta è devìa, perché il verbo è composto di –via, la cui pronuncia è nota.
4. La pronuncia corretta è evapòro, perché il verbo è costruito su vapore.
5. Il participio passato è eccelso, usato – come in molti altri casi – come aggettivo.
6. Il participio passato è depresso.
7. Non si dice fa niente: è sbagliato, perché niente e nulla vogliono la doppia negazione. Il costrutto senza non si è diffuso per influenza di alcuni dialetti: per esempio, Mi so nient.
8. A meno che regge sempre e solo il congiuntivo: es. A meno che tu non lo voglia davvero, lo lasceremo andare.
9. Si dice adire le vie legali, perché il verbo è transitivo: adire alle vie legali, dunque, farebbe registrare un accusativo preposizionale.
10. Dal Sabatini-Coletti: «Ridurre un paese in condizioni di instabilità politica, come nel recente passato nella regione balcanica; dividere uno stato in tante piccole nazioni». Il riferimento è alle vicende dei Balcani nei primi del Novecento.
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Commenti
5/10
"Come si scrive la seconda persona singolare dell’imperativo di dare?" In realtà, per come è posta la domanda la risposta data non è quella corretta, la risposta esatta è, semplicemente, "dai".
:)
"Dai" lascia ad intendere "tu dai "che è indicativo presente. "Tu dai il libro a maria" .
Ma se devi comandare un'azione dici "da il libro a maria". Quindi non è corretto "dai"come imperativo.
1) http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguis...
2) Sono d’accordo a metà. Nel senso che riconosco la correttezza dell’uso dell’apostrofo, ma non capisco perché debba obbligatoriamente farlo.
3) Giusto. A proposito di accenti “ballerini”.
4) Io sapevo che, per capire dove far cadere l’accento, si osservava l’infinito del verbo.
5) Eccelso direi.
6) Depresso, ma solo linguisticamente parlando.
7) Non sapevo di questa regola per cui niente e nulla esigono la doppia negazione. Per cui mi son documentato; e guardate che ho scoperto circa la posizione dell’avverbio: http://www.linkuaggio.com/2011/08/si-dice-fa-niente-o-non-fa-niente.html.
8) Sì, grammaticalmente è il congiuntivo a esser e la forma giusta. Ma sappiamo che nel parlato si opta per l’indicativo.
9) Utile a sapersi.
10) Parole quotidiane che per antonomasia assurgono a descrivere un comportamento generale.
Per la domanda n°2 non concordo completamente.
A seguire, le definizioni corrette desunte da Treccani:
***
Da’, con l’apostrofo, è la 2a persona dell’imperativo del verbo dare (➔troncamento di dai)
Da’ una mano a tuo fratello!
• Dà, con l’accento, invece, è la 3a persona dell’indicativo presente del verbo dare
La sua presenza gli dà sicurezza.
USI
Per la 2a persona dell’imperativo è possibile usare, accanto alla grafia da’, anche la forma piena dai
Lasciale stare tutte queste regole nuove, dai retta a me (R. Petri, Esecuzioni)
La forma dai è l’unica possibile in locuzioni come:
– e dai (anche con ➔univerbazione: eddai)
Eddai che gliela abbiamo ormai fatta (P. V. Tondelli, Altri libertini)
– dai e dai (usata a volte anche come sostantivo: il dai e dai)
Dai e dai ogni giorno con il tuo sudore una pietra dopo l’altra alto arriverai (Canzone di san Damiano)
nel dai e dai delle meretrici (I. Fossati, Oh, che sarà).
STORIA
L’imperativo da’ ha sostituito la grafia da, in uso ancora nell’Ottocento
Or da retta a’ miei sensi (Il fiore della letteratura greca).
come si scrive correttamente la seguente dizione: QUAL E' (senza apostrofo dopo la parola QUAL) oppure QUAL'E'? (con apostrofo dopo la parola QUAL).
Si scrive Qual è
L'apostrofo si usa quando la prima e la seconda parola finiscono e iniziano con la stessa vocale. Nel caso di "qual" non si usa l'apostrofo perché esiste la parola QUAL senza la e. Se in grammatica fosse esistita solo la parola QUALE , allora si sarebbe utilizzato l'apostrofo .
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