Streghe o guaritrici? L’arte delle segnatrici
È difficile descrivere cosa sono le segnatrici, hanno in loro mille sfaccettature, sono donne enigmatiche che appartengono a un mondo quasi magico o immaginario e che per anni sono state l’unica risorsa per un piccolo borgo tra le montagne, Borgo Cardo. In tutto il romanzo infatti sono state viste in due diverse angolazioni dai vari personaggi, sia buone che cattive. Per tratteggiarle usando le parole della scrittrice: le segnatrici sono il confine sottile tra una strega e una guaritrice. Queste donne sono proprio il punto da cui parte tutto il romanzo dal titolo appunto Le segnatrici di Emanuela Valentini edito da Piemme.
«Il folletto che fa i dispetti se non gli lasci il latte appena munto. La paura che si nasconde tra le dita dei piedi e va lavata via con un bagno di fiori bianchi. Il malocchio. Le male parole. L’anima che cade per terra. Il sangue mestruale per legare l’uomo amato. Il confine sottile tra guaritrice e strega.» Mi guardò con intensità. «Le segnatrici sono sempre state una realtà vivida e importante di queste montagne […]»
L’inizio della storia è d’impatto: Sara, un medico che lavora a Bologna, ritorna nel suo paesino d’infanzia per il funerale di Claudia, un’amica che era scomparsa da tempo. Le sue ossa sono state ritrovate e per Sara questo avvenimento è una ferita che si riapre e che la riporta indietro nel tempo a quando l’accaduto ebbe luogo. Nei pochi giorni che rimane al borgo la protagonista fa la conoscenza di una bambina, Rebecca, che le cura una ferita segnandola. Questa è l’ultima segnatrice che si trovi in paese alla quale è stata insegnata quest’arte, la ragazza però sparisce poco dopo proprio come era successo per Claudia.
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Iniziano le ricerche e Sara cerca di indagare ricostruendo la vicenda e interrogando varie persone, scoprendo così che la storia si sta ripetendo. Infatti molti anni prima delle ragazze che erano segnatrici fuggirono lasciando solo una lettera ai genitori, capiamo attraverso gli sviluppi della vicenda che la recente scomparsa della bambina non è una coincidenza ma segue la scia delle sparizioni passate.
Con l’andare avanti delle pagine il romanzo si fa sempre più intrigante poiché inizia la vera e propria investigazione di Sara per riuscire a salvare Rebecca. Entriamo così nel vivo della cultura di questo piccolo paese, un luogo in cui ormai i tempi si sono evoluti e non si crede più nella segnatura che ti faceva guarire ogni malattia con una formuletta ma nella medicina. A oggi infatti al borgo tutte le giovani che praticano quell’arte vengono considerate come il male. Sara deve fare i conti con gli intrighi passati e gli avvenimenti che quando era piccola non era riuscita a comprendere totalmente.
«Su queste montagne la segnatura è sempre stata la vera religione, lo sanno tutti che hanno rubato le parole alle preghiere per non essere bruciate sul rogo nel secolo buio, quelle lì. Sono state furbe. Hanno trasformato i loro riti in false preghiere, ritornelli, filastrocche che sembrano qualcosa ma sono altro: sono cose antiche, lontanissime da Dio.»
La protagonista però non si lascia abbattere dalle persecuzioni e dalle intimidazioni e continua la ricerca del colpevole che vuole uccidere ogni segnatrice del paese. È una donna determinata e combattiva.
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La narrazione procede in modo sempre attento e lineare senza affrettare i tempi lasciandoci capire in modo fulmineo cosa sta succedendo e quale sarà il passo successivo del personaggio. La tensione tipica di un giallo si fa sempre più viva mano a mano che si procede nella narrazione e tocca il massimo punto nelle ultime pagine quando si comprende pienamente tutta la vicenda.
Le segnatrici è un romanzo particolare e interessante, una storia che di certo vale la pena leggere.
Per la prima foto, copyright: Katherine Hanlon su Unsplash.
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