Silvio Berlusconi e Beppe Grillo: il decaduto e l’ascendente, un Giano bifronte
Decaduto, non deceduto. Ma decadere è un po’ decedere, dunque una piccola morte, un insulto alla vita e un sussulto prima della fine. Questo è accaduto, infine, al caimano d’Italia. Non è stata la politica con la ‘p’ minuscola a privarlo di un seggio, ma il suo passato.
Nel romanzo criminale italiano, Silvio Berlusconi occupa una posizione di rilievo assieme a Giulio Andreotti, Tommaso Buscetta, Licio Gelli, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Matteo Messina Denaro, e tanti altri. L’epopea di un tycoon si spegne, e si spengono i riflettori sulla sua poltrona di senatore.
Ora la sua attività carismatica torna nelle piazze – normale per un piazzista! – dove forse troverà un ultimo spiraglio di vita prima della morte fisica. Restano le macerie che ci ha lasciato in eredità: il conflitto d’interesse, la svendita del patrimonio culturale, la riduzione a merce delle donne, la cittadinanza esercitata attraverso il consumo televisivo.
Ma questi orientamenti ora paiono spostarsi dal reale al virtuale, mutando geneticamente per dar sostegno esplicito a un altro milionario, più spregiudicato e onnivoro: Beppe Grillo. Nella geometria politica italiana, Grillo ora si oppone a Letta assieme al suo predecessore e avversario Berlusconi. Cosa ne uscirà? Nel pasticcio parlamentare, nel vuoto democratico, nella discesa verso l’abisso economico e produttivo, questi due insieme rappresentano il vecchio e il nuovo leaderismo populista: sono due pericolosi agitatori di popolo, entrambi fuori dal Parlamento, entrambi dentro la pancia della Piazza Italia.
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Immagino un futuro osceno, razzista, xenofobo, omofobo, populista e oltremodo volgare. Un avvenire certo nella ricerca di un capro espiatorio a tempo (ora gli immigrati, domani chissà), di avversari senza nome, di non persone da trattare come merce della propaganda e come bersagli fisici e morali. Quel che mi spiace di più è che le millantate rivoluzioni culturali di Berlusconi e Grillo, in verità, allontanano tutti dalla cultura del rispetto e della mediazione, per sottoporre il Paese a un’ulteriore overdose di veleni e oscenità sottoculturali. Grillo farà più del caimano, andrà oltre, privilegerà il turpiloquio – quintessenza della grammatica del web – appiattendo l’Italia a mero fascista fenomeno da baraccone. In attesa di tanti cortocircuiti, comincio a preparar le valigie per espatriare da un luogo nel quale prevale il cattivo gusto di questi gerarchi. E nella mia valigia porto Gramsci, non Casaleggio.
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