Si scrive quarantatré o quarantatre?
Si scrive quarantatré e non quarantatre, ve lo diciamo già. La parola a sé stante “tre” va scritta senza accento, ma tutte quelle derivate, come il nostro “quarantatré”, vogliono l'accento.
La regola è molto semplice: in italiano le parole tronche in vocale, dal bisillabo in poi vanno sempre accentate. In realtà, basterebbe anche solo pronunciare “quarantatré” ad alta voce per capire che quella vocale finale presenta una differenza che va segnalata (con l'accento, appunto), ma il fatto che esista una regola ben precisa può essere utile per spiegare oggettivamente il perché di quel segno distintivo. Tale norma risale addirittura al Cinquecento ed è applicata anche ad altri termini, per esempio i composti di “che” (“poiché”, “perché”).
Nel caso di oggi, l'accento è assolutamente obbligatorio, in quanto, appunto, esiste da secoli una regola grammaticale che lo prevede nel caso di parole composte da due o più sillabe e tronche in vocale (anche nel caso di “abbandonò”, “libertà” ecc...).
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L'accento può essere efficace per non confondere il significato di parole piane e sdrucciole, scritte allo stesso modo (àmbito/ambito), anche se, in questo caso, è un segno facoltativo, in quanto l'uso di un termine o di un altro è dato anche dal contesto. Infine, ci sono casi in cui l'utilizzo dell'accento è proprio sbagliato, ovvero laddove è inutile: ricordatevi infatti che l'accento ha soprattutto lo scopo di evitare ambiguità nella scrittura e nella lettura, e che serve a segnalare alcune particolarità, come nel caso delle parole tronche.
Insomma, ci sembra che, rispetto al nostro quesito di oggi, non ci siano oggettivamente dubbi: “quarantatré” va scritto con l'accento. Dimenticatevi “quarantatre”.
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