Sette grandi dinastie che hanno retto i destini d’Italia
Da poco in libreria con Le sette dinastie (Newton Compton editori), Matteo Strukul ritorna a occuparsi di Rinascimento e potere in Italia, con uno sguardo rivolto a sette grandi famiglie che hanno retto le sorti d’Italia, o meglio di alcune tra i più importanti Stati rinascimentali italiani.
Con Matteo Strukul abbiamo cercato di fare il punto sul suo romanzo e su queste dinastie che, nel bene e nel male, hanno segnato la storia italiana.
A distanza di un anno ci ritroviamo a parlare di un suo libro incentrato su potere e Rinascimento. Può raccontarci il cambiamento di prospettiva intercorso tra questo libro e i precedenti?
Be’ in questo romanzo ho provato a raccontare il Rinascimento in modo corale. Protagonista non è una sola dinastia – i Medici – o magari un artista geniale come Michelangelo, ma piuttosto una moltitudine di grandi figure storiche: da Filippo Maria Visconti a Francesco Sforza, passando per Bianca Maria Visconti, Polissena Condulmer, Cosimo il Vecchio, Eugenio IV e Alfonso il Magnanimo. Insomma, è stata una sfida ancora più complessa di quelle che avevo affrontato in precedenza. Questo perché, un romanziere come me, ha bisogno di approfondire, cambiando sempre la prospettiva. Qui ho voluto raccontare cinquant’anni di Rinascimento attraverso molti dei suoi protagonisti, in una lotta per il potere senza esclusione di colpi, facendo tesoro della lezione di Jacob Burckardt che nel suo saggio La civiltà del Rinascimento centrò in pieno le specificità dell’Italia del quindicesimo secolo: una terra divisa in ducati, repubbliche, regni e potentati che, lungi dal maturare una visione comune, rimase preda degli egoismi, rappresentando però, nella sua molteplicità di culture e nella propria feroce bellezza, il frutto proibito per i sovrani stranieri.
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Le sette dinastie del romanzo sono i Visconti-Sforza di Milano, i Condulmer di Venezia, gli Estensi di Ferrara, i Medici di Firenze, i Colonna e i Borgia di Roma, gli Aragonesi di Napoli. Se dovesse indicare in breve le caratteristiche peculiari di ognuna, quali aggettivi sceglierebbe?
Spietati guerrieri. Astuti mercanti. Raffinati intellettuali. Spregiudicati politici e mecenati. Spudorati nepotisti. Avidi arrivisti. Irriducibili conquistatori.
E invece cosa le accomuna?
La fame di potere e il desiderio di primeggiare. La consapevolezza che la famiglia viene prima del singolo membro della dinastia. La capacità di cogliere le opportunità e di essere disposti a fare qualsiasi cosa per ottenere il dominio politico e militare di un territorio.
Ai Medici ha dedicato un’intera quadrilogia pubblicata tra il 2016 e il 2017, e ora ritorna anche su questa dinastia. Cosa la lega ai Medici?
Amo disperatamente la Storia e l’Arte. Il Rinascimento è certamente uno dei periodi di massimo splendore della civiltà umana. Nei cent’anni che vanno dal 1427 (Battaglia di Maclodio) al 1527 (Sacco di Roma) l’Italia fu al centro del mondo. I Medici furono i primi responsabili di questa innegabile supremazia culturale. Vi riuscirono con una politica spregiudicata ma intelligente e un mecenatismo che dimostrava lungimiranza e amore infinito per l’Arte e la Cultura. Credo che ogni italiano dovrebbe sentirsi legato ai Medici. Anche solo per un debito di gratitudine.
Come si collocano i suoi romanzi storici nella tradizione letteraria che afferisce a questo genere?
Si pongono nel solco del romanzo ottocentesco. Penso a I promessi sposi di Alessandro Manzoni anzitutto, poi a Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas e a I miserabili di Victor Hugo, e poi Il Capitan Fracassa di Theophile Gautier, Guerra e pace di Lev Tolstoj. Ma le mie storie risentono anche delle letture di molte opere teatrali, cito fra le mie preferite: Macbeth e Riccardo III di William Shakespeare; Tamerlano il Grande di Christopher Marlowe; I masnadieri e Maria Stuarda di Friedrich Schiller; Il principe di Homburg di Heinrich von Kleist.
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Qual è il legame con il passato di uno scrittore di romanza storici? E con il futuro?
Il legame con il passato è profondo. In un certo senso i miei viaggi sono perennemente filtrati attraverso la visione della Storia. La Romania di Vlad l’Impalatore, la Firenze dei Medici, la Venezia dei Dogi e delle famiglie patrizie. E poi la Storia porta con sé l’Arte che della prima racconta, attraverso gli immortali capolavori, le luci, i colori, le ombre, le architetture, gli abiti, le tradizioni. Cosa sarebbe Venezia senza Tiziano, Tintoretto e Canaletto? E Roma senza Michelangelo, Caravaggio e Raffaello? E Firenze senza Brunelleschi e Botticelli? Il futuro? Questa è una gran bella domanda. Non ho particolari rapporti con il futuro, non mi interrogo su cosa mi riserverà o come sarà. Vivo il presente. Anzi mi rendo conto che non provo alcuna attrazione per il futuro. Forse perché ritengo sia importante cercare di impegnarmi al meglio giorno per giorno.
Ci lasci con qualche consiglio di lettura: quali romanzi storici contemporanei le sono particolarmente piaciuti?
Certo! M. il figlio del secolo di Antonio Scurati. I leoni di Sicilia di Stefania Auci. La città dei labirinti senza fine di Kate Mosse. Il menestrello di Oliver Potzsch. Il bardo e la regina di Paola Zannoner. Lunga vita all’impero di Simon Scarrow.
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