“Serpenti” di Daniel Krupa: l’adolescenza, tra realtà e finzione
Pubblicato nel 2009, Serpenti di Daniel Krupa è da pochi giorni disponibile anche nelle librerie italiane, nella versione tradotta da Vincenzo Barca per Caravan Edizioni. È un libro non molto lungo e piacevole da leggere anche se a tratti lascia un retrogusto amaro legato proprio “ai fatti della vita” di cui narra; retrogusto di cui sembra non curarsi lo stesso autore.
Krupa utilizza un linguaggio quasi parlato in Serpenti, con una prosa semplice, a volte ridotta all’essenziale, una descrizione poco particolareggiata e un tono, nei dialoghi, piuttosto comune. Tutto ciò contribuisce a rendere il lettore quasi un quarto compagno di viaggio di Fanta, Seco e Polonio. L’autore ha inserito nel testo tutti i must di una tardo-adolescenza che inizia a pesare sui corpi e sulle anime dei protagonisti. Allucinogeni, illibatezza e i primi approcci sessuali, sensazioni, emozioni, desideri e frustrazioni mescolate come in un gran calderone dal quale alla fine non si sa cosa verrà fuori. Anche la location è singolare: una estancia, tenuta destinata un tempo alla gestione di agricoltura e bestiame, ad Apóstoles, di proprietà della famiglia di Polonio.
Sarà un viaggio, iniziato a La Plata, a condurli fin lì, dove ne partirà un altro sotto l’effetto allucinogeno della zuppa di funghi, delle pulsioni sessuali e del terrore per i serpenti. Questi esseri pieni di mistero che si oppongono e si confondono col loro piacere sessuale, arrivando a tratti a rappresentare la foresta stessa, simbolo di libertà dai condizionamenti ma anche di morte, di morte e di rinascita in una nuova pelle, esattamente come i rettili.
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«Seco e Fanta, senza doverselo dire, intuiscono che reciteranno ruoli diversi da quelli che recitano nella città lasciata ormai a più di mille chilometri, in quell’isoletta color mattone sospesa su quel mare verde che li circonda». Si sa che lo sviluppo psicologico e sentimentale non va sempre di pari passo con quello fisico e sembra che Krupa giochi proprio su questo per far muovere i tre ragazzi come ombre in un labirinto esistenziale a loro ancora sconosciuto. Più volte anche il lettore cade nel tranello di confondere realtà e finzione, ovvero allucinazione, esattamente come Fanta, Seco e Polonio che, nonostante tutto, riescono a rimettersi sulla via del ritorno col sempre presente libro “scanza serpenti”, il Derecho de matar.
Pur vivendo la medesima avventura il lettore noterà da subito un riscontro diverso nei giovani, una maturazione differente, anche nel modo di esternarla. «I serpenti non possiedono il senso dell’udito, poiché sono privi di timpano. Possono soltanto captare le vibrazioni del suolo. Il senso della vista non è ben sviluppato, benché riescano a fissare e a seguire un oggetto che si trovi a pochi metri di distanza». Esattamente come noi umani, che a volte ci affidiamo a quello che viene definito “sesto senso” o “intuito” ma che in fondo è solo il residuo di quell’istinto che per gli animali è ancora fattore determinante per la crescita, l’accoppiamento e la sopravvivenza e che agisce e si manifesta sempre in maniera e in momenti diversi.
Non è un libro che ti sconvolge più di tanto, né tantomeno cerca di avvalersi di colpi di scena o situazioni a effetto, quanto piuttosto fare presa proprio nella semplice “meraviglia” che è la vita. Di sicuro Serpenti di Daniel Krupa può facilmente rivelarsi una piacevole e spensierata lettura.
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