Se i quadri potessero parlare… “La musa” di Jessie Burton
La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi porta sugli scaffali (nella traduzione di Elena Malanga) La musa, l’atteso secondo romanzo di Jessie Burton, già autrice nel 2015 del bestseller Il miniaturista.
Ancora una volta la scrittrice britannica è in grado di costruire un romanzo solido in cui la suspense si fonde con la seduzione del contesto storico e la forza delle emozioni descritte.
Nel suo nuovo lavoro, la Burton intreccia e ricostruisce due momenti storici differenti, distanti l’uno dall’altro soli trent’anni: la Londra opprimente e ancora razzista del 1967 e la Spagna delle fincas del 1936. È un lavoro attento, minuzioso, in grado di incastrare alla perfezione gli ingranaggi della narrazione.
Parallelamente, due protagoniste: Odelle Bastienne, giovane immigrata caraibica con il sogno di diventare scrittrice, che viene assunta come dattilografa presso la rinomata Skelton Gallery londinese, e Olive Schloss, adolescente con un prorompente talento per la pittura, figlia di un commerciante d’arte viennese e trascinata contro la sua volontà a vivere nel villaggio spagnolo di Arazuelo.
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I sogni di Odelle di scrivere e di Olive di dipingere sembrano fondersi in un unico desiderio di affermazione della propria identità e di crescita, così come il loro destino viene legato da un quadro datato proprio 1936, che arriva trent’anni dopo nella galleria londinese per mano dell’amante di Odelle.
L’opera è firmata da Isaac Robles, affascinante artista e rivoluzionario che piomba nella vita di Olive stravolgendola: un dipinto con un movimento di colori, un’espressività e una fecondità dirompenti, quasi spirituali. Non è un caso, infatti, che vi siano raffigurate proprio Santa Giusta e Santa Rufina, donne martirizzate per aver difeso le proprie arti.
I misteri nascosti nella tela saranno in grado di stravolgere tutto quanto le due straordinarie protagoniste avevano previsto per la propria vita, dando loro la possibilità di uscire allo scoperto, affermarsi e superare i pregiudizi legati alla loro posizione sociale. Entrambe, infatti, hanno voglia di riscatto, di crescita, di dichiarazione della propria identità di donna e di artista.
Il lavoro di approfondimento storico che la Burton porta avanti pagina dopo pagina – dalla Spagna rurale già scossa dai primi fremiti di guerra alla Londra in divenire degli anni Sessanta – va quindi di pari passo con la crescita delle personalità delle protagoniste, che già dal principio sono descritte come personaggi profondi e multi-dimensionali, ma è nel corso della narrazione che esprimono il loro potenziale.
A questo si aggiunge un’attenta e curata rappresentazione degli stati d’animo di tutti gli altri personaggi che fanno da fondamentale cornice alle esistenze di Odelle e Olive: c’è Marjorie Quick, responsabile della Skelton Gallery, enigmatica, egoista ma alla fine sincera; c’è Teresa Robles, la sorella di Isaac, che sostiene Olive nella sua grande passione per la pittura; ci sono Lowry e lo stesso Isaac, personaggi maschili le cui azioni hanno conseguenze esplosive sulle vite delle due donne. Ognuno di loro è in grado di aggiungere fascino alle vicende di Odelle e Olive, in ogni loro sfaccettatura e nel percorso di crescita che inevitabilmente queste ultime compiono.
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Il lavoro di un bravo scrittore sta non solo nello scrivere cose interessanti, ma anche nel far pronunciare ai propri personaggi cose interessanti: ne La musa, a mio parere ancor più che ne Il miniaturista, la Burton riesce in questo intento, con vera audacia narrativa. Se nel primo romanzo si era cimentata in una ricostruzione quasi perfetta dell’Amsterdam puritana del diciassettesimo secolo, qui l’ambizione è doppia: fondere due mondi all’apparenza scollegati.
Si notano, infine, anche importanti elementi di storia dell’arte che, così com’era avvenuto per il precedente romanzo, sono incastonati nello scorrere della storia.
Viene spontaneo allora porsi la fatidica domanda: riuscirà questo libro a eguagliare il successo del precedente? Ai nostri cari lettori la sentenza. Noi ne consigliamo vivamente la lettura.
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Commenti
Ho finito di leggere questo bellissimo romanzo pochi giorni fa e mi trovo completamente d'accordo con la recensione. Sono certa che supererà il successo de "Il miniaturista". Entrambi sono romanzi di ampio respiro ma in questo l'autrice è stata particolarmente brava a ricreare e a mettere in connessione due mondi cronologicamente non moldto distanti eppure così diversi. Davvero una bella lettura.
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