Raccontare l’amore in dodici righe. L’esperimento di Eugenio Curatola
Eugenio Curatola nell’estate del 2012 ha aperto un nuovo blog e si è dato una sfida: ogni post sarebbe stato al massimo di dodici righi, per raccontare l’amore senza essere prolisso e perché «di più equivale a straparlare», come recita il sottotitolo del blog.
Oggi quell’esperimento è diventato un libro, L’amore non ha bisogno di tante parole #dodicirighe, edito da HarperCollins Italia, nel quale vengono proposte alcune storie per raccontare l’amore senza spendere trope parole.
Proprio da questo siamo partiti per la nostra chiacchierata con Eugenio Curatola
Dodici righe per raccontare l’amore. Per quale ragione ha scelto di essere breve e quant’è difficile condensare l’amore in così poco spazio?
L'idea delle dodici righe nasce dalla voglia di essere meno prolisso, di ordinare i miei pensieri in poco spazio per cercare di dire ciò che conta davvero. Il dodici è il risultato del lancio dei due dadi, che avrebbero determinato il numero di righe che avrei scritto per ogni pezzo del nuovo blog che stavo aprendo nell'estate del 2012. All'inizio mi sembrava impossibile e temevo che questa regola avrebbe reso la mia scrittura troppo forzata per non superare questo limite. Invece, dopo un iniziale adattamento, mi è venuto naturale farlo e nessuno dei miei pezzi è stato frutto di forzature. L'amore, davvero, non ha sempre bisogno di tante parole.
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Il sottotitolo del suo blog è «di più equivale a straparlare». Quanta pratica è necessaria a non straparlare e come sceglie le parole giuste?
Sono una persona che, in situazioni di forte emozione, parla tanto oppure non dice niente. Nella scrittura sono stato sempre molto prolisso perché riversavo ogni mio pensiero senza alcun filtro, senza scegliere cosa dire perché avevo la presunzione di credere che fosse tutto necessario. Ho capito col tempo, e in questo la scelta di scrivere in dodici righe mi ha aiutato, che bisogna saper scegliere le parole giuste. Perché alcune possono essere fuori luogo, possono ferire, possono essere dette nel modo e nei tempi sbagliati. Ci vuole pratica, ci sono voluti anni per me. Ma credo che, in qualche modo, ci stia riuscendo. Le parole sono importanti e vanno scelte, senza perdere autenticità.
Spero mi perdonerà la domanda così diretta, cos’è per lei l’amore?
Penso che definire l'amore sia quasi impossibile, perché ha così tante sfaccettature che richiederebbe un tempo infinito. Per me è quel sentimento che ti prende all'improvviso, dal qual puoi provare a scappare ma non riesci. Che ti fa stare bene e soffrire come un cane. L'amore è guardarsi senza dire niente o parlare parlare parlare senza fermarsi mai. L'amore è tutto. L'amore vero fa paura ma è anche la cosa più bella che si possa provare. Credo che non saper definire l'amore in modo preciso sia il modo migliore per definirlo.
Cosa rappresenta per lei la letteratura? Che spazio occupa nella sua vita?
Per poter scrivere bisogna anche leggere, leggere, leggere. Serve ad aprire la mente, a entrare in altri mondi per poter trovare il proprio. In tanti momenti mi ha permesso di capire cose di me stesso e della mia vita che da solo non avrei compreso. Le parole degli altri possono essere una luce e una guida. Vorrei leggere molto più di quanto riesca a fare adesso, ma ho promesso a me stesso di leggere almeno un libro al mese e ci sto riuscendo per fortuna.
Tra i suoi autori preferiti ha citato Heinrich Böll, Alessandro Baricco e Francesco Piccolo, cosa ha appreso a ognuno di loro?
Da Böll, precisamente da Opinioni di un clown che ho letto da adolescente, ho capito cosa volesse dire vivere un amore struggente e scriverne. Mi ha aperto al mondo della scrittura d'amore che, fino ad allora, era fatta da pensieri poco definiti e abbastanza infantili. Da Seta di Baricco invece ho appreso la dolcezza e la leggerezza dell'amore, ha smussato un po' gli angoli duri del libro di Böll. Momenti di trascurabile felicità di Piccolo invece è stata una svolta importante perché mi ha fatto capire che si poteva parlare d'amore attraverso la quotidianità, senza aver bisogno di essere aulici e troppo legati alle metafore o ragionamenti astratti. Tutti e tre sono stati fondamentali per la mia vita di lettore e scrittore.
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Lei ha studiato Economia per le arti, la cultura e la comunicazione alla Bocconi e Business Management presso la Oxford Brookes University. Quali sono i suoi progetti lavorativi per il futuro?
Al momento lavoro per un'azienda che si occupa di servizi online e la scrittura occupa un ruolo di pura passione e hobby, anche se è fondamentale per me anche da un punto di vista personale. Per il futuro, parlando dello scrivere, non faccio previsioni perché ho sempre scritto senza pensare troppo alle "conseguenze" e senza farmi pressioni, ma spero che la scrittura e l'ispirazione non mi abbandonino mai. E chissà cosa succederà!
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Per la prima foto, copyright: Michael Fenton su Unsplash.
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