Quello che accade nell’ombra. “Fulgore della notte” di Omar Viel
Puntata n. 95 della rubrica La bellezza nascosta
«Mi sento un fantasma, mi sono defnitivamente abituato al modo bizzarro in cui ci muoviamo per casa.Immagino che sia anche per questo che Kate ti trovaadorabile. In tua compagnia non mi sente arrivare néandare via, non sbatto le porte né scendo di corsa lescale. Ora so che le pareti hanno dei segreti e che lospecchio dell’armadio mi riflette solo per nascondere un passaggio che porta sul retro della casa. Ora socome entri ed esci dal college senza farti vedere, manon potrò mai dirlo a Stephen e sperare che lui micreda. Capisco anche che esiste un Gordon del finesettimana capace di vivere nell’incanto della tua presenza e un Gordon di tutti i giorni che sbatte le portee scende rumorosamente le scale. E ancora, un unico Gordon disposto a credere che tu gli permetta diesprimere solo quanto per lui ha un significato. Perciòti chiedo, che ne pensi della parola amore?»
Ci sono regole non scritte secondo le quali è impossibile attraversare un muro, è impossibile muoversi in spazi diversi da quelli abituali. Ci sono dogmi che ci inculcano da bambini e ci portano a guardare la realtà solamente con gli occhi, e definiamo “reale” solo ciò che riusciamo a vedere.
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Poi c’è quello che accade nell’ombra, c’è il buio, c’è la tenebra che come fosse di gomma si spande e ci toglie il respiro. L’immaginazione è come un oggetto che se usato nel modo giusto può essere un rifugio, una salvezza o una risposta, un modo per toccare la fune che può riportarci sul ciglio del burrone, per lasciarci lo strapiombo alle spalle.
Omar Viel ha scritto il romanzo Fulgore della notte pubblicato da Adiaphora.
Gordon Wilson si trova in una casa in cui non avrebbe dovuto essere. Qui viene attratto dal fascino di una giovane sconosciuta, così simile a sua moglie Una e dà inavvertitamente vita a un incendio e, dalle fiamme, scivola nella realtà la sinuosa figura di una tigre. Gordon fugge, lasciando la propria famiglia disorientata. È un passaggio di testimone, quello con la figlia Liz, che da Bristol si reca a Londra alla ricerca del padre, per scoprire infine antichi prodigi e svelare i misteri dei Wilson.
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La scrittura di Omar Viel è la vera protagonista di questo romanzo denso e immaginifico; una scrittura elegante, poetica, che non segue un unico registro stilistico, ma tenta di spaziare in maniera quasi sempre riuscita, si va dal flusso di coscienza al dialogo, a delle pagine epistolari. Il romanzo ci racconta una storia che, mettendo le radici nel reale, tenta poi di innalzarsi per andare a trattare tematiche e ambientazioni e personaggi al di fuori del comunemente possibile. I punti di vista dei personaggi cambiano di continuo e ciò rende le pagine mai noiose o lente.
«Mi guardo attorno. Nella radura si aggirano creatureche ho visto soltanto in fotografa. Sono Wilder Mann, homme sauvage, macidula o comunque li vogliate chiamare. Corpi in movimento. Niente di concitato, niente di frenetico. Passi controllati, cadenzati. Una danza,per di più lenta. Sobbalzano, girano su se stessi. Sonoalti, a volte più di due metri. Un mascherone somiglia a un orso bruno, la testa cilindrica, senza bocca né occhi.A qualche passo da lui si dimena un uomo selvaticodal muso nascosto dietro a un velo ricamato e vestitodi sacchi, da cui spunta una mano che regge un’asta. Cisono creature ricoperte di pelli, con maschere di ferroe rami e foglie fresche appese alla fronte, mentre altrecon campanacci e corna e artigli e teste di capra o dicervo, adorne di catene, corde, ossa, lacci. Una di queste la riconosco.»
Tutto il romanzo è pieno di un’atmosfera surreale, di un’atmosfera a tratti mistica; gli elementi del libro ci aiutano a seguire un viaggio, un percorso che si svolge in un mondo magico, dove tutto può essere il contrario di tutto e dove la potenza dei rapporti umani prende pieno possesso della narrazione.
«La luce naturale colava in rigagnoli lungo la volta metallica dell’atrio, sgocciolando su volti e superfici. Lescale mobili avevano ripreso il loro fluire monotono.Soltanto un gruppo di ragazze occupava ancora l’ingresso della Bakerloo line, adolescenti che confabulavano e si guardavano attorno. Una di loro la indicò, lealtre la fissarono. A Liz non piaceva essere riconosciutauna volta tolti gli abiti di scena. Salì le scale e s’inoltrò lungo un corridoio affollato, diventando una formasenza contorno tra le insegne luminose. Una traccia sospesa e sommersa, infine perduta.»
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Fulgore della notte è un buon romanzo, che ha come punti forti una trama ben strutturata e una penna elegante e ricercata; è qualcosa di nuovo, un libro per chi vuole evadere, tenendo presente che l’evasione è sempre un modo per tornare poi più saldi nella nostra vita.
Per la prima foto, copyright: Priscilla Du Preez su Unsplash.
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