Quella COSA che ossessiona l’uomo. “L'anno nuovo” di Juli Zeh
L'anno nuovo, pubblicato da Fazi editore e tradotto da Madeira Giacci, è la storia di Henning e della sua ossessione. Il protagonista è un uomo di mezza età tedesco, sposato e con due bambini, che decide di trascorrere le vacanze di Natale con la famiglia alle Canarie sull'isola di Lanzarote.
Apparentemente sembra tutto normale, ordinario, se non fosse per “LA COSA” (sempre in maiuscolo nel testo), ovvero il tormento, il prodromo dell'attacco di panico che non abbandona mai Henning.
LA COSA non è sempre visibile. Il cuore di Henning è costantemente in preda a «una danza folle con intermezzi mortali» ma il suo volto ha il solito aspetto:
“«La gente parlava con lui in maniera del tutto normale, lo guardava in faccia, faceva domande, battute alle quali avrebbe dovuto ridere. Mentre tra sé e sé si concentrava soltanto a pensare alla cosa giusta, a non destare LACOSA, a controllare la respirazione. Nonostante ciò, la paura degli attacchi gli permetteva di funzionare nel quotidiano, ma trasformava il quotidiano in un inferno. Era solo, rinchiuso nel suo personale purgatorio.»
Il «personale purgatorio» del protagonista provoca soventi litigi con la moglie e di conseguenza il susseguirsi di dubbi esistenziali, sensazioni di male di vivere e perdita di sicurezza in se stesso. Tuttavia Henning, dopo un’orribile notte di Capodanno, decide di perseguire finalmente un suo obiettivo, solitamente disatteso, e intraprendere un percorso ciclistico piuttosto complesso. In cima alla salita si sente male e viene in suo aiuto un’artista tedesca che lo soccorre e accoglie nella sua villa avvolta da un'aura onirica degna di un romanzo della portata di Doppio sogno di Arthur Schnitzler. L'uomo in preda a un’abbagliante visione che lo riporta al suo passato vive una forte sensazione di deja-vu nella sua infanzia che lo riporta a un ricordo sconvolgente che segnò la sua vita e quella della sorella. La catarsi di Henning, per potersi compiere, deve necessariamente transitare nei meandri oscuri della memoria a lungo termine.
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La modalità con cui Zeh inscena il suo romanzo a Lanzarote è senz'altro particolare. Non siamo di fronte alla visione consueta di un’isola turistica ma, per le atmosfere bianche, assolate, silenziose e dagli orizzonti lunghi e contratti al tempo stesso, sembra di essere immersi dentro un ipotetico De Chirico mediterraneo. Zeh descrive solo vedute parziali, soffermandosi spesso sulle interruzioni e le fratture paesaggistiche e ne capta visioni imperfette. Questa visuale quindi non conosce presente, passato e futuro, poiché il tempo si risolve nell'istante dell'eterno ritorno e il silenzio cade su tutto, il sole diviene l'ora dell'enigma creando sensazioni di irreale inquietudine:
«[...] haciendas monumentali, spesso situate su un pendio a terrazze digradanti, recintate da mura bianche con cancelli in ferro battuto. Davanti all’ingresso principale, giardini incolti ad arte, alte palme, cactus osceni, lussureggianti bouganville. Nei vialetti d’ingresso, quasi sempre auto a noleggio. Infinite terrazze verso le infinite direzioni del cielo. Tutt’intorno panorama, vista, orizzonte. Vulcani, cielo, mare.»
L'incipit pacato del romanzo si spezza con le turbolenze dei mali sociali moderni: fragilità dei ruoli della coppia, insicurezze e soprattutto crisi d’identità della figura maschile.
La lettura di questo thriller psicologico s’intreccia con lo studio sociale. Le domande sorgono spontanee. Quali sono gli elementi che compongono un uomo? Fragilità, sete di potere, ferocia, sensibilità, erotismo, romanticismo... L'uomo contemporaneo combatte tra le pulsioni individuali e le aspettative della comunità. Ne deriva un conflitto continuo che sfocia inevitabilmente nella COSA. In attacchi di panico e sensazioni di soffocamento ripetute. L'uomo diviene un’estensione del suo stesso Io, privo di argini e di approdi che deve accontentarsi della «miserabile felicità di essere ancora una volta sopravvissuto”»
L'anno nuovo è un romanzo che traccia le linee del disorientamento esistenziale degli uomini di oggi in conflitto tra i nuovi valori della loro paternità vissuta con maggior presenza e partecipazione rispetto al Novecento e il desiderio di conservarsi persone piacenti, curate e di grande spessore professionale. Inevitabilmente ciò provoca un confronto diretto e asimmetrico tra l'uomo e l'incertezza del proprio sé oltre che con le figure femminili. Chi si sente oppresso e alienato in questo romanzo non è la donna, bensì l'uomo.
Juli Zeh esamina anche il vissuto e la diaspora fluida delle visioni oniriche e reali dell'età infantile creando atmosfere a tratti di puro terrore in stile Stephen King.
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I contrasti e le ambivalenze nello stile narrativo si può dire che siano caratteristiche tipiche di Zeh che anche in Turbine, sempre edito da Fazi, descrive da un lato spazi sconfinati di vento e sole e dall'altro odio e trame torbide che giacciono nell'ombra.
L'anno nuovo di Zeh è senz'altro una lettura insolita e in grado di seminare nei lettori più fertili il sentimento del dubbio esistenziale. Non a caso la scrittrice ha appena vinto il prestigioso Heinrich-Böll-Preis con questa motivazione: «Juli Zeh rientra a pieno titolo tra i migliori autori tedeschi contemporanei. Nei suoi scritti ci si muove tra letteratura e politica, tra poesia e realtà.»A voi lettori l'eventuale condivisione della motivazione della giuria.
Per la prima foto, copyright: Jonathan Rados su Unsplash.
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