Quei terribili segreti di famiglia. “All’inizio del settimo giorno” di Luc Lang
All’inizio del settimo giorno di Luc Lang (Fazi, traduzione di Maurizio Ferrara) si apre con la rappresentazione tumultuosa della vita dei due protagonisti Thomas e Camille, «ognuno trascinato dall’ irrefrenabile corrente della sua vita professionale». Due personalità contrastanti, in perenne concorrenza, tra breve Corinne guadagnerà più di Thomas e lui diventerà «uomo di casa e padre di famiglia». Quel venerdì sera lui ha preparato la cena, un bellissimo anello di Boucheron e l’aspetta per parlarle della possibilità di avere un terzo figlio, arriva invece la chiamata della gendarmeria che gli comunica che Camille ha avuto un incidente ed è ricoverata in coma all’ospedale di Rouen. Thomas corre, la storia diventa un thriller che ci appassiona, ma è stemperato dalla descrizione naturale che Lang tanto ama: «la notte è luminosa, l’aria umida e mite, odora di fiori di erba bagnata».
La vita si scardina per Thomas, per i suoi due figli Anton e Elsa, per Claire, la madre di Camilla, e tutti i loro amici. In questo clima di disperazione Lang riesce a inserire momenti descrittivi di rara intensità: «la malinconia nascente di dover attraversare la sconvolgente bellezza dei paesaggi senza poterne far parte»; e ancora: «sulle facciate degli edifici passano nuvole panciute di un bianco cotonoso nel riflesso vitreo di un cielo Azzurro».
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Ben presto Thomas si ritroverà alle prese con l’incertezza e il sospetto, a chiedersi perché Camille era su quella strada la sera dell’incidente e di chi era il figlio di cui era incinta? Ma la donna è immersa nel suo sonno senza fine e anche quando si risveglia dal coma è un povero corpo martoriato che non sa dare risposte neanche ai suoi figli che sperano in un cenno di riconoscimento: «si ritrovano smarriti in una muta solitudine che li afferra, storditi dall’impotenza davanti allo spettacolo inconcepibile del corpo ridotto a macerie».
Importanti e perfettamente descritti nel romanzo anche i personaggi minori, come la tata dei bambini Daba,«una camerunense loquace e allegra», Claire la suocera di Thomas che aveva avuto Camille da un suo amore afroamericano, Miriam l’amica del cuore,che conosce anche i segreti che Thomas non conosce e che porta Anton ed Elsa all’Abazia di Saint-Ouen a vedere il grande organo e poi al mare, «una bianchezza spumosa che infiamma il suolo e sommerge i loro piedi».
Thomas, dopo che Camille muore, si ritrova anche senza lavoro e senza certezze, «viviamo come sogniamo , da soli».
Lang costruisce la sua storia come un film a tre tempi, il primo con protagonista Camille, il secondo con al centro Jean, il fratello maggiore di Thomas, con cui cerca un sodalizio fraterno per far riemergere il passato e cercare di lenire il suo dolore e quello dei suoi figli. Va a trovarlo in montagna, dove il fratello vive con il suo gregge di pecore e il suo formaggio che vende in paese. Una vita profondamente diversa dalla sua, che lui non ha mai condiviso e di cui non conosce il perché, ma Jean lo accoglie a braccia aperte, coinvolge i nipoti nella cura del gregge, Anton munge le pecore, Elsa bada al formaggio e quella vita fatta di piccoli gesti e azioni quotidiane fa rinascere in Thomas il ricordo nostalgico della sua infanzia, ma quei ricordi delle cose e delle persone non sono condivisi da Jean che preferisce non parlare di quel tempo, né della morte violenta del padre. C’è un terribile segreto – che verrà svelato alla fine – all’origine del dolore profondo di Jean, che è causaanche della freddezza verso sua madre, persino a Natale quando, guardando i suoi nipoti giocare con un pupazzo di neve afferma che «Natale favorisce il ritorno della sofferenza».
Poi i due fratelli ricordano la sorella Pauline che si è trasferita a Douala, in Africa, Thomas chiede al fratello sue notizie: perchè non torna mai? Perché non scrive? Sempre segreti! Poi eccoci al terzo tempo della storia, Thomas per rivedere Pauline si reca in Africa, dove il primo contatto è quello olfattivo: «Odore di cipria di henné e di argilla profumata, sprigionato dai corpi drappeggiati in lunghi e comodi boubou*.» Prima di raggiungere la sorella nel dispensario dove svolgeva con altri volontari servizio medico, Thomas è costretto ad affrontare un viaggio interminabile e anche pericoloso, che lo porta addirittura in carcere, poi finalmente giunge a Mokolo dove abbraccia la dottoressa che «se non c’è il malocchio gettato su qualcuno guarisce bene». Ma Thomas è venuto in Africa anche per parlare di Jean e della sua fine cosí imprevedibile.
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Tornano «i ricordi inframmezzati da silenzi improvvisi e da lacrime, con il petto vuoto e il ventre attanagliato». Pauline gli rivelerà la tremenda verità che lui non aveva mai conosciuta e che ha determinato le scelte di vita dei suoi fratelli. Sarà poi Aliou, il bambino che Jean aveva intenzione di adottare a riportarlo a una realtà tragica, ma ancora intrisa di speranza, mentre quella dei giovani africani che si avventurano in Europa resta un impossibile miraggio. «Quando troveranno un lavoro da cani, senza permesso di soggiorno, retribuito una miseria, vivranno in topaie a casa del diavolo per spedire al paese i pochi soldi guadagnati, senza potersi pagare un biglietto di ritorno. [...] Esclusi a casa nostra, esclusi a casa loro».Il viaggio all’Inferno di Thomas è condiviso!
* Ampia tunica colorata, indossata da uomini e donne in molti paesi africani.
Per la prima foto, copyright: Igor Ovsyannykov.
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