Quante volte nella storia la religione è stata pretesto di censura e morte?
La storia, lo sappiamo, è piena di episodi nei quali la religione è stata pretesto per censure e morte. Si pensa spesso ad un passato lontano, si torna con la mente all'antichità o al Medioevo, ma ancora oggi esistono fanatici che, nascondendosi dietro alla parola di un improbabile dio, impongono (o tentano di imporre) la propria volontà agli altri con la violenza.
Già, sembra incredibile, ma ancora nel 2015 sussistono tentativi di censura che ricordano quelli dell'Inquisizione raccontati in famosi volumi come Il formaggio e i vermi, il cosmo di un mugnaio del '500 (giustiziato nel 1600) e I benandanti, stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento, entrambi di Carlo Ginzburg ed entrambi pubblicati da Einaudi. Insomma, i cristiani perseguitati dai romani “si riscattano” e dopo 1000 anni diventano persecutori. In modo analogo anche l'Islam vira, in poco meno di 1000 anni, da credo di larghissime vedute a religione che culla pustole di odio indicibile.
Basti pensare a chi furono Avicenna e Averroè, o all'importanza che l'Islam ha avuto per un'opera fondamentale per la cultura occidentale come la Divina commedia di Dante. A questo proposito si può vedere Il “Libro della scala” e la questione delle fonti arabo-spagnole della Divina Commedia, di Enrico Cerulli, ed. Biblioteca apostolica vaticana, 1949. Pensatori e opere che quasi stridono con un'attualità che ha visto alti esponenti dell'Islam distinguersi per l'aver “messo all'indice” I versi satanici di Salman Rushdie (di fatto condannato a morte con la fatwa di Khomeini nel 1989).
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Qualche anno fa anche l'ebraismo insorse contro un libro che poi venne pure ritirato dallo stesso editore e riproposto dopo attenta revisione (si tratta di Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidi rituali, di Ariel Toaff, pubblicato da Il Mulino per la prima volta nel 2007 e, rettificato, nel 2008, però in tal caso, occorre dirlo, non è morto nessuno).
Ma oggi, come detto, è l'Islam (anche a causa di azioni ferocissime, di forte impatto mediatico, compiute da alcune frange integraliste) la religione verso cui tutti puntano il dito anche se, analizzando le vere cause di genocidi come quelli compiuti negli anni Novanta nei balcani, così come gli eccidi ancora in corso in Asia e in Africa, e le azioni che puntano a minare la tranquillità del mondo Occidentale, come quelle del 2001 e del 7 gennaio nella redazione di Charlie Hedbo, alla base sembrano esserci ragioni molto più complesse rispetto alle altre volte in cui, nella storia, la religione ha portato censura e morte.
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Commenti
Premesso che gli atti di ferocia vanno sempre condannati e non c'è religione, credo politico o interesse economico che possa giustificarli, sarebbe tempo che una civiltà adulta cominciasse a pensare ad un mondo senza padrone, dove le virtù e le qualità abbiano diritto di cittadinanza senza aspettarsi premi a compenso o che venga pagata la cambiale del cielo di cui parla Omar Kayyam. In un universo senza padrone che ci premi, una società adulta potrebbe tentare di essere onesta e persino di essere felice.
Sono innegabili certi sevizi che la Chiesa ha reso alla società, e di ciò va ringraziata, ma l'umanità, dopo essere stata per secoli tenuta al guinzaglio delle religioni dovrebbe essere aiutata a camminare da sola. Il materiale umano è quello che è, obietteranno i pessimisti, cioè scadente. Ed è vero, ma l'obiettivo deve essere quello: puntare verso una forma di Libertà mai da nessuno predicata: liberarci dal guinzaglio delle religioni e accettarci, accettare i nostri limiti rifiutando, senza eroismi inutili o la viltà dei pusillanimi, che ci trucchino la morte.
Caro Carmelo,
una riflessione condivisibile, la tua, pur considerando che parliamo di concetti (il credo, religioso o politico che sia) che hanno una forte presa sulla coscienza, sia personale che collettiva.
L'unica via, a mio parere, è puntare (e investire, ovunque) sulla formazione, sulla buona scuola, l'unica in grado di scardinare credenze e preconcetti.
Troppo spesso si parla di esportare la democrazia, quando invece forse si otterrebbe di più esportando conoscenza. Ma finché esportare la democrazia (con le armi) sarà più conveniente che esportare conoscenza (per la quale possono bastare fogli e matite) difficilmente ci potremo liberare da forme di cattività come sono quelle dei fondamentalismi.
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