Quando la CIA spiava i filosofi francesi
Possiamo ormai dare per assodato che la filosofia abbia influenzato e, per certi versi, continui a influenzare alcune decisioni politiche. Come dimenticare ad esempio la passione di Barack Obama per John Rawls, ma come non citare John Locke, Jean-Jacques Rousseau, Thomas Hobbes, Aristotele e persino Socrate, nonostante si ponesse come una spina nel fianco del potere e dei potenti.
Quando però ci soffermiamo sul postmodernismo francese e su pensatori come Michel Foucault, Roland Barthes, Jacques Lacan e Derrida, possiamo considerare quest’influenza come molto meno diretta. E spesso le loro opere sono state liquidate come prive di qualsiasi conseguenza sulla società e comprensibili solo a una ristretta élite di sinistra. Questo forse accade negli Stati Uniti dove si parla spesso di potere ma raramente lo si sottopone a una critica radicale, almeno nelle pubblicazioni mainstream. Ma non così in Francia. Almeno stando a quanto pensava la CIA, che ha monitorato con grande attenzione gli effetti del postmodernismo francese sulla politica interna ed estera del Paese proprio durante l’impegno americano contro il comunismo.
E nel 1985 la CIA compilò un report dal titolo France: Defection of the Leftist Intellectuals per documentare gli esiti di quest’indagine.
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Di recente il report è stato reso pubblico e mostra come la CIA approvasse la direzione politica che i pensatori strutturalisti avevano preso. Gabriel Rockhill, docente di filosofia presso l’università di Villanova, sintetizza il tenore della valutazione dell’agenzia in un articolo apparso su «L.A. Review of Books»:
«I guerrieri culturali sotto copertura applaudono a ciò che vedono come un doppio movimento che ha contribuito a spostare l’attenzione degli intellettuali e il loro focus critico dagli Stati Uniti verso l’URSS. A sinistra, dove ci fu una graduale disaffezione intellettuale verso lo stalinismo e il marxismo, una progressiva fuoriuscita degli intellettuali più radicali dal dibattito pubblico e un allontanamento teorico dal socialismo e dal partito socialista. A destra, le opportunità ideologiche a cui ci si riferisce come i Nuovi Filosofi e gli intellettuali della Nuova Destra lanciarono una campagna mediatica diffamante contro il marxismo».
Lo «spirito anti-marxista e anti-sovietico», scrivono gli agenti nel loro report, «renderà difficile per chiunque organizzare una significativa opposizione intellettuale alle politiche degli Stati Uniti». L’influenza degli «intellettuali della Nuova Sinistra» sulla cultura e sul governo francesi è stata tale che «la notevole freddezza del Presidente Mitterand verso Mosca deriva, almeno in parte, da questa attitudine pervasiva».
E se da un lato l’agenzia attribuiva alla diffidenza dei filosofi post-strutturalisti l’allontanamento dell’opinione pubblica dal socialismo e «l’inasprimento degli atteggiamenti pubblici verso il marxismo e l’Unione Sovietica», dall’altro lato il report evidenzia anche che «la loro influenza sembra diminuire, ed è improbabile che possano avere un impatto sugli affari politici in questo periodo».
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Come coloro che identificano la filosofia postmoderna con le diverse ondate di pensiero e di attivismo di sinistra, anche la CIA è stata di corte vedute nelle sue conclusioni. Forse, legata a una visione manichea sostenuta da decenni di Guerra Fredda, la CIA non poteva concepire una politica che si opponesse allo stesso tempo all’America e all’impero sovietico.
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