Quando il caso scuote le nostre vite. “Aspettando Monsieur Bellivier” di Britta Rostlund
Il titolo italiano ricorda un capolavoro della letteratura francese. E fa bene. Aspettando Monsieur Bellivier è un delizioso insieme di narrativa, riflessioni filosofiche sulla vita, sottigliezze, ironia e suspense. È il primo romanzo di Britta Rostlund, giornalista svedese freelance che da oltre quindici anni aggiorna i principali canali mediatici svedesi con le ultime vicende parigine in materia di politica, cultura e moda. In Italia, il romanzo è uscito per Marsilio, nella traduzione di Laura Cangemi.
Difficile parlare del libro senza rischiare di anticipare troppo togliendo così le tante sorprese dedicate al lettore e racchiuse tra le pagine di questo frizzante romanzo. E la difficoltà è data dall’armonioso intreccio che fa nascere uno spirito da detective nel lettore, per poi giocare con lui.
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Preservando intatta la sorprendente dinamica dei fatti, un indizio è fornito dal titolo originale che cita Montmartre. Infatti, tutto accade a Parigi. A Montmartre. Secondo la geografia di Mancebo, il droghiere tunisino che da trent’anni a questa parte fornisce di verdure, di frutta e di olive in barattolo tutti gli habitué e gli avventori del Boulevard. Segue ritmi precisi e ben scanditi. Si alza presto al mattino per andare al mercato e acquistare i migliori prodotti per i suoi affezionati clienti, ritorna presto in negozio, apre e lavora per tutto il giorno di buona lena. A fermarlo è il profumo del pranzo che arriva dal primo piano, dove la moglie Fatima e Adele, la moglie di Tarig, il cugino, preparano manicaretti da far venire l’acquolina in bocca. Poi, nel pomeriggio, poco prima di aprire, c’è il pastis da Fraçoise, e di nuovo il lavoro nel negozio. Vive con il pilota automatico inserito, Mancebo. E non lo sa neanche. Lo scopre quando una certa Madame Cat si presenta in negozio, in orario di chiusura, per comprare un barattolo di olive. E, non senza esitazioni, per proporre un incarico al droghiere. Basta questo dettaglio per risvegliare Mancebo da un lungo letargo o da una morte prematura dello spirito.
Non lontano da lì, nel quartiere degli affari, c’è una giornalista depressa che passa i giorni in cerca di uno scoop, di un qualcosa che la possa riportare alla vita, al desiderio di vivere. Ha un figlio, per cui la sopravvivenza è assicurata. È la voglia di vivere appieno che le manca. È questa le piomba addosso quando meno se lo aspetta e sotto una forma insolita. Ma efficace.
Si riduce tutto a una semplice domanda. Aspetta Monsieur Bellivier? Di primo acchito, la donna risponde di no. Poi continua a osservare l’uomo e decide di mentire. Sì, sta aspettando Monsieur Bellivier. L’uomo non pone altre domande, ma le illustra l’incarico che Monsieur Bellivier le sta affidando. Un lavoro insolito, in poche parole. O forse neanche più di tanto. Misterioso, questo sicuramente. E, al contempo, capace di smuovere la giornalista dal suo letargo emotivo.
Grazie a questa nuova avventura, la donna scoprirà, per esempio, che gli scacchi «sono il gioco più nobile in assoluto, persino più del calcio. Sai perché? […] Perché è tutto bianco o nero. Come nella vita. E vince uno solo, il bianco o il nero. Come nella vita. La vittoria è stabilita da tutte le mosse insieme, piccoli passi, come nella vita. E viene offerta più di una possibilità. È naturale sbagliare. È umano commettere un errore di valutazione, o anche due… ma se lo si fa più e più volte si finisce per perdere».
Due esistenze misere vengono scosse dal caso e obbligate a trasformarsi da passive in attive. E, ciascuna di loro, a modo suo, lo farà.
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Lo stile del romanzo è fresco, incalzante, scorrevole. Ironico. Aspettando Monsieur Bellivier lo si divora, pagina dopo pagina, come le ciliegie. Ci si appassiona alla vita di Mancebo e anche alla svolta che questa prende, così di punto in bianco. Lo stesso accade con la giornalista e i suoi tormenti narrati in prima persona, che si differenziano dai capitoli dedicati al droghiere in terza persona. E, anzi, tante riflessioni della giornalista non possono essere che asserzioni dalla forte valenza esistenziale. Dice, infatti: «Tutti noi facciamo cose che non capiamo, senza sapere a cosa porteranno, e tutti noi svolgiamo lavori insensati. In verità, siamo tutti alle dipendenze di Monsieur Bellivier».
Per la prima foto, copyright: Clem Around The Corner.
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