Premio Strega 2019 – Intervista ad Antonio Scurati
Antonio Scurati è per la terza volta finalista allo Strega. Le prime due volte è arrivato secondo a pochi punti dal vincitore (fu sopravanzato da Tiziano Scarpa addirittura di un solo punto nel 2009). Quest’anno sembrerebbe il grande favorito, come dimostrano i voti riportati nell’accesso alla cinquina finale. D’altronde il suo romanzo edito da Bompiani,M. Il figlio del secolo, è stato un libro che ha avuto già un ampio riscontro di critica e di pubblico, anche a dispetto della sua mole (più di ottocento pagine).
Benito Mussolini, con inserti “in prima persona”, è naturalmente il grande protagonista in una storia che per il momento abbraccia gli anni della presa del potere da parte del fascismo (dal 1919 all’inizio del 1925, quando la crisi del delitto Matteotti sembra oramai alle spalle); Scurati ha infatti in programma altri due libri che completeranno l’intera parabola del figlio del Secolo.
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Cosa l’ha spinta a intraprendere questa vera e propria avventura narrativa che coprirà con altri due volumi l’intero Ventennio fascista?
Non era mai stato fatto. Finché vigeva la pregiudiziale anti-fascista non era possibile raccontare il fascismo con la spregiudicata e “spietata” forma di libertà che è propria della letteratura. E io credo nella letteratura come peculiare forma di conoscenza incentrata sull’umano. Raccontare in un romanzo il fascismo, da questo punto di vista, equivale a conoscerlo.
Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta oggi la figura di Benito Mussolini per gli italiani? Perché riesce ancora in qualche modo ad affascinare l’immaginario italiano, malgrado la tragedia a cui ha portato un intero popolo? E come si colloca in questo contesto la sua operazione letteraria?
I due primi interrogativi sono stati tra le motivazioni che mi hanno spinto a indagare letterariamente Mussolini. Al terzo rispondo che il Mussolini del mio romanzo affascina ancora il lettore ma lo incanta come ci incanta uno spettacolo di orrore, qualcosa di terrificante da cui non riusciamo a distogliere lo sguardo
In che misura il fascismo, come affermava Pietro Gobetti, è veramente “l’autobiografia della nazione”?
M si fonda sul presupposto che Gobetti avesse ragione contro Croce. Narrare il fascismo significa narrare gli italiani, la loro storia, facendo i conti fino in fondo, finalmente, con la piena consapevolezza di aver creato il fascismo e di essere stati fascisti.
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Nel romanzo è raccontata con grande efficacia la violenza paramilitare fascista che invase come un fiume in piena il Paese. Le masse socialiste, soprattutto i loro dirigenti, erano impreparate a una vera e propria azione di resistenza; si può dire che la loro opzione rivoluzionaria fosse frutto di una propaganda quasi esclusivamente “parolaia”, che ha avuto soltanto la capacità di dividere il fronte anti-fascista?
Il socialismo è stata la grande idea – e il grande ideale dell’Ottocento ma il secolo successivo ha trovato la classe dirigente socialista italiana impreparata alla rivoluzione. Mussolini, avendone fatto parte, lo sapeva meglio di chiunque altro e scommise sulla divaricazione tra parole e azioni. In quello iato si inserirono i professionisti della violenza da lui capitanati
Si aspettava un riscontro così importante per un libro di più di ottocento pagine?
No. È stata un’esperienza sorprendente e gratificata incontrare così tanti nuovi lettori. E diversi tra loro. Il pubblico di M è trasversale a ceti sociali, generazioni, livelli di istruzione, sessi. Una gioia.
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Quali sono i comandamenti da rispettare per un vero, autentico anti-fascismo in questi nostri tempi così confusi e oscuri?
Non sono un guru dell’antifascismo. I comandamenti li lascio ad altri. Dirò che dalla lotta antifascista, in Italia, nacque la democrazia. Difendere le istituzioni e i valori della democrazia è sufficiente, oggi come ieri, per essere anti-fascisti. Non c’è bisogno di una militanza ideological e urlata. E poi un po’ di serietà e coraggio: i nostri tempi non sono così “oscuri”. Chi visse in italia negli anni della dittatura e della Guerra mondiale conobbe tempi davvero oscuri. Noi restiamo dei privilegiati, sotto molti punti di vista.
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