Pierre Lemaitre chiude la sua trilogia con “Lo specchio delle nostre miserie”
Uscito per Mondadori, nella traduzione di Elena Cappellini, Lo specchio delle nostre miserie chiude la trilogia di Pierre Lemaitre inaugurata con Ci rivediamo lassù e proseguita con I colori dell’incendio.
La scrittura è forte, calibrata ed estremamente evocativa. Il lettore si sposta tra diversi palcoscenici, nella vita di diversi personaggi che appaiono tutti importanti in egual misura, o quasi.
Il sipario di quest’ultimo capitolo della trilogia lo apre Louise. È un’insegnante, una ragazza taciturna e con una gran voglia di essere madre, sola, e arrotonda lavorando nei fine settimana come cameriera per un certo Jules, un uomo paffuto dal cuore d’oro, presso la Petite Bohème. Una specie di padre. Sì, perché il posto è vacante. Il padre biologico di Louise è morto quando lei era ancora bambina. È totalmente sola, la ragazza. Anche la madre, Jeanne, non c’è più. Di lei, però, la trentenne Louise serba qualche ricordo. Si tratta soprattutto di immagini dolorose. La mamma, ormai vittima di uno stato depressivo, passava i giorni a fissare il mondo dalla finestra, silenziosa e assente.
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Il primo momento in cui incontriamo Louise è di forte impatto. Siamo nel 1940, la guerra incombe sulle esistenze dei parigini e non si sa più a cosa credere. L’armata francese ne sta uscendo vittoriosa? Riesce a opporre resistenza così come il Ministero vuol far credere al popolo? Forse, la domanda consente più di una risposta. Per averle, però, bisogna avere pazienza. C’è la vicenda di Louise che incombe. Nel ristorante a Montmartre, dove la donna presta servizio, c’è un cliente fedele, abitudinario, un certo dottore che le fa un’offerta davvero insolita. Insolita per il tipo di uomo che è il dottore, ma anche per il tipo di donna che è Louise. È un gesto assurdo, una follia.
Il dottor Thirion, le sussurra in un orecchio, la vuole vedere nuda. Nient’altro. Solo una volta. Che gli dica quanto. Louise si offende e, per toglierselo dalle scatole, spara una cifra esagerata. Thirion accetta senza battere ciglio e le dà appuntamento presso l’albergo d’Aragon.
È nuda Louise, così come le è stato richiesto, quando il dottor Thirion giace privo di vita, con il sangue che imbratta la camera dell’albergo. È nuda, confusa e spaventata. Ed è così che la ritrovano gli ospiti dell’albergo richiamati dal colpo di pistola. E, sempre nuda, correrà verso casa e, in un certo senso, anche lungo tutto il romanzo mentre cercherà di ricucire il suo passato, la sua storia e non solo la sua, muovendosi in mezzo ai grandi dolori dell’umanità.
Lei è Louise. Poi ci sono Gabriel e Raoul che, con le loro vicende, raccontano un romanzo nel romanzo, la Storia nella storia. Si trovano al fronte, nel punto in cui tutti credono che la Francia sia forte, imbattibile, una vera forza che resiste. Mentre, invece, è una Francia ignara, facile da ingannare. C’è contrasto tra i due, Gabriel è un eroe, anche se non lo pensa di se stesso, Raoul è un animo corrotto, all’apparenza, e questo contrasto rende la loro vicenda intensa e intrigante.
Loro non sono gli unici, però, a popolare Lo specchio delle nostre miserie. C’è anche Désiré Migault e di lui si può dire tutto e il contrario di tutto. È un genio, un truffatore, un avvocato brillante, un pilota, un medico, un parroco miracolato. Affascina e tiene col fiato sospeso mentre si mescola e si confonde con i nuovi ambienti spingendo il lettore a domandarsi perché, perché lo fa. A questo personaggio camaleontico e inizialmente difficile da comprendere sono riservate alcuni dei pensieri più calzanti per il nostro mondo di oggi. Eccone uno tra i tanti:
«Désiré si convinse che i francesi sarebbero stati propensi a credere a quello che dicevano le autorità… a patto che lo dicessero sotto mentite spoglie».
Oppure:
«In tempo di guerra, è più importante un’informazione rassicurante che un’informazione giusta».
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Lo stile con cui Pierre Lemaitre racconta la Storia francese, vista da un’altra prospettiva, e le storie dei suoi personaggi rende la lettura una corsa piacevole che mescola gli ingredienti dei grandi generi, come il noir e il romanzo storico, per restituire un’opera che intrappola il lettore, lo intrattiene e, a tratti, lo diverte anche.
Per la prima foto, copyright: Chris Karidis su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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