Perché investire nel capitale umano?
Quando parliamo di capitale umano intendiamo l'insieme di competenze e qualità proprie di un individuo, acquisite nel corso della vita, utili per raggiungere degli obiettivi, di natura privata o economica. Non sarebbe sbagliato dire che il capitale umano è quanto una persona ha da offrire alla propria comunità e al nucleo famigliare-affettivo. Un Paese che investe nella valorizzazione del proprio capitale umano è destinato a crescere culturalmente, così come da un punto di vista economico: tale valorizzazione avviene tramite incentivi all'istruzione, per quanto riguarda il ruolo svolto dalla società, e attraverso la trasmissione di principi, compito che, in genere, spetta ai genitori o a chi per loro.
Di recente, di capitale umano si parla parecchio, grazie a Paolo Virzì, che così ha intitolato il suo ultimo film. Il capitale umano, appunto: in una gelida Brianza, trovano posto due famiglie, specchio di un'Italia sempre più sulla via del declino. Anche loro hanno scommesso sulla rovina di questo Paese e hanno vinto, come sostiene una delle protagoniste dell'opera del regista livornese. In una nazione dove domina la corruzione, la smania di soldi, potere, prestigio, che senso può avere la cura del capitale umano? Perché investire tempo e risorse nello studio e nell'acquisizione di valori etici se poi è necessario scendere a compromessi per sopravvivere?
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La tanto chiacchierata fuga dei cervelli, poi, non è forse un altro dei fenomeni conseguenti alla scarsa valorizzazione del capitale umano nel Belpaese? Ecco allora che lavori come quello di Virzì non solo gettano uno sguardo su una situazione che necessita di un cambiamento, ma lo fanno in modo esplicito, in questo caso partendo già dal titolo stesso della pellicola. Non si tratta solo di un'emergenza di natura pecuniaria, ma anche di ordine sociale, perché un Paese che non punta sul proprio capitale umano – costringendolo, così, a fuggire altrove – è destinato alla perdita della sua stessa identità nazionale.
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