Pagine che urlano. “Tenera è la notte” di Francis Scott Fitzgerald
Puntata n. 56 della rubrica La bellezza nascosta
«Ripartirono, pervasi da una sofferenza cocente; la macchina era gravata dall’apprensione e dall’angoscia di entrambi e le bocche dei bambini erano serie e deluse. Il dolore si mostrava nel suo terribile colore cupo, sconosciuto. Vicino a Zurigo Nicole ripeté con uno sforzo convulso un commento che aveva già fatto su una casa gialla opaca, appartata dalla strada, che sembrava un dipinto non ancora asciutto, ma era solo un tentativo di afferrare una corda che oscillava troppo velocemente.»
Nell’ideologia dell’amore romantico, dove il termine romantico raccoglie il suo significato, a piene mani, dallo Sturm und Drangtedesco, ottiene un notevole risalto la storia dei coniugi Francis Scott Fitzgerald e Zelda Sayre. Lui, romanziere di successo, lei donna affascinante.
I coniugi Fitzgerald sono stati un’icona degli “anni ruggenti” intorno al 1920, coppia mondana, sempre al centro delle feste, all’apparenza sempre affiatati. Ma, come spesso accade, quello che non si vede è ciò che c’è di più importante: Zelda inizia sin da subito a manifestare notevoli disturbi mentali, è una donna affetta da schizofrenia e, nonostante la malattia, Francis Scott Fitzgerald non manca mai di starle vicina, anche se, con il tempo, i problemi di salute della moglie finiscono per consumare tutte le trame del loro rapporto.
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Uno scrittore prende il proprio dolore e lo fa diventare di carta, e Fitzgerald, dopo molti romanzi di successo, e dopo aver attraversato problemi economici, a causa dei quali dovette iniziare anche a scrivere per il cinema, decise di raccogliere la sua sofferenza e farla diventare materia, farla diventare inchiostro.
Francis Scott Fitzgerald è nato in Minnesota nel 1986 ed è morto a Hollywood nel 1940. Tenera è la notte, nella traduzione di Elisa Pantaleo, è stato pubblicato in Italia da Feltrinelli.
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Dick Diver è un giovane psichiatra, conosce Nicole Warren, la paziente di un istituto per malattie mentali. Nonostante il parere contrario di tutti, decide di sposarla e hanno due bambini. I primi anni di matrimonio sono floridi; lui gode della ricchezza della moglie e con il tempo inizia a perdere interesse per la sua attività professionale. Passano le estati sulla Costa Azzurra, circondati da amici e conoscenti. Tra questi, c’è una ragazza che mostra interesse verso Dick, è Rosemary. Questo incontro fa precipitare il rapporto dei coniugi Diver, già in equilibrio precario.
«[…] la macchina sbandò con violenza a sinistra, poi a destra, si alzò su due ruote e, con Nicole che gridava nell’orecchio, Dick stritolò la mano folle che afferrava il volante. Si raddrizzò, sbandò un’altra volta e uscì di strada; strapparono una serie di cespugli, si impennarono di nuovo e adagio finirono ad angolo retto contro un albero. I bambini gridavano e Nicole gridava e inveiva e cercava di graffiare la faccia di Dick.»
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Un romanzo denso, dove l’infelicità, i fallimenti, il fascino, il denaro e il dolore diventano i reali protagonisti della narrazione. Le pagine di Tenera è la notte appartengono al corpo di Francis Scott Fitzgerald, sono parte di lui, dei suoi respiri, dei suoi muscoli, della sua maniera di muovere una stilografica tra le dita. È impossibile non riconoscere, nei coniugi Diver, il rapporto dei coniugi Fitzgerald; è impossibile non sentire sulla pelle, tutta la rabbia causata dall’impossibilità di cambiare gli eventi quando la vita decide per te e non ti lascia altra scelta se non quella di restare a guardare.
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Ci troveremo tra le manie di Nicole, dentro le sue nevrosi, e nella mente di Dick Diver, nei movimenti di un uomo che penserà continuamente di aver sbagliato tutto, di un uomo che tornerà troppo spesso a pensare al passato, cercando in tutti i modi di non rinnegare il presente.
«Sapeva che quello che stava facendo segnava una svolta nella sua vita – era fuori luogo rispetto a quanto era avvenuto prima ed era fuori luogo anche per l’effetto che sperava di ottenere su Rosemary. Lei l’aveva sempre visto come un modello di correttezza – la sua presenza nell’isolato era un’intrusione. Ma per Dick la necessità di comportarsi in quel modo era la proiezione di una realtà sommersa: si sentiva obbligato a camminare, a fermarsi, la manica della camicia che aderiva perfettamente al polso e quella della giacca che la rivestiva come un cilindro intorno ad un pistone, il colletto modellato plasticamente intorno al collo, i capelli rossi tagliati con cura, la mano che reggeva una piccola ventiquattrore da dandy…»
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Fitzgerald possiede una prosa importante, padroneggia le pagine e la psicologia dei suoi personaggi con una maestria invidiabile; ci permette di entrare in contatto con le sofferenze e i dolori e gli eccessi degli uomini e delle donne che popolano il suo romanzo. Con uno stile perfetto, dove ogni frase appare scolpita, lo scrittore americano ci conduce dentro una ballata, in un posto dove la musica è bassa e giunge da lontano, e dove i coniugi Diver appaiono come due condannati a morte, durante il loro ultimo ballo insieme.
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Hemingway riconobbe il genio di Fitzgerald, e forse, in un certo qual modo, la sua superiorità; in questo libro, tutta la sua potenza narrativa e tutta la sua qualità vengono fuori e non lasciano dubbi sul suo immenso talento.
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Prendere la propria sofferenza e riversarla sulla carta, e farlo ancora e ancora, fino a quando le pagine non urlano e non grondano e non hanno la stessa forma del tuo dolore, è questo che fa un vero scrittore, no?
Per la prima foto, copyright: Andrea Caviglia on Unsplash.
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