“Non chiedere perché” di Franco Di Mare, una piacevole sorpresa
Non so perché, ma non avrei mai immaginato di leggere un libro come Non chiedere perché, di Franco Di Mare, e di rimanerne così piacevolmente appagato. Sarà stato perché conoscevo l’autore come un bravo conduttore TV e non come uno scrittore. Ma sta di fatto che non mi aspettavo di avere tra le mani un lavoro così ben fatto. Certo, gli indizi li avevo tutti: sapevo che il volume è stato finalista al Premio Bancarella, così come avevo letto che ha ispirato anche una fiction, L’angelo di Sarajevo con Beppe Fiorello. Tuttavia, avevo lo stesso dei dubbi. Lo ammetto. Erano piccole incertezze su una qualità che, ripeto, non immaginavo. Perplessità – per fortuna – spazzate via subito dopo aver divorato le 304 pagine edite da Rizzoli.
Cominciamo dalla trama. Il protagonista è Marco De Luca, un bravo giornalista, un inviato di guerra. È separato e sta aspettando il divorzio da un momento all’altro. Un giorno, nell’estate del 1992, gli viene proposto di partire per Sarajevo: il suo obiettivo è quello di documentare la guerra in Bosnia. Accetta l’incarico quasi senza riflettere sulle conseguenze e sale sul primo aereo disponibile. Una volta atterrato in una zona devastata dalle granate e bombardata dai caccia, grazie al supporto di Edin, Ljubo, Karen e altri personaggi – che lo aiutano senza riserve – riesce a raccontare con dovizia di dettagli ciò che accade a pochi passi dal Belpaese: le atrocità di una guerra crudele e senza senso. Un giorno, un orfanotrofio della città viene bombardato. Marco si reca sul posto per effettuare delle riprese video e confezionare così un servizio sull’accaduto. Ma lì, in un orfanotrofio quasi distrutto dalle bombe, incontra Malina, l’unica bambina bruna in mezzo a molti altri orfani biondi. Lui si avvicina e la piccola lo abbraccia. In quel momento, decide: “questa bambina verrà come me in Italia”. Inizia le pratiche di affido. Ma non è semplice riuscire ad adottare un figlio in una situazione come quella e, soprattutto, da parte di un sigle che fa l’inviato di guerra…
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Il libro, è stato lo stesso Di Mare a rivelarlo, è basato su una storia realmente accaduta. La sua storia. Quella che lo ha visto inviato in Bosnia per circa tre anni. Periodo durante il quale ha deciso di adottare una piccola orfana di 10 mesi: Stella.
Non chiedere perché è un libro carico di tensione narrativa, sia per com’è scritto – con frasi brevi e concise – sia per l’ambientazione particolare e i fatti di guerra raccontati. Fatti che – di certo – favoriscono la suspense: palazzi sventrati dalla bombe e ridotti a scheletri anneriti dal fumo, cecchini nascosti dietro ogni persiana, mine posizionate ovunque: sono solo alcuni degli elementi che tengono il lettore con il fiato sospeso. Senza contare la battaglia burocratica e contro il tempo che il protagonista è costretto a combattere per ottenere l’affido della bambina.
Il linguaggio utilizzato è semplice e privo di fronzoli e non rimanda mai a un puro e sterile stile giornalistico.Una scelta delle parole azzeccata riesce a trasmettere al lettore le immagini giuste: l’autore è riuscito a raccontare l’orrore della guerra senza eccedere in dettagli macabri o violenti, ma semplicemente mostrando le bizzarrie che possono ritrovarsi in mezzo a una lotta fratricida come quella jugoslava. Come un vecchio contadino che è costretto a raccogliere le sue ciliegie di notte per paura dei cecchini appostati sulla collina di fronte.
Volendo trovare un difetto, si potrebbe citare la poca caratterizzazione dei personaggi secondari che, al contrario di come ci si aspetterebbe, non compiono nessuna evoluzione nel corso del romanzo. Un difetto, se così si può chiamare, che passa però in secondo piano e non intacca, in nessun modo, la lettura di Non chiedermi perché, secondo lavoro di Franco Di Mare.
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Commenti
Conosco Sul Romanzo e apprezzo la consueta libertà che offre ai suoi redattori. Tuttavia, davvero non comprendo il "metodo di lavoro" di un recensione come questa. Il romanzo sarebbe apprezzabile per
- Il premio Bancarella
-La fiction
-le frasi concise
-le immagini semplici della guerra come il contadino costretto a curare il suo ciliegio in mezzo alla distruzione.
Dio mio, quando sarà possibile leggere recensioni basate sui criteri della critica letteraria. Non si tratta di una notazione accademica!
Qui non c'è nessuna analisi dello stile, del linguaggio, della struttura! Frye, Genette, Segre e altri cosa sono esistiti a fare?
D'accordo, il libro è piaciuto al redattore! Ciò è legittimo e rispettabile. Ma non proviamo, per cortesia, ad attribuire a quanto sopra altri significati....Questo è il trionfo del soggettivismo. E' la scia seguita con cura, quella lasciata da premi, televisioni, programmi mattinieri. Nulla di più.
Caro Anonimo, grazie per il commento e per la sincerà con cui esponi il tuo giudizio. Tuttavia, vorrei segnalarti alcune precisazioni.
Io credo che, al di là dell'attribuzione del premio Bancarella - che è comunque un'importante riconoscimento meritevole di segnalazione -, nella recensione si sia anche parlato di critica letteraria. Tu dici che non c'è analisi dello stile, del linguaggio e della struttura. Beh, l'utilizzare "frasi brevi e concise" io ritengo faccia parte di uno stile letterario, così come "la poca caratterizzazione dei personaggi secondari" e "la scelta delle parole" siano precisazioni riguardanti scelte letterarie. Sul linguaggio, poi, ho precisato che "è semplice e privo di fronzoli e non rimanda mai a un puro e sterile stile giornalistico".
Grazie, in ogni caso, per la tua opinione.
Esempio di apostrofo.....
"un'importante riconoscimento"
Credo che queste recensioni abbiano soltanto lo scopo di fare venire la voglia di leggere il romanzo descritto. Come si fa questo? Parlando prima di tutto della tematica...perche` se non interessa quella non ha senso comprare il libro. Ovviamente e` importante anche lo stile, il linguaggio e la struttura e sapere qualcosa sull'autore. Io leggo con molto interesse tutte le recensioni e qualcuna salvo per comprare eventualmente il libro e le altre le condivido su Facebook per i miei amici. Confesso che non amo molto le recensioni perche` preferisco farmi un giudizio dopo aver letto il libro, pero` voglio sapere di che parla e chi e` l'autore, Angela Hallerbach
- Stile essenziale
- Frasi concise
- Periodi semplici e diretti
Ho fatto attenzione alle qualità che sui giornali vengono esaltate di un testo (romanzo o racconto), quando si tratta di promuoverlo o mettere in evidenza le sue qualità. Tutto si riduce sempre o quasi alle caratteristiche elencate sopra, tanto che a mio parere ci sono recensioni che potrebbero venire interscambiate tra un libro e l'altro senza perdere di efficacia nel darne un quadro d'insieme. Perchè, mi chiedo, questa direzione verso la semplicità a tutti i costi? Ecco, a mio parere, dove manca la dimensione critica. Se la semplicità è il lavoro fatto sulla realtà, che di fatto è complessa, ben venga. Ma sarebbe il caso di riflettere se è così.
In occasione della premiazione di un premio Campiello, non ricordo quale, ma di recente, Alberto Arbasino diceva della attuale esperienza letteraria italiana che essa è attratta dalla "faciloneria" (termine che cito a memoria).
Ecco, quando la semplicità è la rincorsa a chi arriva prima nella gara della faciloneria, allora le tre caratteristiche iniziali, a mio parere sono sintomo di povertà. Tutto ciò senza bisogno di tirare in ballo Proust e i suoi meravigliosi periodi. Non ce n'è bisogno.
Leggendo questi e altri commenti mi rendo conto sempre più di quanta presunzione e quanta ignoranza ci sia nel mondo di quella che voi chiamate “cultura”… ed è inutile continuare a rispondere. Si spreca solo tempo. Buona lettura
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