Necrologio per la Democrazia
Francia, Belgio, Germania: scritto col sangue il necrologio per la Democrazia. Tre tappe nel cuore del continente democratico per definizione. Tre appuntamenti della Storia con il suo ineluttabile ribaltamento. Non soltanto gli attentati, quelli sono la prova provata dell’esistenza di un metodo più che di una strategia stragista, ma le reazioni frettolose e semplicemente accorate del consesso europeo mostrano la fragilità della politica continentale.
Il nemico esterno, questo califfato nero che sembra essere solo il braccio folle di un sistema che include la Turchia e l’Arabia Saudita, stringe un patto con il nemico interno, le forze antidemocratiche e populiste europee. Hollande vuol richiamare i riservisti, in Belgio si vive ogni tanto una sospensione democratica, in Germania le destre neonaziste cavalcano la rabbia chiedendo a voce alta l’amputazione delle libertà. Lo stesso in tutti i Paesi dove alla paura pezzi della politica organizzata rispondono con il desiderio di vendetta, di sangue, di punizioni esemplari e di piazza.
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La ricaduta è nei comportamenti quotidiani dei più: la diffusione del razzismo, della xenofobia violenta, dell’omofobia come quintessenza della debolezza virile e bianca. Follia architettata ad arte per smantellare dall’esterno e dall’interno le democrazie europee, per farci ripiombare nell’oscurantismo degli opposti estremismi, delle contrapposizioni ideologiche infondate, degli identitarismi teologici o ideologici, dei fascismi religiosi o razziali.
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Per quanto le polizie e i governi possano provare a portare il dibattito sui binari della laicità, cosa che non ha fatto la Francia socialista di Hollande ma sta provando a fare la Germania di Merkel, i media esaltano la guerra, il sangue, la logica del terrore con analisi banali e piagnistei esagerati.
Dobbiamo, al contrario, ragionare oggettivamente. Le democrazie europee non sono (ancora) al collasso storico, lo sono le loro classi dirigenti, questo sì. Le democrazie europee non sono (ancora) defunte, lo sono i loro corpi intermedi democratici (i partiti e i sindacati). Le democrazie europee possono ancora farcela. Ma serve che si ammetta la sconfitta sotto tutti i punti di vista, per ricominciare, per voltare pagina, per ricostruire un senso popolare democratico. Per far questo, è giusto leggere pubblicamente il necrologio insanguinato delle democrazie e poi scrivere le prime righe di un nuovo, lungo poema democratico europeo. Il tempo c’è, basta volerlo fare.
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