“Memoriali sul caso Schumann” di Filippo Tuena
Restiamo per qualche secondo ancorati al vecchio anno e soffermiamoci su una delle ultime uscite di novembre: Memoriali sul caso Schumann, ultima opera di Filippo Tuena pubblicata da Il Saggiatore.
Saggista e romanziere nato a Roma nel 1953, Tuena non smette mai di distinguersi. Vincitore del Premio Grinzane Cavour nel 1999 per Tutti i sognatori, del Premio Bagutta nel 2006 con Le variazioni Reinach e del Premio Viareggio nel 2007 per Ultimo parallelo l’autore torna quest’anno con una nuova e interessante opera di sperimentazioni letterarie in classico “stile Tuena”.
Memoriali è un libro strano, a tratti poco lineare e talvolta imperfetto ma unico nel suo genere. Sarebbe inutile negare il fascino folle che emerge dalle pagine, dalle parole di ogni singolo storyteller chiamato a raccontare la stessa incredibile storia di un uomo consumato proprio dalla follia, dall’arte e da un intero mondo racchiuso all’ombra di un inconscio tenebroso e giunto letteralmente a un passo dall’oblio.
É il 27 febbraio 1854 quando Robert Schumann esce dalla propria abitazione di Düsseldorf in vestaglia verde e pantofole. Come in preda a una strana ipnosi l’uomo cammina fino a gettarsi nelle gelide acque del Reno, la salvezza arriva quasi per miracolo. Le sue cure saranno poi affidate al dottor Richarz, condotte per stessa richiesta di Schumann all’interno della clinica per malattie mentali di Endenich, il luogo nel quale l’artista risiederà fino alla morte nel 1856 senza mai più rivedere la moglie Clara e figli.
Questa è la sinistra vicenda racchiusa all’interno delle sei diverse voci narranti alle quali Filippo Tuena si affida per raccontare la sua storia.
Memoriali sul caso Schumann appare a questo punto più simile a un affresco ottocentesco che a un vero e proprio romanzo, un’opera d’arte alla quale guardare con diffidenza, sempre diversa a seconda del punto di vista che l’osservatore intende perseguire.
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Abile come sempre nel rimescolare verità storiche e incastri romanzeschi, Tuena affida al lettore l’ennesimo punto di vista disponendo sopra al tavolo lettere, frammenti di diario, partiture e un’incurabile sete di mistero che sembra circondare come nebbia l’intera cultura mitteleuropea dei primi anni dell’Ottocento.
«Memoriali è il mio requiem per il romanzo inteso come l’ho inteso negli ultimi 15 anni. […] Ovvero una meditazione sulla narrativa biografica e la ricostruzione di figure storiche ed eventi reali. […] Con questo libro termino un periodo lungo perché credo di aver toccato la radice del problema. E, proprio per questo motivo, il libro è molto più feroce e spietato di altri che ho scritto».
Sono queste le parole che emergono da una lettera di Filippo Tuena all’editore. Il concetto è chiaro: immersione. Immersione dell’autore nella vita e fra le pagine del suo stesso romanzo e delle fonti che hanno guidato ogni frammento e ogni testimonianza.
Una storia priva di soluzione alla quale Tuena ammette di essere andato pericolosamente vicino, forse inconsapevole ma con una grande determinazione.
Perché dunque Schumann decise di rinchiudersi nella follia? É questa la domanda che in ultima analisi viene posta al lettore: rappresentante dell’ennesima testimonianza chiamata a indagare; ultimo sguardo davvero oggettivo e per questo forse in grado di cogliere quei dettagli sfuggiti ai sei personaggi troppo vicini alla vita dell’artista, troppo interni alla vicenda per poterla osservare con lucida freddezza.
Quella alla quale viene chiamato il lettore è una sfida: immergersi all’interno di una gotica storia intrisa di arte e pazzia e riemergerne vittorioso con una soluzione che nessun altro è riuscito a scovare.
Ancora una volta l’autore dà vita, o meglio, fa rivivere una storia enigmatica e magnetica.Memoriali sul caso Schumann chiude così un lungo capitolo della vita di Filippo Tuena... cosa accadrà ora nessuno più dirlo, non ci rimane che attendere.
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