Massimo Gramellini e Chiara Gamberale: “Avrò cura di te” durante un brunch domenicale
È accaduto presso la sede Longanesi lo scorso 8 febbraio, durante un brunch domenicale, quando Giuseppe Strazzeri, direttore editoriale della casa editrice milanese, ha chiesto se l’amore sia un’impresa ostinata e la risposta è diventata una conversazione durata due ore. Ho avuto una conferma: c’è sempre la persona giusta al momento giusto. E c’è sempre il libro giusto al momento giusto. La persona potrebbe essere rappresentata da una coppia di scrittori, come Massimo Gramellini e Chiara Gamberale, e il libro potrebbe essere Avrò cura di te, edito da Longanesi. E poco importa in quale punto della tua evoluzione interiore (o spirituale, se vogliamo) ti trovi. È il romanzo giusto per fortificare la tua ricerca (o iniziarla), per superare i tuoi momenti di crisi e compiere il passo successivo nella tua personale evoluzione.
Sarà difficile (perché manca l’esercizio) vivere ascoltando il cuore, seguendo i sentimenti e non le emozioni o i pensieri. «Usare il corpo per andare oltre il corpo», per dirla con le parole di Massimo Gramellini che, assieme a Chiara Gamberale, ha stimolato la riflessione durante il brunch targato Longanesi. Sarà difficile anche il passo successivo, ossia quello dell’amore, perché in quello precedente, ossia nell’innamoramento, cambi. L’innamoramento è il momento che «fa per noi, ci permette di abbandonarci, di adottare altri punti di vista» sostiene Chiara Gamberale, ed è lo spazio dell’emozione.
Dice Gramellini: «l’innamoramento è rivoluzione, gli innamorati creano il conflitto tra loro e il resto del mondo. Che cosa sarebbe successo, però, se gli innamorati per antonomasia, Romeo e Giulietta, avessero scelto la vita, la vita in due? Forse la stessa cosa che è accaduta a Il laureato, dopo la scena finale: il silenzio dei due innamorati rivoluzionari». Un silenzio carico di vuoto, secondo il regista de Il laureato, come avrebbe scoperto l’autore anni dopo, con sua grande delusione. È sottile la linea che separa i silenzi vuoti da quelli pieni che si dispiegano nei momenti post-innamoramento, e dall’aneddoto di Gramellini sembra che la differenza la faccia chi sta ascoltando quei silenzi.
L’amore è il luogo del sentimento, è energia che basta a se stessa e non ha bisogno di parole. Crea mondi a due. È lo spazio della pace, che molti confondono con la noia, perché privo di emozioni. È noia, sì, se per sentire la vita si usa “la pancia” o la testa, e non il cuore. Spiegano così l’amore, i due autori.
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L’amore, in un certo senso, è il medium che permette all’anima di evolversi. La società odierna, osserva con squisita lucidità Gramellini, è nutrita dalla pubblicità, dalla televisione che ha come obiettivo quello di fermare l’evoluzione e stimolare il consumismo. Certo è, però, che queste pulsazioni hanno poco a che fare coi sentimenti o con il cuore, i punti focali che dovrebbero guidare gli umani. Lungi dal fare il moralista, Massimo Gramellini, ha smesso di criticare incattivito, in generale, attorno ai trent’anni. Osserva, toutcourt. E cerca di dare soluzioni; in ultima analisi, la ragione che lo spinge a scrivere romanzi.
Avrò cura di te, dice l’angelo con la minuscola a Giò, Gioconda, la protagonista che scambia lettere con Filèmone, il suo angelo custode, appunto. Nasce così un romanzo epistolare moderno, se la categoria esiste (altrimenti, Gramellini e Gamberale l’hanno appena creato), che, strutturalmente, si potrebbe definire un Bildungsroman spirituale, forse perché gli ostacoli dell’uomo moderno non sono fuori da, non sono più prove da superare secondo lo schema di Propp, ma sono spirali buie sulle quali la luce interiore si smarrisce facilmente. Il re, l’eroe, l’antagonista vivono tutti dentro di noi, nella nostra anima che incontra l’anima prescelta o l’anima complementare, che delega alla mente persino le questioni del cuore, come una brava figlia dell’Illuminismo.
Il romanzo di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale ha il sapore del tango, per definire l’amore con l’espressione inglese “you need two for tango”, e serve essere in due, con l’aggiunta dell’impegno secondo cui diciamo con il cuore Avrò cura di te.
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