Maria Luisa Spaziani a un anno dalla scomparsa
Quella di Maria Luisa Spaziani a un anno dalla scomparsa è una poesia che ha ancora molto da raccontare. Voce dal tono spesso ilare e autoironico, misto a un’aura magica con uno sfondo di lucida metafisica malinconia, pur sempre in un registro sommesso, discorsivo, Maria Luisa Spaziani, con la sua opera, rappresenta una poetica tutt'altro che minore nel panorama della poesia italiana. Proseguiamo con lei il percorso di Sul Romanzo La poesia salverà il mondo insieme ai più importanti poeti italiani.
Docente di Letteratura tedesca, e poi francese, all'Università di Messina, curatrice di vari volumi di critica letteraria, tre volte candidata al Nobel per la letteratura, ha tradotto dal francese autori come Pierre de Ronsard, Racine, Flaubert, Gide e Yourcenar, e scritto racconti e opere di teatro, Maria Luisa Spaziani, scomparsa un anno fa, all'età di 91 anni (era nata il 7 dicembre 1922).
Oggi, ingiustamente, sono soprattutto i suoi rapporti (di amicizia e di amore) con intellettuali famosi a farla ricordare. Il suo matrimonio con Elemire Zolla, la sua amicizia con Eugenio Montale (che la chiamava “la Volpe” e con il quale scambiò 1030 lettere), il suo rapporto contrastato con Cristina Campo (già moglie di Zolla); i suoi incontri/incroci reali, con personaggi come Sartre, Pound, Alfonso Gatto, Calvino, e letterari, come con Proust (sul quale scrisse la sua tesi), Eliot, Giovanna D'Arco (sulla quale scrisse un romanzo divenuto poi opera teatrale); le sue traduzioni. Intersezioni che danno valore a una poetessa di caratura internazionale, alla quale Mondadori ha dedicato, qualche anno fa, uno dei suoi meravigliosi Meridiani.
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Per Maria Luisa Spaziani la poesia è «una grande e continua avventura nei regni più diversi della mente, un intermediario musicale e figurato atto a creare un dialogo, un ponte verso tutti gli esseri umani soprattutto con quelli che hanno le stesse emozioni ma non trovano le parole. Possibilmente anche con chi ci seguirà nel tempo». Per questo i suoi versi non hanno mai smesso di essere eloquenti, in un mondo di esseri che «usciti dal Paradiso Terrestre si misero a parlare in prosa», per dirlo con uno dei suoi aforismi.
Italo Calvino di lei disse: «Maria Luisa Spaziani, un raro caso di poeta che sia insieme ispirato e spiritoso», frase che appare, oggi, come una sentenza riduttiva nei confronti di un personaggio che si ricorda anche e proprio per il suo essere abile scrittrice di aforismi. Un genere che amava moltissimo arrivando a ricoprire il ruolo di Presidente onorario della Associazione Italiana per l’Aforisma, divenendo poi uno fondatori del Premio Internazionale per l’Aforisma Torino in Sintesi. Di sua penna sono infatti frasi come: «E ora parliamo un po’ di te. Mi ami?», «Il traduttore prese una pallina d’argento e la trasformò in chewing-gum», «la rabbia impotente che si prova contro chi ci ha rubato un’idea secoli o decenni fa», «Mi ha stroncato su cinque colonne. Che gioia immaginare il tormento che gli ho inflitto costringendolo a leggere tutti i miei libri» e «Mi sentirei di lodarlo se potessi fare il suo elogio funebre».
Tra i suoi temi, che toccano l'importanza del ricordo, del rapporto con gli altri, non solo nel presente, di spiritualità e magia, sentimenti e luoghi, vi è anche il tema della morte. «Io e la mia morte parliamo da vecchie amiche/ perché dalla nascita l'ho avuta vicina...», scrive in Testamento. E proprio la sua morte sembra aver prefigurato nella lirica 30 giugno (esattamente il giorno della sua morte): «Morire un poco (con te, senza di te...) contro la terra/ che aspra inonda di profumo anche/ la luna piena come quando (è certo)/ lunghe notti di grilli inebriate/ splenderanno di fuochi e di comete/ sopra la cieca pietra che fu un giorno/ Maria Luisa». Coincidenza che rende ancora più affascinante il percorso poetico e la vita di Maria Luisa Spaziani.
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