“Mai più sola nel bosco”. I fratelli Grimm di Simona Vinci
La collana “PassaParola”, curata da Chiara Valerio per conto dell’editore Marsilio, si arricchisce di un nuovo volume, Mai più sola nel bosco di Simona Vinci. Un libretto denso di piacevole lettura in cui ancora una volta una voce del panorama letterario italiano racconta del proprio rapporto con un determinato libro e quindi un determinato autore. È la volta dei Fratelli Grimm che con le loro Fiabe hanno accompagnato l’autrice per tutta l’infanzia e da lì hanno contribuito a creare per lei quell’immaginario che da adulta è diventato la sua cifra stilistica. E infatti, non è un caso che i libri di Simona Vinci (Parla, mia paura, La prima verità, Dei bambini non si sa niente… tutti pubblicati dall’editore Einaudi) siano spesso caratterizzati da trame tese, in cui dolore e terrore s’intrecciano; e poi di certo non mancano protagonisti bambini nelle sue storie.
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Questa volta però l’autrice non ha bisogno d’inventare alcunché, tratto distintivo della collana ideata da Marsilio è infatti proprio il rapporto personale tra un autore e un certo libro letto, come se ci si trovasse in un gruppo di lettura e si dovesse dare il proprio personale consiglio. Serve, allora, in questo caso specifico, ritornare con la mente ad alcuni particolari ricordi d’infanzia che si scoprono influenzati da quei racconti inimitabili dei Fratelli Grimm; così una vicina di casa viene ricordata come una “madre sola” il cui bambino a un certo punto era sparito, o forse non aveva mai avuto figli? Fatto sta che quella divenne la “casa dell’infanzia inghiottita”, non importa quali fossero i fatti reali, importa solo ciò che la fantasia di una bambina può creare a partire da ciò che legge.
Ed è sempre a partire da ciò che lesse Simona Vinci bambina che la donna è entrata in contatto con la morte, almeno quella immaginaria:
«Codardia e fortuna, fortuna e codardia mi hanno tenuta per lungo tempo al riparo dalla visione della morte reale.Se quella immaginaria, quella raccontata, quella temuta, era sempre presente, codardia e fortuna, fortuna e codardia hanno fatto sì che ogni volta che qualcosa di brutto, di orrendo, di ineluttabile accadeva a qualcuno che mi era in qualche modo vicino, nel momento cruciale io fossi altrove».
Così la lettura diventa schermo e spunto attraverso cui riflettere sui momenti cruciali della propria vita che non si sono potuti evitare anche se la codardia avrebbe preferito di sì. E per dire quanto sia brava Simona Vinci a incastrare le Fiabe con la sua realtà non si può che leggere un piccolo estratto:
«Sembrava che Severino dormisse, quieto. Mi venne in mente Biancaneve nella bara di cristallo in cui l’avevano adagiata i sette nani, con un mazzo di rose rosse tra le mani congiunte sul seno. «Non possiamo seppellirla dentro la nera terra.» […] Sarebbe arrivato un principe o una principessa a sollevare il nostro amato e, inciampando nella soglia di casa, gli avrebbe fatto sputare quel morso di mela avvelenata piantato in gola che gli impediva di tornare alla vita? Questa la versione di Biancaneveche lessi io la prima volta: i servi del principe che inciampano mentre trasportano la bara di vetro. O forse qualcuno, stufo delle lacrime del principe perdutamente innamorato della creatura addormentata, l’avrebbe tirata su e le avrebbe assestato un bel pugno per farle sputare il boccone avvelenato? Questa, invece, era la prima versione della fiaba, del 1812 […].»
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Mai più sola nel bosco permette al lettore una duplice immersione, nella vita dell’autrice e nelle Fiabe dei Fratelli Grimm, così è possibile riscoprire la bellezza e la complessità di alcuni racconti ormai divenuti popolari in forme ben diverse da quelle originali. Ed è proprio la sfida che si pone “PassaParola” chiedendo di volta in volta agli autori di raccontare un libro e la sua importanza; sfida che finora Michela Murgia, Alessandro Giammei, Lisa Ginzburg e Simona Vinci hanno affrontato con risultati davvero notevoli, e sono certa che la prossima della lista (Annalisa De Simone, Le amiche di Jane) saprà fare altrettanto.
Per la prima foto, copyright: Sergei Akulich su Unsplash.
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